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Matteo Salvini e Mario Draghi

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Sul coprifuoco si è giocata la partita più complessa del dl Covid che sancirà il primo giro di riaperture, con il ritorno delle regioni gialle a partire dal 26 aprile. Sull’eventuale spostamento della misura dalle 22 alle 23, chiesta a gran voce dal centrodestra capitanato dalla Lega ma anche da Regioni e Iv, il confronto è stato serrato, tanto da richiedere, ieri, una riunione supplementare prima del Consiglio dei ministri. Alla fine ha prevalso l’ala rigorista guidata dal ministro Roberto Speranza che già la scorsa settimana, a più riprese, aveva rimarcato di non avere alcuna intenzione di fare concessioni sugli orari del coprifuoco, che dunque resta confermato nell’attuale formulazione: dalle 22 alle 5 del mattino. Linea che ha trovato evidentemente d’accordo il premier, Mario Draghi. La questione potrà eventualmente essere rivalutata dopo maggio sulla base dei dati epidemiologici, che potrebbero portare a uno slittamento del provvedimento o, addirittura, alla sua eliminazione.

IL NO DI SALVINI

Troppo poco per il Carroccio, che ha annunciato la sua astensione sul pacchetto di misure destinate ad accompagnarci sino al 31 luglio. «Voteremo il prossimo decreto se insieme al piano vaccinale e alla tutela della salute prevederà il ritorno alla vita e il ritorno al lavoro» ha detto Matteo Salvini, che già prima dell’assise governativa era stato chiarissimo nel dettare la linea del suo partito.

«Votare qualcosa che va contro l’utilità comune e il buon senso non mi va – aveva detto – Non me l’ha prescritto il dottore di votare qualcosa di cui non sono convinto. Non chiediamo quel che non si può chiedere, ma non ci sono dati scientifici che supportino certe scelte».

Più moderata la posizione di Forza Italia, che pure aveva chiesto di intervenire sul coprifuoco. «Siamo soddisfatti dal decreto perché è stata scelta la linea indicata da Forza Italia, quella delle riaperture intelligenti – ha detto il coordinatore nazionale azzurro, Antonio Tajani – Ma si può migliorare, arrivare dalle 22 alle 23 e inserire alcuni settori nel campo dello sport e del wedding che rischiano di essere esclusi ingiustamente».

REGIONI DELUSE

Delusione anche fra le Regioni. In mattinata il presidente della Conferenza degli enti territoriali, Massimiliano Fedriga, dopo aver incassato una sostanziale bocciatura delle linee guida per le riaperture presentate la settimana scorsa, aveva proposto una «misura assolutamente responsabile, l’ampliamento di un’ora, fino alle 23, per permettere alle attività, nei limiti delle regole, di avere un minimo di respiro».

Soddisfatto, ovviamente, il Pd. «Le riaperture coincidono con un percorso virtuoso e positivo intrapreso dal governo – ha sottolineato il senatore dem Andrea Marcucci – I distinguo della Lega sono strumentali, utili solo per la propaganda di partito. È chiaro che dal 26 aprile saranno i dati a orientarci a nuovi e successivi passi avanti».

Quanto al M5s, fonti di governo citate dall’Ansa si sono dette dispiaciute «per l’atteggiamento della Lega. Questo governo è nato per incoraggiare la coesione nazionale. Oggi è stata messa in discussione l’unità delle nostre decisioni. In un momento come quello che stiamo vivendo, l’interesse per il Paese viene prima di quello di partito».

DECRETO IN LINEA CON IL CTS

Nel complesso il decreto varato dal Consiglio dei ministri conferma la bozza che era uscita dalla cabina di regia di venerdì scorso, incentrata sulla gradualità degli allentamenti auspicati dal Cts. «Alla luce della situazione epidemiologica attuale – ha scritto in una nota il presidente dell’Iss e portavoce del Comitato, Silvio Brusaferro – il  Cts,  in una strategia di mitigazione del rischio di ripresa della curva epidemica, ritiene opportuno che venga privilegiata una gradualità e progressività di allentamento delle misure di contenimento, ivi compreso l’orario d’inizio delle restrizioni di movimento».

Dal 26 aprile, dunque, in zona gialla riaprono i ristoranti, anche la sera, ma solo all’aperto. Ripartenze anche per cinema e teatri nel rispetto delle distanze, seguendo il criterio della preassegnazione dei posti e con il limite del 50% di capienza. Scuola e università: in zona gialla e arancione riaperte anche le superiori con presenza garantita fra il 70 e il 100%.

Nelle regioni gialle chi è munito di green pass potrà spostarsi da una regione all’altra, comprese quelle rosse e arancioni. Sempre dal 26 aprile e fino al 15 giugno, in zona gialla e arancione, sarà possibile andare a trovare amici o parenti in un’abitazione privata (diversa dalla propria) in 4. Poi lo sport: dal 26 aprile in zona gialla sarà consentito lo svolgimento all’aperto di qualunque disciplina, anche di contatto. Nelle stesse aree dal 15 maggio riapriranno le piscine all’aperto, mentre per le palestre bisognerà aspettare sino al 1° giugno.


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