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Attilio Fontana e Letizia Moratti

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La vaccinazione di massa ancora arranca in Lombardia. E in Italia non va benissimo: in totale, compresa cioè chi ha fatto la prima e la seconda dose, solo il 5 per cento degli italiani sono stati vaccinati. Lo stato delle vaccinazioni cambia però molto a seconda delle classi di età: ha ricevuto almeno la prima dose il 20,3% degli over 90, il 13,2% degli 80-89enni e l’1,50% dei 70-79enni.

In queste tre classi di età, del resto, è concentrato oltre l’80% dei decessi: chi ha oltre 80 anni e contrae la Covid-19 ha il 10% di probabilità di non farcela. Il Lombardia è partita la rimodulazione della campagna vaccinale per cercare di limitare l’espansione del contagio delle varianti del Sars-Cov-2, ma ancora non è decollata. Anzi, al momento è ferma al palo: da lunedì la regione sarà in zona arancione e nel frattempo le terapie intensive sono quasi al livello di saturazione di marzo 2020.

Il vero tema però continua a essere la mancanza di chiarezza come evidenzia l’opposizione in Consiglio regionale: “È un gran chiacchierare e un gran dichiarare, non si capisce chi come quando è organizzata la campagna vaccinale – dichiara Carmela Rozza, consigliera regionale del Partito democratico – Oggi il tema è tra l’altro Milano e la città metropolitana: se non si difende la metropoli la Lombardia è rovinata. Per due ordini di motivi: il prima primo è che la Lombardia lavora con Milano, e il secondo è che tutta l’Italia rischia se non si tutela la Città metropolitana, io in questo momento sarei per il lockdown totale”.

Ma il problema è italiano oltre che lombardo: da lunedì primo marzo la Sardegna passerà in zona bianca, prima Regione in Italia. Lombardia, Marche e Piemonte in arancione, Basilicata e Molise in zona rossa. E se non si invertirà il trend, anche l’ormai ex locomotiva economica del Paese entrerà in zona rossa esattamente come un anno fa. I contagi aumentano e in molti ospedali sono iniziate le riconversioni di reparti per accogliere i malati di Covid.

I nuovi positivi in Lombardia sono 4.191, a fronte di 45.865 tamponi effettuati, su un totale di 6.612.378 da inizio emergenza. È quanto si legge nel bollettino di ieri del Ministero della Salute della Protezione Civile. Nelle ultime 24 ore ci sono stati 49 decessi che portano il numero delle vittime complessive, in regione, a 28.324. Una strage che potrebbe vedere impennati i numeri perché il tema di Milano e del suo territorio sembrano passare sotto traccia in questo periodo, ma in Lombardia il virus ha sterminato circa il 10 per cento degli abitanti di Bergamo, 120mila abitanti, una percentuale che fa spavento rispetto alla popolazione della Città metropolitana dove si stanno diffondendo le varianti: nel territorio dell’ex provincia vivono 3,2 milioni di persone.

Un’idea l’ha proposta Guido Bertolaso: vaccinare chi lavora dopo aver immunizzato gli over 80. È il suggerimento di Guido Bertolaso, consulente della Lombardia per il piano vaccinale. “Fermo restando che medici, infermieri e Rsa devono essere vaccinati – ha detto l’ex capo della Protezione civile – ci sta anche che si facciano gli over 80. Ma poi non si può continuare a scendere seguendo la fascia anagrafica”. Secondo Bertolaso, “il Paese deve ripartire. Quindi sotto con chi lavora, chi sta in fabbrica, chi si muove, chi non ha potuto lavorare in questi mesi come bar e ristoranti”.

La situazione a Milano nel frattempo rischia di esplodere ancora di più perché, visto l’annuncio del ritorno in zona arancione e il bel tempo, si sono viste folle riunirsi nei luoghi della movida come i Navigli. Nel frattempo però la Regione ha annunciato tramite l’assessore al Welfare Letizia Moratti di aver messo anche il personale universitario tra le categorie da vaccinare in via prioritaria. L’ennesimo annuncio che però dipende dalla quota di vaccini disponibili e, soprattutto dalla capacità del Pirellone di somministrarli.


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