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Privilegiare i vaccini che usano l’Rna messaggero. Sarebbe questo l’orientamento dell’Unione europea trapelato ieri da fonti qualificate italiane. Tradotto: meglio Pfizer e Moderna di AstraZeneca e Johnson & Johnson. I vaccini a Rna sarebbero infatti più versatili e adattabili contro le varianti, nonché più facili da produrre.

PIÙ DOSI PER LA CAMPANIA

Alla luce di questa linea tracciata dall’Europa si comprende la dichiarazione di ieri del commissario per l’Emergenza, Francesco Paolo Figliuolo. «Ho ricevuto una chiamata dal premier Draghi che mi ha comunicato l’arrivo per l’Europa in questo trimestre di 50milioni di dosi Pfizer in più. Per l’Italia vuol dire oltre 670mila dosi in più ad aprile, 2milioni e 150mila dosi in più a maggio e oltre 4milioni di dosi in più a giugno – ha detto il generale – Finalmente una bella notizia. Il piano va avanti così come l’avevo strutturato, per questo sono davvero contento».

Oltre a Pfizer, in Europa nelle prossime settimane è previsto l’arrivo di altri due sieri: lo statunitense Novavax e il tedesco-olandese Curevax, il quale, per l’appunto, usa la modalità a Rna. Sarà altro carburante da iniettare nel motore del piano vaccinale. Intanto ieri è iniziata la distribuzione in oltre 210 strutture sanitarie delle Regioni di circa 1,5milioni di dosi Pfizer. La Campania avrà più forniture: è infatti cambiato il criterio di distribuzione. Ora le dosi vengono assegnate in base al numero di residenti. Figliuolo accoglie così le richieste di De Luca.

PSICOSI ASTRAZENECA E J&J

Un ingente approvvigionamento di Pfizer dovrebbe supplire alla sospensione precauzionale di Johnson & Johnson e allo scetticismo che aleggia ancora attorno ad AstraZeneca. Sul vaccino anglo-svedese continuano le verifiche dell’Ema.

Come si legge in una nota diffusa ieri, l’agenzia europea del farmaco sta valutando «se aggiornare le raccomandazioni per una seconda dose in coloro che hanno già ricevuto la prima dose». Già Germania e Francia hanno raccomandato la somministrazione della seconda dose di un vaccino diverso da AstraZeneca per i minori di 60 anni che hanno ricevuto la prima dose del siero anglo-svedese.

Ma il vero punto di rottura si è registrato in Danimarca, dove le autorità hanno deciso di sospendere in modo definitivo le vaccinazioni con AstraZeneca dopo averle già temporaneamente accantonate l’11 marzo. Questo germoglio di notizie non fa altro che alimentare lo scetticismo della popolazione. In Lombardia, ha detto ieri il consigliere regionale di Azione, Niccolò Carretta, «è sul 15%, con un trend in crescita costante, la percentuale di persone che rifiutano questo vaccino».

All’ormai annoso caso AstraZeneca si aggiunge l’enigma Johnson & Johnson, con le dosi ferme non appena arrivate in Europa a causa dell’altolà giunto dagli Stati Uniti dopo alcuni sospetti casi di trombosi. Una raccomandazione sul vaccino di Janssen dovrebbe essere emessa dall’Ema la prossima settimana, mentre l’Aifa, per bocca della presidente della sua commissione tecnico-scientifica, Patrizia Popoli, ha fatto sapere di essere orientata a raccomandarne l’uso per i soli ultrasessantenni.

Ma intanto c’è da fare i conti con una psicosi generale. Il fondatore e presidente dell’Istituto “Mario Negri”, Silvio Garattini, definisce «sconfortante» la questione in un’intervista a “Il Messaggero”. Per lo scienziato «sei casi problematici su 7 milioni di vaccinati con J&J stanno scatenando una paura assolutamente sproporzionata». Di qui il suo auspicio che le autorità federali degli Usa e l’Ema affrontino scrupolosamente la faccenda, altrimenti diventerà molto difficile sedare la diffidenza verso i vaccini. Per Garattini serve «un’informazione capillare, meticolosa, nel nostro Paese e in tutti gli altri, che dica sulla base dell’evidenza scientifica che i benefici dei vaccini sono immensamente maggiori rispetto alle criticità limitatissime» che ogni farmaco ha.

LEGGERO CALO NEGLI OSPEDALI

Il termometro per valutare l’efficacia della campagna vaccinale è il bollettino quotidiano, che ieri ha fatto registrare un lieve aumento del tasso di positività (4,8% contro il 4,4% di martedì). 16.168 i tamponi positivi su 334.766 test effettuati. Ancora alto il numero dei morti, seppur in leggero calo: 469 (l’altro ieri 476). Sul fronte ospedaliero, in diminuzione di 36 unità i ricoveri in terapia intensiva (3.490 totali) con 216 nuovi ingressi (l’altro ieri 242). Nei reparti ordinari si contano 26.369 pazienti Covid ricoverati, in flessione di 583 rispetto a due giorni fa.


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