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Renzo Arbore, 82 anni

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RENZO Arbore 82 anni a fine mese, mangia, prega, ama. E naturalmente, canta in Tv. Lo showman pugliese il 12, 19 e 26 giugno è protagonista di un grande ritorno, in prima serata su Rai5 de L’arte d’ ‘o sole, appassionata rassegna di canzoni napoletane in tre appuntamenti, insieme all’Orchestra italiana con cui dal ’91 diffonde il fiore della melodia partenopea in Italia e all’estero.

«Si tratta di una cinquantina di canzoni meravigliose, eseguite durante i concerti in giro per il mondo», spiega Renzo, «Ogni puntata sarà un grande spettacolo di due ore. L’attore Maurizio Casagrande, con il suo napoletano purissimo, leggerà e commenterà i testi dei brani eseguiti dall’orchestra. Vede, tutti parlano sempre della Napoli del dolore, dei pasticci. Io invece sono il difensore di una Napoli grande capitale del Sud, una Napoli sognante e poetica, spesso rinnegata».

Lei parla da pugliese, da sempre innamorato di Napoli.

«Io lo dico da terrone convinto. Indro Montanelli mi sfotteva: “Bossi ha creato la Lega Nord, perché tu non fondi la Lega Sud?” Sa che leggo sempre con piacere il Quotidiano del Sud. Ne L’arte d’ ‘o sole, ho in mente anche una sorpresa dedicata al giornale, un jingle».

Un jingle dedicato al Quotidiano del Sud?

«Sì, ci sto pensando. Gliel’ho detto, apprezzo il giornale perché oltre ad amare la musica, amo e la mia terra».

La musica napoletana è da sempre un successo internazionale, qual è il segreto?

«La poeticità dei testi, è fondamentale, ma noi italiani rispetto agli altri abbiamo la melodia. Il melodramma lo dimostra: subito dopo il mélo ci sono le canzoni napoletane, celebrate dai grandi soprani internazionali. Nel campo non abbiamo rivali se non forse i messicani, le loro ballate sono notevoli, Solamente una vez, cielito lindo».

Per lei, Renzo, c’è una canzone napoletana più suggestiva delle altre?

«Io sono molto legato a Era de maggio, talmente poetica, di Salvatore Di Giacomo e Mario Costa, il quale era tarantino: noi pugliesi alla musica napoletana abbiamo dato tanto. Ma in generale, le amo tutte. Quante serenate, a Foggia, ho fatto alle ragazze con la chitarra».

A Foggia, grande fonte di ispirazione della sua carriera, torna spesso?

«Sempre. Lì, ho tutto: la casa, gli amici, mio fratello che abita nella casa avita. Quando torno non posso fare a meno di gustare il purè di fave, specialità del tavoliere, insieme al pancotto che so preparare bene io stesso, anche se il mio piatto forte è il gattò di patate, ricetta napoletana. Vede, a Roma ho cinque frigoriferi: quando vado giù, ma anche in giro per il mondo, congelo tutti i prodotti alimentari e poi quando ho amici a cena, li scongelo».

Gli amici, tutto bene?

«Sono un esperto del congelatore».

In tema di ultime cene, passiamo dal profano al sacro: in passato ha affermato che dopo aver assistito alla sofferenza degli ultimi giorni della sua compagna, l’attrice Mariangela Melato mancata nel 2013, la sua fede ha vacillato. Ora come va?

«Sì, non posso dimenticare la sofferenza di Mariangela. Faccio ancora un po’ di fatica, ma credo anche che la fede sia un mistero e non me ne sono allontanato. I comandamenti della Chiesa sono assolutamente universali, ammiro la missione di Papa Francesco, i dettami della chiesa li ritengo buoni e da rispettare, la solidarietà, la fratellanza il rispetto del prossimo, sono battaglie che io condivido in pieno».

Lei è un artista, la musica è la sua vita. Dopo la scomparsa della Melato, la musica ha sublimato anche l’amore?

«In realtà, io l’amore ancora lo pratico. Sono single ma ho le mie amicizie. Per noi artisti l’amore anche a una certa età è irrinunciabile, non ho abdicato».


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