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Luca Morisi

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UNA FACCIA comune, lineamenti gentili da agente immobiliare, fisico minuto (anche se, a digitarlo su Wikipedia, compare un nerboruta rugbysta, suo omonimo) inguainato in grisaglie antiche, un cervello strategico, un uso inconsulto di stupefacenti. 

Tutto questo è Luca Morisi, 47 anni, mantovano, lo spin doctor padanissimo del più padano di tutti – Matteo Salvini – che ha abbandonato l’antro della Bestia per riaccucciarsi in un tormentato anonimato.

Morisi, laureato col massimo dei voti in Filosofia, esperto di comunicazione e di marketing politico dei media a Verona, è il demiurgo del social: colui il quale ha reinventato l’immagine di Salvini attraverso il mitico, ustionante algoritmo – la “Bestia”, appunto –  che ha abilmente mescolato la vita pubblica e quella privata di leader leghista (foto di Matteo in cucina, scene con la fidanzata, la panoramica sul salotto di casa mentre guarda il Grande Fratello, robe così lussureggianti su Instagram). Morisi era l’ideologo della comunicazione pop ma anche urlata al punto giusto: era quello, per dire, che aveva suggerito a Salvini di citofonare, in campagna elettorale, a un giovane presunto spacciatore approcciato con l’indimenticabile: “Scusi, lei spaccia?…”. Frase che già allora sembrava il titolo di un film di Alberto Sordi; ma oggi, alla luce dell’indagine per spaccio di droga liquida per lo stesso Morisi, be’, rappresenta la nemesi e il contrappasso.

Per onor di cronaca il ragazzo bersagliato da Salvini spacciava davvero. Ma, quando, giorni fa il leghistissimo Morisi, con la sua sublime capacità di rendersi invisibile allo spettro luminoso della politica, diede le dimissioni accampando “motivi personali” si sprecarono le ipotesi. Le più variegate ipotesi. Morisi lascia perché inviso a Giorgetti che sta imponendo la sua linea. Morisi molla perché il suo tipo di comunicazione sta spiazzando i militanti sul territorio. Morisi si defila perché la Lega di governo deve mettere il doppiopetto alle parole (oggi hanno le parole indossano la canotta e i leggins da palestra). Eccetera.

Tutti rimasero spiazzati anche perché Morisi, da quando ha aiutato “il Capitano” a portare la Lega dal 4% al 34% , ha sempre lavorato, nell’ombra,  come un pazzo. Ultimamente, per dire, aveva personalmente aperto un filo diretto con Flavio Tosi, cacciato (da Salvini) nel 2015 e ora riproposto per una futura alleanza elettorale proprio a Salvini; il quale s’è lasciato scappare “… il mio telefono è sempre accesso”, pur ingollando un Maalox, e considerando lo stesso Tosi come Van Helsing considerava il Conte Dracula.

Ora si capiscono le dimissioni estemporanee dello stratega. Una banale storia di droga come tante. Morisi è costernato, confessa la sua fragilità emotiva, afferma di non aver commesso alcun reato, ma chiede scusa al partito; Matteo lo perdona e gli allunga la mano. Morisi rimarrà esiliato a Sant’Elena come Napoleone al crepuscolo, chissà per quanto. Tutti, da Fedez perfino a Lapo Elkaan (oggetto di battute salviniane, per essere un po’ drogato) si divertono a prenderlo per il culo. La Lega ha perso la sua anima tormentata e populista. La Bestia è rientrata nell’antro, Ma non è affatto detto….


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