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L'assessore Gallera e il presidente Fontata

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Non è colpa mia ma tua, sua, o di altri ma in ogni caso non mia! È espresso in maniera forse un po’ grossolana, ma il concetto, in sé piuttosto elementare, è proprio quello dello scaricabarile: tale è il refrain della Lega in Lombardia, che, ad ogni livello, sta cercando di allontanare da sé la responsabilità della mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e a Nembro, su cui stanno indagando i Pm di Bergamo, che hanno ascoltato lungamente anche il premier Giuseppe Conte. La Procura ha nominato un pool di periti per gli accertamenti che analizzeranno i dati epidemiologici dei due comuni all’inizio di marzo, quando appunto si escluse l’istituzione della zona rossa. La perizia farà parte degli atti dell’inchiesta, che è complessa anche dal punto di vista tecnico: ricostruire nel modo più dettagliato possibile è quindi un modo per capire se chiudere tutto sarebbe stata una misura efficace contro la diffusione dell’epidemia o se invece, ai primi di marzo, fosse già troppo tardi.

Un lavoro impegnativo, che sta coinvolgendo questa e altre Procure, mentre il governo lombardo è alla ricerca di vie di fuga, attuando varie strategie: “l’odio politico ha attaccato la Regione Lombardia – ha lamentato Fontana su facebook stigmatizzando ciò che definisce – quello sciacallaggio che ha cercato di infangare la mia Giunta proprio nel momento in cui il fronte della pandemia richiedeva più attenzione. Riscontro un clima irrazionale, pericoloso per la nostra democrazia, qualcosa nel Paese rischia di naufragare: la ragione”.

Sentendosi vittima di quell’odio, domenica il governatore, sotto scorta da qualche settimana, nel giorno festivo ha fatto sapere: «questa mattina, come sempre mi sono svegliato molto presto, ho pensato di fare una breve passeggiata, è domenica e staccare la mente prima di immergersi nel lavoro può far solo bene. Mi stavo preparando quando ho razionalizzato, non posso uscire, sono sotto scorta e non mi sembra bello costringere gli Agenti a seguirmi sebbene il loro attaccamento al lavoro non li farebbe batter ciglio». In casa e davanti al televisore: poche ore dopo sullo stesso social Fontana ha aggiuto, commentando la trasmissione “Mezzora in più” di Lucia Annunziata (dove era ospite Ferruccio de Bortoli il quale ha anche accennato alla Lombardia): «sull’ammissione degli errori mi sento come Governatore di dover rispondere. Abbiamo commesso degli errori di comunicazione? Forse, probabilmente, ma sfido chiunque a vivere in trincea, sotto il fuoco nemico, ed essere esente da qualunque giudizio».

Strategia del “Non è colpa mia” anche a Bergamo, dove la Lega in consiglio comunale ha attaccato il sindaco sulla mancata zona rossa in Valseriana: le camice verdi locali chiedono a Giorgio Gori se «abbia ricevuto richieste o pressioni da singoli imprenditori e/o associazioni di categoria perché intercedesse presso il Governo Nazionale o i parlamentari del suo schieramento politico al fine di dissuadere l’istituzione della zona rossa di Alzano e Nembro».

La replica è arrivata dal vicesindaco, Sergio Gandi, su facebook dove ha bollato l’iniziativa come “inaccettabile e paradossale – perché – tenta di coinvolgere il sindaco in polemiche che riguardano altri livelli istituzionali; di certo, il sindaco di Bergamo non ha nulla a che fare con questa vicenda, trattandosi di altro Comune, estraneo a quelli che avrebbero potuto essere inclusi nella zona rossa; a detta degli stessi magistrati e in base alle norme del nostro ordinamento giuridico, si può discutere di chi potesse istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro, se potesse e dovesse farlo il Governo o la Regione, ma nessuno ha mai invocato responsabilità dei Sindaci dei due Comuni interessati, uno dei quali appartiene, peraltro, allo stesso partito che presenterà l’interpellanza, e tanto meno di Sindaci di altri Comuni».

Di chi è la colpa? È la domanda che si pone pure Gianpietro Maffoni sindaco di Orzinuovi, paese della provincia di Brescia e tra i più colpiti dal Covid-19: il Primo cittadino, in qualità di senatore (di Forza Italia), ha rivolto l’interrogativo al Ministro della salute Roberto Speranza e ora attende risposte per motivare perché il suo paese, così come altri nel bresciano e nella bergamasca, non siano stati proclamati zona rossa. Questo sebbene il sentore della gravità della situazione fosse già diffuso: il 22 febbraio, senza ancora casi accertati sul territorio comunale, il sindaco di Orzinuovi aveva emesso in via cautelativa un’ordinanza per evitare assembramenti; revocate anche le feste e le sfilate di Carnevale e chiusi impianti sportivi, asili nido e le scuole materne, oltre che sospese le visite alla casa di riposo della zona. Maffoni insomma aveva messo in atto, seppur forse senza capire ancora bene il contesto ma pur sempre con grande allarme, quelle misure che un Primo cittadino può prendere, mentre per le altre, di competenza non sua, oggi chiede conto, unendosi alla lista delle tante persone decise ad avere verità e giustizia.


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