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Poco meno di un milione di vaccinati non meglio identificati, classificati dalle regioni sotto la voce “altro”. Si sa quello che non sono. Non sono medici, non sono infermieri, non sono operatori sanitari, non sono insegnanti né appartenenti alle Forze dell’ordine. Sono perfetti sconosciuti. Non appartengono a nessuna delle categorie comprese nel piano vaccinale del ministero della Salute.

I dati raccolti dalla Fondazione Gimbe confermano le accuse del premier Mario Draghi. Spiegano quel dito puntato contro i governatori che avrebbero privilegiato i micro-interessi corporativi, categorie non a rischio a scapito degli anziani che invece continuano a infettarsi e a morire. Dicono che una dose su 10 è finita nel braccio sbagliato. O meglio: è stata inoculata secondo modalità emergenziali o di tipo discrezionale. Ed è su questo libero arbitrio esercitato nei centri vaccinali delle regioni che alcune procure italiane ora vogliono vederci chiaro.

Un’inchiesta è stata già aperta in Valle d’Aosta. Si vuole accertare a che titolo siano state somministrate 1.500 dosi a soggetti che non rientravano neanche nelle cosiddette liste-jolly (quelle di riserva).

PER LA LOMBARDIA RISCHIO COMMISSARIO

Sotto i riflettori c’è sempre la Lombardia. Il commissariamento della campagna vaccinale è molto più di un boatos. Vorrebbe dire esautorare dall’incarico Guido Bertolaso. Una bocciatura sostenuta anche all’interno della maggioranza di governo. L’ex capo della Protezione civile sarebbe stato «troppo presente su giornali e le tv» in questi ultimi giorni, «sempre pronto a parlare con le cartine in mano, quando anche la stessa assessora Moratti limita le proprie dichiarazioni».

Da quando è stato chiamato, Bertolaso «non ha aperto alcun centro vaccinale nuovo, tutto quello che è stato fatto è merito dei sindaci». Con il presidente Fontana i rapporti sono pessimi. La Lega lo ha messo nel mirino.

Il flop nella gestione complessiva della Pandemia ha inferto un duro colpo ai sostenitori dell’autonomia differenziata che 4 anni fa promossero il referendum. E qualcuno dovrà pagare.

E non è finita. C’è il “caso Aria Spa” che continua a tenere banco. Ieri il dg Lorenzo Gubian, l’unico sopravvissuto all’azzeramento del vertice aziendale, è stato audito dalla commissione Bilancio, una seduta a porte chiuse ma aperta a tutti i consiglieri comunali.

«Dall’incontro sono emerse almeno due certezze – riassume Matteo Piloni, consigliere Pd – La prima che il 18 febbraio il sistema non era pronto per supportare la campagna vaccinale anti-Covid, nonostante la nostra regione fosse già in ritardo rispetto ad altre. E chi di dovere ne era ben informato. La seconda – prosegue Piloni – che si è trattato di una decisione presa collegialmente».

Gubian, legato al Carroccio ha tirato in ballo l’unità di crisi guidata da Bertolaso e la direzione generale Welfare di Donna Letizia Moratti.

Ad oggi a saltare è stato il Cda di Aria Spa e l’ex dg della Sanità Marco Trivelli, mandato via proprio il 18 febbraio, giorno in cui è partita la campagna vaccinale.

Ma torniamo alle vaccinazioni “sospette”. In provincia di Rovigo, ad Adria, i Nas hanno acquisito i documenti di centinaia di vaccinazioni somministrate last minute nei giorni scorsi. Sotto accusa sono finiti ancora una volta i governatori delle regioni per i ritardi e i diversi criteri adottati nel definire le categorie prioritarie.

A rimetterci sono stati gli anziani ultra 80enni, i più fragili e i più vulnerabili al Covid-19. L’86% circa dei decessi riguarda infatti proprio questa parte della popolazione. Perché allora non si è provveduto a metterli in sicurezza prima di tutti gli altri?

È questa la domanda alla quale bisognerà rispondere una volta che l’emergenza sarà finita. In base a quale discutibile criterio le regioni hanno preferito in piena autonomia gestire le fiale? E chi si cela sotto la voce “altro”?

LA DOPPIA DOSE SOLO A UN ANZIANO SU 5

Gimbe, fondazione indipendente che monitora sin dall’inizio la pandemia, lo ha chiesto alle regioni e ai centri vaccinali senza ottenere finora una risposta. Si sa però che nella speciale classifica degli “indefinibili” la prima è la Sicilia (176.105) seguita da Campania (175.003), Veneto (101,730); Lazio (80.290); Lombardia (71.575); Emilia-Romagna (63.384) e Toscana (55.218). Ci sono regioni che hanno schiacciato il piede sull’acceleratore.

In Puglia sono state somministrate finora 534.621 dosi a fronte di 601.745 consegnate, pari all’88,8% i. Nel Lazio nel fine settimana potranno prenotarsi i nati negli anni 52/53. Grazie alle restrizioni scendono i nuovi casi ma le terapie intensive rimangono in allarme in 12 regioni.

Il ciclo delle vaccinazioni è stato completato solo per un anziano su 5. In compenso abbiamo un milione di perfetti sconosciuti.    


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