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Il centro storico di Matera

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Quando si pensa al “non rubare” del settimo comandamento si pensa immediatamente ai ladri e agli scassinatori. In realtà, il “non rubare” si riferisce a tutto il mondo dell’economia che permea la nostra vita. È un comandamento al quale chi crede, ma anche chi non crede, si ispira come condotta di vita. E la prima reazione alla scoperta di un furto è la pretesa della restituzione di quello che si è sottratto al prossimo.

Stupirsi del fatto che ciò non avvenga sarebbe da ingenui. Ma vedere come con protervia e arroganza si continui da parte di alcuni a far finta di nulla, rispetto allo scippo di 60 miliardi l’anno, anzi a rivendicare, ogni volta che vi è un provvedimento a favore del Sud, una pretesa questione settentrionale a cui verrebbero sottratte risorse dovute, mi pare intollerabile.

Il campione mediatico di tale atteggiamento, per ora, é quel sindaco di uno dei lati del triangolo Milano-Bergamo-Monza, area più ricca d’Italia, Giorgio Gori, anche esponente ascoltato del Pd. A cui si aggiungono frequentemente Stefano Bonaccini e Giuseppe Sala. Non si fa riferimento a Luca Zaia e Attilio Fontana o Giancarlo Giorgetti, perché è nella loro identità la caratteristica di difendere gli interessi illegittimi del Nord bulimico.

I SOLITI FAVORITISMI

Stupisce invece che lo stesso principio, che si rifà alla spesa storica, cioè che se tu hai avuto di più continuo a darti di più, anche se ci si è resi conto che ad alcuni viene dato quello che non spetterebbe, venga adottato da un ministro, che sembrerebbe più sensibile alle esigenze e alle ragioni del Mezzogiorno che sono poi quelle di tutto il Paese.

Fonte: Mibact

Parlo del ministro Dario Franceschini e dell’aiuto di oltre 500 milioni di euro, il contributo a fondo perduto che spetterebbe alle attività dei centri storici. Perché l’ inserimento nel gruppo avviene sulla base dei dati di presenze (non di arrivi) di turisti stranieri avuti nel 2019. La logica della legge è di preparare i nostri centri storici, più frequentati dagli stranieri, alla fine dell’emergenza, non facendo trovare un deserto di attività, nel frattempo chiuse. La via dell’inferno però è lastricata di buone intenzioni. Perché l’inserimento, in mancanza di correttivi, come per esempio la quantità di beni culturali esistenti nelle zone o un calcolo di potenziale inespresso, arrivano a coloro che hanno già sviluppato un dimensione turistica consistente. E i dati parlano chiaro: tra le città selezionate, 20 su 29 sono collocate nelle regioni del Centro Nord e resterebbero esclusi i Comuni di almeno tre regioni: Calabria, Molise e Friuli Venezia Giulia. In realtà, anche questi aiuti seguono la logica della cassa integrazione e degli altri sostegni: li dai a chi ha perso, sostieni il reddito di chi ha avuto calo di fatturato, e chiaramente a Venezia, Firenze, Milano o Roma le perdite sono state molto più consistenti di quelle delle realtà meridionali.

Ma è lo stesso gioco della spesa storica, se non metti dei correttivi si aiuteranno i soliti più ricchi e non farai nulla per indirizzare un aiuto alle realtà più indietro e con margini di crescita interessanti. Per esempio non inserisci tra queste città la bellissima Lecce o Taormina o Caserta, la cui reggia è l’ultima grande opera che sia sta fatta nel Mezzogiorno, ma ci trovi Verbania.

IDEA COMPLESSIVA

Il modo più facile di distribuire risorse a pioggia e di alimentare il consenso, non utilizzando questa occasione per indirizzare verso una diminuzione dei divari, in questo caso di presenze turistiche. Costretto magari poi a mettere il numero chiuso in alcune città d’arte perché invivibili e lasciare abbandonate altre realtà, che sono scrigni d’arte e che scoprì per caso dopo anni come Matera.

Ma poi, quando devi individuare la capitale italiana della cultura, stai attento che una volta tocchi al Sud e una al Nord, invece di stabilire per legge che le capitali della cultura italiane ed europea, quando ci tocca, per i prossimi dieci anni devono essere solo al Sud. Perché i Gori si lamenteranno, anche se le loro comunità hanno un reddito pro capite triplo di quello medio del Sud e in una famiglia lavorano due persone contro meno di una in media al Sud.

E anche se i grandi eventi vengono tutti localizzati al Nord, come l’Expo recente e le prossime Olimpiadi invernali, che in genere portano come dote qualche miliardo per completare la rete infrastrutturale, di cui non si parla e un incremento di presenze straniere che poi determinano l’inserimento delle città nel gruppo delle città d’arte da finanziare. Guardare al singolo intervento senza una visione di insieme è molto pericoloso ma è quello che si sta facendo: forse una idea complessiva non sarebbe male.


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