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Attilio Fontana e Guido Bertolaso nell'ospedale Fiera di Milano

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Lombardia tempo di dismissioni di strutture e di dimissioni di pazienti guariti, in attesa di vedere gli sviluppi delle molteplici campagne che chiedono cambiamenti radicali all’interno del governo guidato da Attilio Fontana, nonché le evoluzioni di altre vicissitudine politiche, anche in seno alla stessa maggioranza lombarda, che potrebbero portare a dimissioni dalle poltrone, come si augurano in molti. Ma per ora la realtà è quella di altre dimissioni: stanno infatti chiudendo in questi giorni alcuni degli ospedali da campo allestiti nei principali Comuni lombardi per cercare di far fronte all’emergenza Coronavirus.

Dall’ospedale da campo alla Fiera di Bergamo se ne è andato anche il personale di Emergency che ha operato al suo interno e adesso inizierà la trasformazione della struttura in ambulatorio per controlli riservati ai malati Covid in uscita dall’ospedale cittadino. Lo stesso a Crema, dove lunedì c’è stato “l’ammainabandiera” per la chiusura del complesso allestito dall’Esercito nel parcheggio dell’ospedale Maggiore: lasciano il campo sia i militari sia la Brigata cubana di 52 medici e infermieri. A Brescia un ospedale da campo non è mai stato allestito, come invece avrebbero voluto le autorità sanitarie e amministrative locali alle quali la Regioni ha sempre opposto un altro suo progetto di ampliamento di una parte dell’Ospedale Civile (progetto ad oggi fermo al palo); a Brescia comunque si stanno liberando altre strutture che, in via eccezionale, hanno ospitato malati Covid dismessi, come il Centro Paolo VI della Curia.

Ospedali e centri allestiti in poco tempo e che hanno funzionato, a differenza della cosiddetta astronave, ovvero ciò che è stato fatto alla Fiera di Milano e utilizzato da un pungo di pazienti, per un costo di circa 21 mila euro, sebbene la cifra esatta non sia precisamente nota e non solo quella… Per questo alcuni donatori stanno analizzando le carte e promettono battaglia. L’avvocato Giuseppe La Scala, leader di un grande studio legale milanese, vuole conoscere esattamente le fine dei 10mila euro che ha raccolto tra i suoi collaboratori e versati per l’operazione Fiera. «Siamo pronti ad andare da un giudice per avere chiarezza sui rendiconti – ha dichiarato qualche giorno fa all’Agi – quando abbiamo iniziato a guardare i regolamenti dei fondi e delle scatole cinesi con le quali è stata organizzata questa raccolta, ci siamo accorti che manca qualsiasi previsione del rendiconto nei confronti dei donatori». L’avvocato, che ha annunciato l’accesso agli atti, ha illustrato il macchinoso ingranaggio delle donazioni: «la Fondazione Comunità ha costituito al suo interno un fondo dedicato, il cui primo donatore è stata Fondazione Fiera con 50mila euro e gli spazi messi a disposizione. Questo fondo dedicato aveva un comitato di gestione composto da un rappresentante della Fondazione Comunità e due di Fondazione Fiera con funzioni di indirizzo. Fondazione Comunità sgancia i quattrini a quelli che fanno iniziative connesse all’ospedale e questi rendicontano alla Fondazione Comunità che, a sua volta, rendiconta a se stessa e a Fondazione Fiera. Insomma, se la cantano e se la suonano».

Deciso a dare battaglia ha avvertito che, in caso di accesso negato agli atti, «siamo pronti ad andare da un giudice civile al quale spiegheremo che, anche se si tratta di una donazione, essendo stata sollecitata sulla base di uno scopo, deve vedere i i donatari obbligati a rendere conto del rispetto dello scopo. Questo è dovuto a noi e ai cittadini». Ma non finisce qui e la vicenda Fiera si tinge anche di giallo, come ha illustrato, tra gli altri, il sito https://www.affaritaliani.it che rilevato la sparizione dei 10 milioni donati da Berlusconi, emersa dopo la rendicontazione fornita da Fondazione Milano dalla quale non c’è traccia di quell’importo. L’ente suggerisce l’ipotesi di un versamento diretto sul conto di Regione Lombardia ma, si legge su Affari italiani, «nonostante la conferma della donazione da parte di Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia al Pirellone, evidenze di quel versamento ad oggi non ce ne sono». Evidenze che forse emergeranno dal lavoro in corso della Procura di Milano che ha aperto un fascicolo conoscitivo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, dopo l’esposto dell’Adl Cobas Lombardia, che aveva già segnalato le forti criticità di tutta l’operazione.

Dalla Fiera di Milano ai conteggi dei decessi, dalle mancate zone rosse ai calcoli dell’indice di contagio, l’assessore al Welfare Giulio Gallera è sotto un tiro incrociato e, forse, anche un fuoco amico. Lunedì al Pirellone si è recato, per una delle periodiche e consuete riunioni, il leader della Lega Matteo Salvini; da questo un vertice di partito, secondo indiscrezioni, Salvini avrebbe sollecitato una migliore gestione della comunicazione da parte di Gallera e un possibile rimpasto di giunta in autunno, per ridefinire linee e strategie politiche ma, pare, anche per mettere mano alle deleghe. Gallera avvisato?


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