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Vaccini e tamponi, tamponi e vaccini. È un binomio indissolubile quello che nelle intenzioni del governo deve accompagnare le riaperture. Delle scuole, anzitutto. Come ha sottolineato mercoledì in Parlamento il presidente del Consiglio, Mario Draghi, la volontà è di far tornare gli alunni in aula anche nelle zone rosse dal 6 aprile, ossia subito dopo Pasqua. Alla luce di uno studio pubblicato questa settimana secondo cui la scuola in presenza non pesa sulla curva dei contagi, a Palazzo Chigi si sta valutando di inserire nel prossimo decreto questo alleggerimento delle restrizioni per studenti, famiglie e insegnanti.

Lo studio, tuttavia, va temperato con l’ormai consueto coro di esperti che chiede di non abbassare la guardia, di non allentare le misure. La soluzione di compromesso, allora, potrebbe essere quella di riaprire sì le scuole, ma sottoponendo ragazzi e docenti a tamponi rapidi periodici. Della proposta, avanzata nei giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e valutata anche dal commissario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, se ne riparlerà concretamente soltanto ad inizio della prossima settimana.

L’ATTESA DEI NUOVI COLORI

E lunedì prossimo, intanto, potrebbe essere il giorno del rientro a scuola per gli studenti del Lazio. Nell’attesa di conoscere i dati del monitoraggio settimanale che usciranno nel pomeriggio di oggi, filtra già che la Regione amministrata da Nicola Zingaretti si appresta ad abbandonare il rosso per collocarsi nella fascia media di restrizioni. L’indice Rt, infatti, si sarebbe posizionato sotto la soglia critica di 1 e il tasso di incidenza dei contagi rimarrebbe sotto la soglia dei 250 casi ogni 100mila abitanti in sette giorni. Il cambio di colore consentirebbe appunto la riapertura delle scuole fino alla terza media, anche se soltanto per tre giorni (giovedì 1° aprile iniziano per tutti le vacanze di Pasqua).

L’unico parametro che tiene ancora sulle spine i cittadini del Lazio è quello delle terapie intensive: occupate al 37% da pazienti Covid, cioè sette punti sopra la soglia critica del 30%. Quasi sicuramente resteranno in arancione la Toscana e in rosso Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Marche e Puglia, i cui dati rimangono preoccupanti sotto ogni punto di vista. Più speranzoso il Veneto, che ha un indice Rt appena sopra l’1 e un’incidenza dei contagi intorno alla soglia considerata critica. Confida in un passaggio dal rosso all’arancione anche la Campania, mentre rischiano il percorso inverso Valle d’Aosta e Calabria. Dovrebbe restare arancione la Sardegna, nonostante abbia dati da giallo.

TORNERÀ IL GIALLO?

Ma il giallo, del resto, è un colore scomparso dalla cartina d’Italia che si aggiorna ogni venerdì da quando è stato firmato l’ultimo Dpcm. E ora il governo sta vagliando l’ipotesi di ripristinare questa fascia più “soft” di restrizioni in vista del prossimo decreto che scatterà dal 6 aprile. Nell’esecutivo, però, ci sono anche interpreti della linea dura, i quali stanno premendo affinché l’abolizione delle zone gialle duri almeno fino al primo maggio, così da evitare assembramenti per il 25 aprile e per la festa dei lavoratori. Se dovesse passare questa linea, bar e ristoranti resterebbero chiusi per tutto il mese di aprile.

Si gonfia intanto l’onda del dissenso. Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia (Movimento Imprese Ospitalità), ha annunciato che dal 6 aprile tanti piccoli imprenditori apriranno le saracinesche, anche laddove dovessero permanere i divieti. Secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, l’adesione sarebbe di circa 1.200 tra ristoranti, bar, pub, birrerie e pizzerie in tutta Italia. «Nessuno di noi ha più nulla da perdere», commenta amaro Bianchini.

VACCINI NEI LUOGHI DI LAVORO

L’auspicio del governo è neutralizzare il crescente malcontento attraverso un’accelerazione del piano vaccinale, propedeutico alle riaperture. È in questo senso che si collocano le parole dei ministri della Salute, Roberto Speranza, e del Lavoro, Andrea Orlando, reduci dal tavolo con le parti sociali nel quale hanno annunciato che si faranno vaccini anche nei luoghi di lavoro. I due ministri hanno detto di aspettarsi 4,5milioni di dosi già nell’ultima settimana di marzo e 50milioni di dosi nel secondo trimestre. Venendo ai numeri giornalieri, secondo i dati del bollettino diffusi ieri sera, i tamponi positivi salgono a 23.696 dai 21.267 di mercoledì. In crescita, di un punto percentuale, anche il tasso di positività, che passa dal 5,8% al 6,8%. I tamponi effettuati ieri sono stati 349.472, contro i 363.767 del giorno prima. Ma aumentano pure i guariti: da 20.132 a 21.673. Stesso numero di decessi tra mercoledì e ieri: 460. Sul fronte ospedaliero, sono 260 i nuovi ingressi in terapia intensiva (+32 posti letto occupati) e calano i ricoveri (-14).


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