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La cartina delle zone della Calabria

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VITA dura per i daltonici. La cartina dell’Italia è infatti un caleidoscopio di colori giallo, arancione e rosso distribuiti su base regionale a seconda del quadro epidemiologico e della condizione degli ospedali d’ogni territorio. È ormai passato qualche giorno da quando governo e Cts hanno deciso di adottare questo criterio a gradazioni per differenziare le misure di contenimento, ma restano ancora forti perplessità, sospetti e un vespaio di polemiche politiche.

LA SUDDIVISIONE

Nel corso della conferenza stampa di mercoledì scorso, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha spiegato che «più elevata è la circolazione del virus, più restrittive sono le misure che andiamo a introdurre». Di qui, ha proseguito, la necessità di suddividere l’Italia in tre aree in base alla criticità esistente: gialla, arancione e rossa. Nell’area rossa, con criticità più elevata, rientrano Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Qui è stato avviato da ieri una sorta di lockdown light. Ci sono poi Puglia e Sicilia nell’area arancione, dove le restrizioni maggiori sono la chiusura per tutto il giorno di bar e ristoranti e l’impossibilità di spostarsi al di fuori del proprio Comune se non per comprovate esigenze. Tutte le altre Regioni rientrano nell’area gialla, dove restano invariate le misure del precedente Dpcm, ma con l’aggiunta del coprifuoco dalle ore 22 alle 5 e la chiusura di musei e sale giochi per tutta la settimana, nonché dei centri commerciali il fine settimana.

LE POLEMICHE

L’intervento di Conte in favore di telecamera non ha evitato che si innescasse una feroce disputa che ha visto Palazzo Chigi finire sotto il fuoco incrociato delle Regioni e dell’opposizione parlamentare. In tanti hanno gridato al complotto. La deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo ha sottolineato che questa suddivisione «lascia forte il dubbio, percepito anche dai cittadini, che le scelte siano state assunte più in via politica che sulla base di criteri oggettivi». La parlamentare catanese si chiede, per esempio, perché Sicilia e Campania abbiano colori diversi, arancione la prima e gialla la seconda, anche se la Campania «presenta numeri ben più allarmanti dal punto di vista della diffusione del virus e della sofferenza degli ospedali». Dubbi, quelli della Prestigiacomo, che arrovellano tanti italiani e che non riguardano soltanto i colori assegnati a Sicilia e Campania. C’era perciò grande attesa per l’intervento del ministro della Salute, Roberto Speranza, avvenuto ieri in Aula della Camera. Il capo del dicastero ha voluto anzitutto rilanciare l’allarme sulla diffusione del Covid.

I PARAMETRI

«In Italia – ha detto – non esistono zone verdi perché il virus circola in tutto il nostro Paese. Quindi essere in zona gialla non significa assolutamente essere in un posto sicuro». Entrando nel dettaglio dei colori, Speranza ha detto: «È un lavoro complesso. Ogni Regione viene classificata in base all’incrocio di due parametri: l’indice di rischio prodotto dai 21 indicatori e i 4 scenari definiti tramite gli Rt . Con lo scenario 4 e Rt sopra 1,5 indice di rischio alto, la regione è collocata in zona rossa. Dopo 14 giorni con scenario e indice più basso c’è una nuova classificazione della cabina di regia». Speranza ha aggiunto che «il lavoro di raccolta dati è imponente, per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perché i dati possano stabilizzarsi».

IL GIALLO DELLA CALABRIA ZONA ROSSA

Fa discutere, in particolare, la scelta di collocare la Calabria in zona rossa. Curioso che appena il 16 ottobre scorso l’Ecdc, l’agenzia europea che si occupa di monitorare l’andamento dell’epidemia, abbia suddiviso le Regioni dei Paesi dell’Unione europea in base alla circolazione del virus: ebbene, in Italia solo la Calabria aveva ottenuto il bollino verde. Dal verde europeo al rosso italiano, il passo è stato costellato di accuse. Non se n’è sottratto il presidente facente funzioni Nino Spirlì, che nel definire «controversa» la scelta del governo, ha attribuito le mancanze della sanità calabrese ai commissari straordinari delle Aziende sanitarie e ospedaliere nominati dal delegato del governo.

Di qui il veemente invito del presidente all’esecutivo a «interrogare la propria coscienza» e ammettere «il fallimento della gestione commissariale in Calabria». Spirlì chiede quindi a Speranza un incontro «per risolvere la questione commissariamento, prima che sia troppo tardi».


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