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DA NORD a Sud, attualmente le strutture sanitarie dovrebbero riuscire a offrire 11mila posti letto in rianimazione, oltre a quelli di sub-intensiva. È il 115% in più rispetto a quelli disponibili prima del lockdown. Il 30% di quelli nuovi sono già in funzione dal primo settembre. Oggi il Mezzogiorno è nelle condizioni di poter fronteggiare la seconda e più grande emergenza sanitaria nei propri territori. In questi mesi l’intero Meridione (Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia) si è dotato di circa 742 posti in più, passando dai 1.411 dello scorso gennaio ai 2.155 del commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. È pronto, infatti, il bando per avviare i lavori in 457 ospedali e 176 Asl.

IL PIANO

A fine ottobre partiranno 1.044 interventi:    la dote complessiva sale a 11mila letti. In Campania sono previste ulteriori 350 posti di terapia intensiva e 406 di semintensiva, in Calabria 134 e 136, in Basilicata 32 e 40, in Puglia 276 e 285, in Sicilia 309 e 350. Dieci governatori (Basilicata, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Umbria, Sardegna e Toscana) saranno nominati commissari per attuare i piani regionali. Per Campania, Abruzzo, Friuli, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta questa delega sarà piena: procedure e cantieri saranno una loro responsabilità. I governatori di Liguria, Emilia Romagna, Bolzano, Trento e Veneto saranno affiancati dalla struttura commissariale.

I NUMERI

In Campania si avevano complessivamente 506 posti letto. Attualmente la regione ha una dotazione complessiva di circa 735 posti di terapia intensiva, oltre a 200 di sub-intensiva. «Sarebbe del tutto irragionevole realizzare centinaia di posti letto, riducendo altri servizi, in assenza di domanda – spiegano dalla regione Campania – Quello di Napoli ha già attivi 28 posti letto di degenza e 12 di terapia intensiva. Anche i Covid hospital di Caserta e Salerno sono pienamente funzionali e attivabili in caso di necessità. Sono destituite di fondamento le notizie secondo cui sarebbero chiusi e senza personale». A oggi sono ancora disponibili 92 posti di terapia intensiva, I posti letto di degenza disponibili sono 555, mentre quelli di degenza occupati sono 460. Nelle ultime settimane sono aumentati i contagi in tutta la Campania che però, a differenza di febbraio e marzo, adesso possiede un piano di potenziamento in vista di una eventuale nuova emergenza Covid. Il piano è stato approvato il 17 giugno e prevede tre fasi.

L’ALLERTA

L’allerta scatta quando il 90% dei posti risulta occupato, fattore che provoca il passaggio dalla fase A alla fase B, la quale rappresenta la media intensità epidemica. Stesso procedimento per il passaggio alla fase C, quella più critica. La fase A prevede 92 posti complessivi a Napoli tra Cotugno, Cardarelli, Napoli est e Federico II; 40 a Maddaloni (Caserta), 36 a Benevento (Moscati e San Pio), 33 a Scafati (Salerno). Con la fase B a Napoli raddoppiano i posti al Cotugno a cui si aggiungono i 29 della Federico II, 70 al Loreto Mare, 12 al Primo Policlinico e 38 a Boscotrecase. Stesso discorso per le altre province, in modo che complessivamente si arrivi in tutta la Campania a 550 posti disponibili, che divengono quasi mille nella fase C. A questi si dovrebbero aggiungere i modulari di Salerno e Caserta con 834 posti in terapia intensiva e 406 subintensiva complessivi in tutta la regione.

GLI HUB

Nei giorni scorsi la regione Campania ha comunicato che «per quanto attiene il potenziamento dei posti letto di terapia intensiva è stato programmato un incremento di posti letto che determina a livello regionale un totale pari a 834 unità, rispetto ai 621 posti letto già programmati, con una dotazione omogenea sul territorio regionale pari a 0,14 per mille abitanti, secondo decreto. La dotazione complessiva ricomprende le strutture modulari esistenti, con i 120 posti letto già realizzati». In Calabria si avevano 141 posti letto fino all’inizio di quest’anno. In una regione con un sistema sanitario debilitato da dieci anni di commissariamenti, si è deciso di potenziare soprattutto gli ospedali hub (Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria). Ulteriori 80 posti hanno poi portato la regione ad avere una dotazione complessiva di 221 posti di terapia intensiva. All’inizio di ottobre il commissario Arcuri ha pubblicato il bando per far partire i cantieri che dovranno portare all’implementazione di 134 posti. In Puglia si avevano 304 posti letto. Ad oggi sono 508. Al netto delle terapie intensive e semi-intensive, complessivamente i posti letto in più che saranno attivati in Puglia saranno 1.255: 474 per le acuzie, 123 di riabilitazione e 658 di lungodegenza.

Il piano, inoltre, prevede, la riorganizzazione della rete emergenza-urgenza con la ristrutturazione dei Pronto soccorso per la separazione dei percorsi, l’attivazione delle “aree grigie” per l’isolamento dei pazienti in attesa di esito del tampone; l’implementazione dei mezzi di trasporto per trasferimenti secondari dei pazienti Covid e per le dimissioni. Per attuare il Piano, la Regione ha 100 milioni di euro messi a disposizione dal governo nazionale: 47 milioni saranno impiegati per il potenziamento dei posti letto di terapia intensiva, 40 milioni per semi-intensiva, 40 milioni per urgenza-emergenza, 829 mila euro per l’emergenza territoriale. La Basilicata aveva a disposizione 49 posti letto. Con il trascorrere del tempo la Regione è riuscita ad ottenere una dotazione complessiva di 78 posti di terapia intensiva. In Sicilia si avevano 411 posti letto prima dell’emergenza coronavirus. Durante il lockdown sono stati attivati ulteriori 200 posti che hanno la regione ad avere una dotazione complessiva di 611 posti di terapia intensiva.


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