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Massimiliano Fedriga

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La sicurezza del sistema sanitario affidato alle Regioni rischia di finire sotto scacco. Sotto accusa è il “federalismo cybernetico”. I governatori vogliono gestire in autonomia il Green pass che da domani sarà operativo in tutto il territorio nazionale, ma il modo in cui una banda di hacker è riuscita a impadronirsi di dati sensibili nel Lazio lascia pensare. Un campanello d’allarme. Servono codici di difesa più efficaci, il passaggio all’economia digitale anticipato anche in relazione alla pandemia ci ha reso più vulnerabili e ha allargato il perimetro in cui indice il perimento cybernetico.

LE FALLE NEL SISTEMA

Il presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, ha posto il problema al governo e inviato alcune proposte per potenziare i sistemi di sicurezza che, allo stato attuale, sarebbero assai perforabili.

Le Regioni, specie quelle del Sud, con i bilanci della sanità ridotti all’osso, non avrebbero investito molte risorse nel potenziamento dei livelli di sicurezza. Un capitolo di spesa che andrà incentivato in proporzione alla capacità di aggirare le password che i cyber-banditi stanno dimostrando.

«L’impatto delle nuove tecnologie su ogni aspetto della società richiede uno sforzo aggiuntivo da parte del governo centrale e delle Regioni per far sì che, oltre a salvaguardare il patrimonio informativo degli enti e degli utenti in Rete, si possa garantire anche la continuità dei servizi pubblici e la competitività delle imprese in un modo digitale», ha detto bussando a quattrini il governatore del Friuli-Venezia-Giulia.

Il Lazio docet. La facilità con la quale è avvenuta la piratesca incursione nei cervelloni della Pisana mette a nudo una falla. Ogni singola piattaforma regionale non comunica con il sistema. Anagrafe sanitaria unica regionale, anagrafe vaccinale regionale. La Cybersicurezza non può ruotare intorno a 20 piattaforme diverse, serve un unico interlocutore, la nuova Agenzia nazionale e più risorse da investire in questo settore diventato nevralgico.

CASE POPOLARI, TRENI, PORTI: ARRIVANO LE RISORSE

Farsi trovare impreparati alla ripresa autunnale sarebbe gravissimo. Ecco, allora, che per evitare il caos che già si registrò nello scorso autunno per i servizi arriveranno soldi cash. Ci sono da ripartire 7,5 miliardi di euro, 2 miliardi da destinare al potenziamento delle linee ferroviarie regionali e all’acquisto di nuovi treni più moderni elettrici e all’idrogeno; 3,4 per l’efficientamento e l’ammodernamento dei porti e 2 miliardi per la riqualificazione delle case popolari.

Il 50% circa delle risorse per l’acquisto dei nuovi treni dovrà essere utilizzato per il Sud. Quattrocento milioni di euro da spalmare nel periodo 2021/2026 andranno dritti dritti nelle casse delle Regioni e delle Province autonome per adottare tutte le misure anti-Covid che si renderanno necessarie, la limitazione poste dal coefficiente di riempimento dei mezzi del servizio pubblico. Nella prima fase di attuazione del Piano era stato finanziato l’acquisto di nuovi bus. Costo: 600 milioni di euro.

«Iniziamo a impiegare concretamente le risorse che arrivano dall’Unione europea – ha commentato la ministra Mariastella Gelmini – Un primo passo importante nel lungo percorso di messa a terra delle risorse».

Sul tavolo della Conferenza straordinaria Stato-Regioni sono finiti i 5 schemi di decreto del ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili predisposto dal ministro Enrico Giovannini. Il via libera alla ripartizione del fondo toglierà qualsiasi alibi alle Regioni. Un altro flop sul tipo di quanto accaduto lo scorso anno, e proprio in coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico, non sarebbe giustificabile.

Per la messa in sicurezza e il potenziamento delle reti ferroviarie gestite direttamente dalle Regioni si potranno utilizzare 1,55 miliardi di euro. Di questi, 1,25 miliardi, ben l’81% è destinato al Sud e il restante 19%, poco meno di 300 milioni di euro, al resto d’Italia. Farne un buon uso è un imperativo. Ai porti sono destinanti 2,8 miliardi, per l’esattezza 2.860 milioni di euro, un programma che assicura alla regioni del Sud il 43% delle risorse: una grande opportunità. Non solo porti ma anche, ad esempio, il finanziamento per circa 500 milioni di euro della nuova diga foranea del porto di Genova.

SUPERBONUS: PER LA CILA MODULO UNICO

Ieri, intanto, è stato approvato lo schema unico per la Cila, un passaggio chiave per la concessione del Superbonus. Uno schema standard, un modulo unico operativo e disponibile da oggi. Lo ha annunciato il ministero della Pubblica amministrazione che ha pubblicato il documento sul sito istituzionale.

«È la prova del nuovo corso impresso dal Piano di ripresa e resilienza per fare presto e bene insieme – ha rivendicato il ministro Brunetta – Il modulo riduce drasticamente gli adempimenti per accedere al Superbonus 110%».

Per arrivare al modulo unico, all’applicazione omogenea delle semplificazioni su tutto il territorio nazionale, la trafila è stata lunga e complessa. Unione delle province italiane, Rete delle professioni tecniche, Ance, Agenzia delle entrate, ministero delle Infrastrutture e ministero della Transizione ecologica. Un lungo elenco di visti e timbri.


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