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Il Covid fa più male al Sud. Una delle spie di questo dolore? Il taglio alle tratte che Ntv, competitor privato di Trenitalia sull’Alta Velocità e con consistenti investimenti nel Meridione, si appresta ad apportare a causa della norma che prevede il riempimento dei treni al 50 per cento. Un’indiscrezione dal sapore amarissimo per le migliaia di viaggiatori che utilizzano i vettori di Italo fino a Reggio Calabria. Un paradosso tutto italiano: investire e poi ritrovarsi danneggiati dalla concorrenza dello Stato. Sta di fatto che, a quanto trapela, dal 1 ottobre Ntv taglierà una trentina di tratte e nei mesi successivi la situazione potrebbe addirittura precipitare.

LE PERDITE

Sono già stati messi a consuntivo le perdite 2020 per la riduzione dei servizi resi durante il lockdown ed il periodo successivo ben 200 milioni di euro. Che potrebbero persino arrivare a 500, una cifra decisamente insostenibile per i soci di Ntv. A seguito delle norme sul distanziamento dei passeggeri, che prevede una capienza ridotta del 50% per l’Alta Velocità, il player ferroviario ha quindi deciso di tagliare i treni in partenza (attualmente 87 tratte in circolazione, erano 111 in fase preCovid).

LA NORMA

Con i posti disponibili ridotti della metà, il vettore ferroviario Italo è alle prese con un problema di sostenibilità finanziaria dell’attività imprenditoriale. Il rischio, soprattutto per il Sud che tanto ha bisogno di mobilità veloce ed efficiente, è che si possa addirittura azzerare l’operatività di Italo in un momento in cui Ntv si è impegnata a investire sulla rete lungo il versante adriatico, da Ancona a Lecce. Insomma una presenza che sta crescendo al Sud e che invece ora ha davanti a sé il buio. Il rispetto delle norme è necessario, ma le conseguenze possono essere devastanti.

IL RISCHIO

A differenza di treni locali ed aerei, sono sull’Alta Velocità si deve viaggiare con la metà dei posto. Chi lo prenderà questo treno? Chi troverà il posto, considerando che sono ridotti del 50 per cento? Domande a cui innanzitutto il Ministero dei Trasporti dovrà dare delle risposte altrimenti il divario nel settore trasporti continuerà ad inficiare i meridionali, in primis i tanti pendolari. La società fondata nel 2006 da Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone con l’intenzione di competere sulle linee ad alta velocità italiane, in vista della liberalizzazione del settore ferroviario nell’Unione europea, deve stare sul mercato con le regole che esso comporta. La libera concorrenza in Italia appare troppo spesso un miraggio, al peggio una promessa politica mai mantenuta.

A subirne le conseguenze concrete sulla vita di tutti i giorni saranno i cittadini, gli utenti che vorrebbero soltanto poter scegliere il servizio migliore offerto sulla piazza. Se c’è vera competizione.


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