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Prima li chiamano eroi, poi rivedono i compensi. In queste settimane si è spesso sentito parlare di medici e infermieri eroi, ma in Lombardia le parole non corrispondono ai fatti.

La Regione pare intenzionata a ridurre la quota del compenso degli anestesisti chiamata Risorse Aggiuntive Regionali (RAR), che ammonta a circa 1000 euro all’anno, per i più giovani assunti.

E non solo: alcuni specializzandi che avevano risposto all’appello del governo, venendo assunti con un contratto temporaneo di al massimo sei mesi, hanno ricevuto in questi giorni una lettera dalle loro aziende in cui si comunicava che le ore di lavoro stabilite dal contratto diminuivano da 38 a 30.

Un taglio di stipendio importante perché i co.co.co con cui sono stati assunti i giovani “eroi” prevedono un pagamento solo per le ore lavorate.

E ricevono una quarantina di euro all’ora.

Quest’ultima è stata una scelta che le aziende sanitarie hanno spiegato ai giovani medici con la necessità di adeguarsi alle disposizioni del governo nazionale emesse il 9 marzo: secondo l’esecutivo Conte il monte ore degli specializzandi deve essere al massimo di 30 ore settimanali e dunque i contratti vanno ridotti.

Se poi la riduzione delle ore ufficiali equivarrà a quelle lavorate, si vedrà nelle prossime settimane perché in Lombardia l’emergenza è tutt’altro che finita visto che ci sono tra i 160 e i 200 morti al giorno.
Ci sono però anche i medici già assunti, tra l’altro in Italia con l’ultimo decesso di due giorni fa si è arrivati a 145 camici bianchi deceduti a causa dell’emergenza Covid19.

Una settimana fa i sindacalisti dei medici hanno ricevuto la lettera di Regione Lombardia in cui si abbozza l’accordo per la RAR dei medici lombardi, ma per ora senza specifiche sulle cifre.

«La lettera ci è arrivata circa una settimana fa ma senza riferimenti economici – conferma Cristina Mascheroni, presidente per la Lombardia dell’AAROI-EMAC, il sindacato degli anestesisti – noi sul tema RAR speriamo di avere una reazione in tempi rapidi dalla Regione perché abbiamo chiesto che l’80 per cento delle quota sia versata nello stipendio di maggio; non siamo però a conoscenza dell’intenzione di abbassare questa quota che in Lombardia ha già raggiunto il massimo consentito dalla legge e cioè il 2 per cento del compenso, proprio con questa motivazione sono state rifiutate le ultime richieste di aumentarla – continua Mascheroni – noi allora stiamo cercando di avere almeno un riconoscimento biologico, cioè garantire a chi è stato nelle corsie Covid un periodo di ferie post emergenza».

Intanto però le voci sui compensi si rincorrono e anche la confusione sul tema non aiuta a lavorare serenamente chi viene definito eroe ma poi si trova continue sorprese.

La discussione sulle remunerazioni è tutt’altro che finita: mentre si aspetta che il Decreto Cura Italia venga trasformato in legge, ancora non si hanno sicurezze su quanti fondi per gli straordinari saranno distribuiti, né come.

«Per ora il governo ha stanziato 250 milioni da dividersi in base alle quote d’accesso al fondo sanitario, quindi alla Lombardia toccherebbero circa 41 milioni cioè il 16 per cento, ma la regione ha supportato circa il 40 per cento di tutta l’emergenza – spiega Mascheroni – abbiamo chiesto allora che venga aumentata la quota per la Lombardia e Regione ha detto di aver chiesto allo Stato di poter attivare un fondo da 80 milioni a questo scopo». Non si hanno però notizie da Roma sul tema.

Quando sarà certo il quanto, si avranno anche maggiori certezze sul come: in Lombardia per adesso l’idea è che i compensi per gli straordinari vengano distribuiti tra dirigenti e non per testa, cioè assegnando una quota uguale per tutti.

Però ancora non si alla fine quanti denari saranno disponibili: c’è infatti anche un emendamento al Cura Italia che ha proposto di triplicare i 250 milioni. Se venisse inserito nel testo prima della conversione in legge si dovrebbe ricalcolare tutto d’accapo.


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