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Uno sbarco di migranti in Calabria

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Libia e libici fanno come gli pare, sparano ai pescherecci italiani, li sequestrano, con armi e motovedette donate dal nostro governo, e con gli stessi mezzi gestiscono indisturbati il flusso migratorio che arricchisce anche membri della Guardia costiera libica che spesso sono “soci” (a volte li gestiscono in prima persona) dei trafficanti di esseri umani. Stessa storia con la Tunisia.

Una storia vecchia che si ripete da anni e che l’Italia non riesce a gestire. Riesce solo a subire, nonostante i frequentissimi viaggi da Roma a Tripoli dei nostri governanti, compreso il premier Mario Draghi, spesso in compagnia del nostro ministro degli Esteri Luigi, Di Maio, e del nostro ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, che fra pochi giorni, il 20 maggio, volerà ancora una volta verso Tripoli non si capisce a far cosa, visto che tutti questi incontri tra Italia e Libia si sono rivelati finora tutti “chiacchiere e distintivo” .

Il tutto con la nostra Guardia costiera e la nostra Marina militare che stanno a guardare perché impossibilitati a intervenire in quelle acque dove la Libia, unilateralmente e violando tutte le regole internazionali, ha esteso la propria competenza in mare non entro le 12 miglia dalla costa come tutti i paesi del mondo, ma a 36 miglia. E con l’Europa anch’essa immobilizzata da cavilli e accordi che non risolvono nulla.

MIGRAZIONE INDISTURBATA

E così, come è sempre accaduto in passato appena l’estate s’avvicina e il mare si placa, ecco che arrivano ondate di migranti che a centinaia continuano a morire perché nessuno li vuole e nessuno li soccorre e con le navi delle Ong che con motivi pretestuosi sono di fatto bloccate nei porti per infrazioni “amministrative” che fanno ridere.

E così nelle ultime 48 ore oltre 2.000 migranti sono sbarcati a Lampedusa, intasando l’hot spot dell’isola da anni disastrato e che fino a ieri accoglieva oltre 1.000 disperati (la capienza è di appena 200 persone), mentre altrettanti giunti da Tunisia e Libia hanno passato la notte all’addiaccio sul molo “Favaloro” in attesa di essere smistati sulle navi quarantena (ormai anch’esse al collasso) o sulla terra ferma.

Insomma, una situazione ingestibile che chissà come e quando potrà in qualche maniera essere gestita in maniera ottimale. E con l’avvicinarsi dell’estate le previsioni del ministero dell’ Interno sono davvero preoccupanti perché si avviano a toccare quota 13mila gli sbarchi di migranti nel 2021 in Italia. I dati del ministero dell’Interno aggiornati alle 8 di ieri mattina indicano 12.894 arrivi, il triplo rispetto ai 4.184 dello stesso periodo dello scorso anno. Ieri si è toccato il picco con ben 1.950 persone giunte in una sola giornata. I tunisini sono in testa tra le nazioni più rappresentate (1.716), seguiti da ivoriani (1.292) e bengalesi (1.216). I minori stranieri non accompagnati sono 1.373.

E quasi tutti arrivano da lì, dalla Tunisia e in maniera più massiccia dalla Libia con grossi pescherecci capaci di ospitare 3-400 persone come i quattro arrivati l’altro ieri a Lampedusa. Barconi e pescherecci che non partono certo dalle spiagge come i gommoni usati spesso dai tunisini, ma dai porti libici “presidiati e controllati” , per modo di dire, dalla Guardia costiera libica Oppure prendono a bordo i migranti a poche miglia dalle coste. Ma nessuno li ha visti, hanno navigato indisturbati dalle coste libiche a Lampedusa passando inosservati. Sono stati notati soltanto quando si sono materializzati a poche miglia da Lampedusa, sono stati avvistati e seguiti dall’alto dai droni di Frontex (altro carrozzone europeo) mentre le autorità maltesi e libiche li lasciavano procedere senza intervenire verso le acque territoriali italiane. Come sempre è accaduto e accade ormai da anni. E la gestione di questa emergenza, come sempre, è tutta sulle spalle dell’Italia, visto che il nuovo patto europeo per l’asilo e l’immigrazione è rimasto sulla carta e che i ricollocamenti in Europa sono fermi da molti mesi.

LE CONTROMOSSE

Davanti a quest’ennesima emergenza il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha deciso di mettere in piedi una cabina di regia che si occupi a tutto tondo dell’immigrazione, mentre il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese torna a spingere con i colleghi europei perché si riparta da subito almeno con il patto di Malta e il meccanismo di solidarietà volontaria per la redistribuzione in Europa dei migranti che sbarcano nei Paesi costieri.
C’è da gestire anche la complessa e delicata operazione sanitaria di tamponi e isolamento per tutti i migranti sbarcati, alcuni già trasferiti su navi quarantena, altri verranno redistribuiti in strutture apposite da riattivare a terra.

Resta il grande urgente nodo dei soccorsi nel Mediterraneo per evitare che tragedie come i naufragi dei giorni scorsi si ripetano. In questo momento, come detto, non ci sono navi umanitarie in mare, le poche rimaste in missione sono bloccate nei porti italiani da fermi amministrativi o quarantene e – come denunciato più volte anche dalle agenzie dell’Onu, Unhcr e Oim – manca un meccanismo di soccorso europeo.

Sull’argomento è intervenuto anche il segretario del Pd , Enrico Letta, che chiede che la missione europea “Irini”, che ha come missione la lotta ai trafficanti di armi e petrolio, si trasformi in una missione di soccorso. «Il problema dei migranti è grande e va gestito – dice Letta – Credo che la missione militare Irini, davanti alle coste libiche, debba essere trasformata da missione che si occupa di fermare le armi a missione che consente di gestire il salvataggio in mare. L’Europa deve fare di tutto per far sì che queste regole vengano rispettate, come quelle di ricollocamento e gestione. Sono convinto che Draghi sia la persona giusta perché a livello europeo ha una credibilità enorme».

Nei prossimi giorni Draghi convocherà la cabina di regia di cui faranno parte, insieme al ministro dell’Interno, anche quelli della Difesa, degli Esteri, dei Trasporti.

LE POLEMICHE

Naturalmente su posizioni opposte e sulla linea dura sono in sintonia Giorgia Meloni e Matteo Salvini che criticano l’azione del governo nell’affrontare questa situazione.

«Questo -ha detto il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, non è un problema che riguarda solamente la nostra gente di Lampedusa ma riguarda tutta l’Italia. Sto sentendo in queste ore interventi di politici che sono ancora una volta solo slogan e in alcuni casi fomentano inutilmente odio. Se l’Italia e il suo governo non sono capaci di affrontare in maniera seria e concreta la questione è impossibile confrontarsi con l’Europa”.
«Lo avevo già detto che questa rotta sarebbe ripresa e che preoccupava – sottolinea il sindaco di Lampedusa – perché dalla Tunisia partono barchette con 30-40 persone, mentre dalla Libia vediamo arrivare dei barconi molto più grandi con centinaia di persone ammassate. Ci sono uomini, bambini e donne di tutte le età. Alcuni abbiamo dovuti lasciarli al molo questa notte perché all’hotspot in quel momento non ci stavano per le procedure di identificazione».


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