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Se non si rischiasse di alimentare il solito complottismo potremmo dire che è in atto una strategia ad alta intensità per eliminare il maggior numero possibile di anziani. Muoiono come mosche, come in nessun altro Paese europeo. E noi ci guardiamo bene dal vaccinarli. Peggio hanno fatto solo Bulgaria, Lituania e Finlandia. Dei 5,9 milioni compresi nella fascia 70-79 anni, sopravvissuti alla prima e alla seconda ondata, ne abbiamo immunizzati solo 106.506, l’1,8%. Nella scala della vulnerabilità vengono subito dopo gli over 80 insieme ai soggetti ad elevata fragilità e ai portatori di disabilità. È il risultato di una campagna vaccinale sbagliata, per non dire criminale.

I dati sono stati raccolti dalla fondazione Gimbe. La responsabile della ricerca, Renata Gili spiega: “Riflettono sia una diversa capacità organizzativa, sia un eccesso di autonomie delle regioni nella scelta delle categorie prioritarie da vaccinare”. Un’accusa indiretta alle regioni che hanno ceduto alle pressioni dei più forti: avvocati, magistrati, cancellieri amministrativi, professori universitari, assistenti, persino i sacerdoti si sono messi in coda a prescindere dall’età offrendo il braccio alla siringa che salva la vita. Tra le regioni le differenze sono marcate: sSi va dal 6,9% di immunizzati della provincia autonoma di Bolzano al 3,9 della Sardegna. Ma il monitoraggio demolisce che uno degli alibi dei governatori. La tesi che la colpa sia delle multinazionali del farmaco che non hanno fornito il siero ma alle regioni sono state consegnate 11.247.180 dosi. Il 71% di quelle previste nel primo trimestre. Ad aver completato i due cicli vaccinali con la seconda dose sono 3,143,159 milioni di persone pari al 5,3% della popolazione nazionale. Nonostante lo sforzo di questi ultimi giorni un numero ancora troppo basso che non giustifica i ritardi delle somministrazioni.

Sarà un caso ma proprio ieri mattina, nonostante i proclami dei vari governatori, il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità Hans Kluge ha picchiato duro: “Il ritmo delle vaccinazioni anti-Covid in Europa è inaccettabile”. E se lo dice lui c’è da credergli.

BERTOLASO E MORATTI DIVISI SU TUTTO

Non bastasse la lentezza si sbaglia anche la mira. Non vacciniamo i più esposti, chi per questioni anagrafiche e sanitarie, andrebbe messo subito in sicurezza. E sempre ieri, donna Letizia Moratti, assessore al Welfare della Lombardia ha annunciato che la sua regione è pronta “a partire con la vaccinazione in azienda”. Si aspetta solo l’ok del governo. “C’è un tavolo tecnico con la commissione Salute, la nostra posizione è vaccinare solo i dipendenti e non i familiari”. Vorrebbe dire lasciare indietro ancora una volta gli anziani se è vero che le dosi fornite finora, come è successo anche ieri, non bastano a immunizzare tutti. Senza dire, che quasi in contemporanea, Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia promette nella fase massiva 100 linee vaccinale 144 mila dosi iniettate al giorno, E smentisce la Moratti: “Non facciamo come hanno fatto altre regioni che hanno aperto un po’ a tutti e stanno spalmando le varie categorie, compresi gli over 80 su periodi più lunghi. Andiamo rigorosamente per classi d’età che è la specifica indicazione del governo”. Delle due l’una: chi ha ragione? Bertolaso o la Moratti. Si mettano d’accordo.

Con il decreto approvato ieri l’altro dal Cdm i presidenti di regione non potranno più scavalcare le disposizioni nazionali, come spesso è accaduto, specie in Puglia e Campania, Non si fa però nessun riferimento al livello amministrativo comunale. “Se fossero i sindaci a poter chiudere le scuole in totale autonomia saremmo punto e a capo”, nota l’ex ministra Lucia Azzolina alimentando nuovi dubbi portando in superficie l’ennesima anomalia del nostro contorto federalismo.

Ma non basta. Con l’accordo quadro nazione le farmacie italiane sono scese ufficialmente in campo. Legge Bilancio e decreto Sostegni autorizzano le somministrazioni dei vaccini. Manca però l’ultimo via libera. “È importante che tale accordo venga recepito dalle regioni quanto prima per consentire alle farmacie il raggiungimento dell’obiettivo, ha spiegato il presidente di Federfarma Marco Cossolo. Tutti i farmacisti dovranno seguire un corso di abilitazioni, ci saranno regole precise da osservare, le regioni dovranno integrare l’accordo ed è scontato che ognuna lo farà a modo suo. Consenso informato, utilizzo dell’adrenalina in caso di reazioni collaterali, credenziali di accesso. Si rischia di perdere ancora molto tempo e in questa battaglia contro il Covid il tempo è una variabile decisiva.

Chi da qualche giorno ha abbassato i toni e non attacca più il governo è Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza Stato-Regioni. Approva il demansionamento del personale sanitario no vax e annuncia un prossimo incontro con sindaci e governo per coinvolgere tutti gli enti territoriali province comprese. In compenso il suo collega campano Vincenzo De Luca si agita tanto. In contagi in Campania volano. “Siamo in zona rossa ma voi ne avete l’impressione? Trovate pattuglie a controllare chi va in giro senza mascherina?”. “Pensiamo – allarga le braccia il governatore – di controllare il Covid in un Paese abbandonato… io non dico di militarizzare ama almeno di avere pattuglie sui lungomare a multare chi non rispetta le regole”.

Dallo sceriffo campano al generale Figliuolo il passo è breve. Anche il commissario straordinario per l’Emergenza ha un suo chiodo fisso e non sa più come ripeterlo a tutt i governatori che incontra. Per prenotarsi alle vaccinazioni sarebbe meglio utilizzare su un’unica piattaforma, avere un flusso di dati nazionali consentirebbe infatti un monitoraggio costante e un’analisi dei dati completa. Ma sono solo 7 finora le regioni che si sono messe sull’attenti e utilizzano il portale di Poste italiane. E le altre? Non ne vogliono sapere. “Perché dovremmo cambiarlo se il nostro sistema sta funzionando?”, si è sentito rispondere Figliuolo dal commissario sardo Ats.   


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