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Edoardo Bianchi, vicepresidente Ance

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Il superamento del Codice degli appalti sollecitato dall’Antitrust è certamente un passo avanti, ma non può essere la soluzione definitiva. Secondo Edoardo Bianchi, vicepresidente dell’Ance (associazione costruttori) bisogna andare avanti. Serve «una nuova legge semplice e di immediata attuazione preceduta da un intervento di urgenza del presidente Draghi».

L’Ance chiede una nuova legge, ma considerati i tempi parlamentari rischia di arrivare fuori tempo massimo per il Recovery Fund. Cosa proponete?

«Il Codice 50, che tutti chiamano “Codice degli appalti”, è un simulacro. Il decreto Sblocca cantieri (governo giallo/verde) prima e il Semplificazioni (governo giallo/rosso) poi lo hanno saccheggiato. Da ultimo il Milleproroghe (governo di unità nazionale) ha aumentato le deroghe. Vorremo sapere perché chi oggi difende il Codice 50 non lo ha tutelato in Parlamento a tempo debito? Continua il gioco delle parti mentre il Paese affonda, non vi è più tempo».

Questo vale per l’emergenza. In prospettiva cosa chiedete?

«Abbiamo un decreto Semplificazioni non ancora applicato, Che senso ha farne un altro? Non possiamo ogni sei mesi cambiare le regole. Cominciamo a utilizzare quello che c’è. Poi, da qui a fine anno, bisogna lavorare a una nuova legge più snella e maggiormente equilibrata.

In concreto?

«Serve una legge sugli appalti pubblici che disciplini sia i lavori che i servizi e le forniture. In aggiunta serve un Regolamento espressamente dedicato ai lavori pubblici. I lavori della “commissione Greco” si sono conclusi da mesi, che fine ha fatto quel lavoro? La razionalizzazione dei centri di spesa e la creazione di un rating di impresa che si basi su requisiti reputazionali qualitativi costituiscono due pilastri ineludibili».

Un’altra legge: non vi bastano tutte quelle che già ci sono?

«Puntiamo a una regola semplice per disboscare la foresta normativa che si è accumulata in questi anni. Come Ance ne abbiamo contate, dalla legge Merloni del 1994 a oggi, oltre 550: quasi due modifiche al mese per ogni mese degli ultimi 25 anni! Con questo ritmo anche la norma migliore non potrà mai funzionare».

La flessibilità in genere è positiva: perché non ha funzionato?

«La flessibilità e la discrezionalità sono le partite su cui ha scommesso il legislatore con il Codice 50. Tuttavia l’attuale disciplina del “reato di abuso di ufficio” e della “responsabilità erariale” impedisce alla pubblica amministrazione di “firmare” esercitando la discrezionalità prevista con la dovuta serenità. La “presunzione di colpevolezza” che pervade tutto il settore ha prodotto effetti devastanti, con questa impostazione alcun passo in avanti si registrerà».

Si potrebbe sempre adottare la legislazione europea come chiedono in tanti?

«È un gioco di prestigio. Un colpo a effetto che non risolve il problema. I principi europei hanno sempre trovato accoglimento nella nostra legislazione costituendone, anzi, il presupposto. Che senso ha ora invocare la norma europea quando è proprio questa ultima da cui trae origine il Codice degli appalti? Più dell’80% del Codice è costituito proprio dalla disciplina europea. Non tutte le norme europee, peraltro, sono self executing ma necessitano di adattamenti alla disciplina italiana».

Proprio per questo adesso si parla tanto dei commissari?

«L’istituto del “commissario straordinario” costituisce la certificazione più cristallina del fallimento delle norme esistenti. Peraltro, sebbene la figura del “commissario straordinario” fosse stata prevista con lo Sblocca cantieri (estate 2019) e confermata con il Semplificazioni (estate 2020), a oggi, benché prossimi all’estate 2021, i 58 commissari non sono ancora operativi. Che senso ha una figura eccezionale che, in forza della straordinaria emergenza, per agire in deroga pressoché a tutto abbia bisogno di oltre 30 mesi per iniziare a operare?».

Il Ponte di Genova dimostra il contrario, non crede?

«Anche qui bisogna fare chiarezza. L’esperienza del Ponte di Genova non è ripetibile».

Perché?

«Per diversi motivi. Il progetto è stato donato da Renzo Piano. Non vi è stata la necessità di autorizzazioni perché il tracciato ricalcava esattamente il precedente. Non vi era un importo a base d’asta, visto che il conto sarebbe stato pagato a pie’ di lista da Autostrade per l’Italia. A due concorrenti che avevano partecipato singolarmente alla gara è stato consentito di associarsi ed eseguire i lavori congiuntamente. Il commissario è stato scelto (opportunamente) in un amministratore locale che meglio di ognuno conosceva criticità e aspettative del territorio. Andava comunque bene per l’eccezionalità straordinaria di Genova, non per altre situazioni. Ogni scelta deve avere un cuore e una visione: se non ci sono, è una scelta sbagliata».


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