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Il Pirellone, sede della Regione Lombardia

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L’ultimo flop 5 giorni fa: 900 ultraottantenni convocati all’ospedale di Niguarda per vaccinarsi e solo 600 dosi disponibili. Caos, rabbia, sconcerto e 300 anziani sull’orlo di una crisi di nervi. Per riportare la calma è stato necessario l’intervento della Protezione civile che ha dovuto montare in fretta e furia due tendoni ospitarli. Era andata in tilt la piattaforma vaccinale di Aria Spa, “il volano di crescita tecnologica del sistema regionale lombardo”. L’epicentro delle inefficienze, il carrozzone che ha inglobato tutti i vizi dell’era Formigoni. Doveva ottimizzare i costi, migliorare la qualità degli acquisti di beni e servizi, fare da supporto ai progetti strategici per le opere infrastrutturali. Sta inanellando un disastro dietro l’altro quasi fosse vittima di un maleficio.

A riportarla nell’occhio del ciclone è una vicenda ancora opaca. L’affidamento in extremis a Poste italiane dei servizi di prenotazione per far partire la campagna di vaccinazione anti-Covid ferma al palo. Peccato che per fare la stessa cosa la Giunta lombarda avesse già stipulato un accordo con Aria Spa, un accordo da 22 milioni di euro. Che fine farà quel contratto? Verrà comunque rispettato come chiede l’assessore al Bilancio Davide Caparini? Se lo chiedono anche i 7 consiglieri regionali lombardi, che in rappresentanza di altrettante forze politiche d’opposizione hanno presentato una interrogazione. Un elenco di tutti flop di Aria, la centrale di acquisti nazionale più grande dopo la Consip. Un’azienda che muove 11 miliardi di euro l’anno,

Tra le funzioni assegnate ad Aria Spa c’è la gestione del sistema informativo socio sanitario e del servizio di prenotazioni per le visite specialistiche e gli esami diagnostici. Ebbene, nel giro di pochi mesi l’azienda ha combinato pasticci su pasticci. Dalla fornitura dei camici che la Regione ha acquistato dalla società del cognato e della moglie del governatore Attilio Fontana, oggetto di una inchiesta della Procura della Repubblica. Ai ritardi del bando dei vaccini anti-influenzali che hanno allungato a dismisura la campagna vaccinale.

E ancora: i dati comunicati e contestati dall’Istituto superiore della sanità sulla diffusione del Covid che avevano fatto scattare la zona rossa senza che ve ne fossero gli estremi. Il filtro studiato per consentire la vaccinazione solo agli aventi diritto: ha smesso di funzionare su due dei tre canali disponibili.

Tutto questo – e altro ancora – è oggetto dell’interrogazione firmata dai consiglieri regionali: Niccolò Carretta (Gruppo Misto-Azione); Pietro Bussolati e Samuele Astuti (Pd); Patrizia Baffi (Misto); Michele Usuelli (+Europa-Radicali); Gregorio Mammì (M5S) e Elisabetta Strada (Lombardi civici, europeisti).

Aria Spa, guidata dal presidente Francesco Ferri, un pupillo di Silvio Berlusconi, ha incorporato la vecchia Arca, che si occupava di committenze e gare, e Lombardia Infrastrutture. Un colosso da 450 dipendenti. Spingono i pulsanti della sanità lombarda. Nell’arco di poco più due anni – per capire di cosa parliamo – hanno gestito solo per quanto riguarda il capitolo arredi e attrezzature due bandi. Il primo da 18 milioni e 755 mila euro. Il secondo, nel luglio scorso, da circa 7 milioni e 300 mila euro. Più di quanto possa permettersi qualsiasi altra regione italiana.

“Il trio Fontana-Moratti-Bertolaso non vince, anzi genera disservizi, mancanze e vergogne per ‘intero Paese . Va giù duro Gregorio Mammì, consigliere 5stelle – la regione traino dell’Italia, l’eccellenza lombarda in fatto di sanità, ha sbagliato e continua a sbagliare. Hanno affidato Aria Spa, carrozzone scomodo anche a Bertolaso, diventato il braccio operativo della regione Lombardia sotto l’ala dell’assessore Caparini che due anni fa volle fortemente questa struttura nata sulle ceneri di altri fallimenti, sperpero continuo di soldi pubblici”.

L’invio sbagliato degli Sms, le finte convocazioni per la somministrazione dei vaccini, l’acquisto di mascherine-pannolino. E non è tutto. “Nessuno si era preoccupato – riprende Mammì – di aggiornare i Cap comunali”. Uno svarione dopo l’altro che ha causato altri disguidi per i cittadini di Cornaredo, Colturano,Cusago, Mediglia, Pantigliate, Opera, Zibido San Giacomo, Segrate e Settala chiamati a raggiungere località lontane dallo loro residenza. “Purtroppo – ha allargato le braccia il direttore generale di Aria Spa Lorenzo Gubian – di regola i Cap che cambiano nelle zone geografiche rimangono ancora utilizzabili per un anno, Questo fattore ha creato confusione ha dato origine all’assegnazione degli anziani a centri più lontani”.

Invece di fissare l’appuntamento in un centro vaccinale vicino al domicilio di residenza del paziente ultraottantenne, la Regione li ha mandati anche a 20 km di distanza. A Pieve Emanuele un signore che doveva fare la prima vaccinazione è stato mandato a Corsico invece che a Fizzonasco che era a pochi km da casa, E’ successo in tutti i comuni che hanno cambiato il Cap. Un roulette impazzita.

“Aria paga anni di malgoverno politico a cui la giunta Fontana non ha avuto il coraggio di porre la parola fine – rincara la dose Marco Fumagalli, consigliere pentastellato – e a pagarne le conseguenze sono i dipendenti frastornati da tutte queste vicende e dai lombardi che ricevono sms alle 2 di notte per presentarsi alle 8 a fare il vaccino”. Dipendenti che in alcuni casi non se la passano affatto male: 18 dirigenti hanno retribuzioni che vanno dai 240 mila ai 90 mila euro. Per loro tira un’Aria niente male.


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