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Torna l’incubo residenze sanitarie per anziani in Lombardia. Nelle Rsa sono morti a centinaia in primavera, ma è arrivata lo stesso la notizia di un focolaio da 22 contagiati proprio in una di queste. In 10 sono stati portati in ospedale, ma sembra che nessuno sia in condizioni gravi. «Tutti i residenti della struttura sono stati immediatamente sottoposti a tampone; 20 anziani sono risultati positivi a Covid-19, ma completamente asintomatici.

Dei 21 anziani positivi a Covid, soltanto 10 (di cui 9 asintomatici) sono stati trasferiti in ospedale – si legge in un comunicato di Coopselios, cooperativa sociale che gestisce la Residenza sanitaria assistenziale ‘Quarenghi’ di Milano – Gli altri positivi asintomatici sono in attesa di essere ricoverati non appena le strutture ospedaliere comunicheranno la disponibilità dei posti letto per ora riservati a casi di maggiore gravità».

L’allarme è scattato quando le condizioni di salute di un ospite sono peggiorate: «La Rsa ‘Quarenghi’ può accogliere 140 anziani residenti in condizioni di non autosufficienza fisica e/o psichica. Nei giorni scorsi erano presenti complessivamente 123 ospiti quando uno di loro ha manifestato sintomi riconducibili a Covid; sottoposto a tampone nasofaringeo è risultato positivo ed è stato immediatamente trasportato in ospedale, così come previsto dalle nuove disposizioni emanate dalla Regione Lombardia in caso di contagio da Coronavirus», continua il comunicato.

Per ora i numeri non sono ancora definitivi, perché si attendono i risultati degli ultimi tamponi come prosegue il comunicato della cooperativa: «Ad oggi (ore 11 del 28 agosto) siamo in attesa dei risultati di laboratorio solo per gli ultimi 24 anziani sottoposti a tampone. Anche tutto il personale della Rsa ‘Quarenghi’ è stato sottoposto a tampone: tre persone sono risultate positive e sono già state poste a riposo.

Nel rispetto delle procedure, non è consentito l’accesso dei familiari in struttura, tranne in casi eccezionali autorizzati dalla Direzione sanitari; i familiari che sono stati debitamente informati delle condizioni di salute dei loro cari – conclude la cooperativa Coopselios -. Gli anziani mantengono un contatto costante con le famiglie tramite videochiamate o telefonate. La situazione è gestita e monitorata quotidianamente dal personale sanitario e socio-assistenziale dell’ente gestore nel rispetto delle procedure e dei protocolli in essere».

L’allarme scattato in Lombardia è stato come un brivido lungo la schiena perché da quattro giorni ormai non si registrano decessi legati al Covid e i numeri dei contagiati erano in aumento, ma di poche unità rispetto alla quantità di tamponi: la percentuale dei positivi riscontrati rispetto ai tamponi effettuati è dell’1,6% e i pazienti in terapia intensiva sono calati da 17 a 14.

L’allarme al Quarenghi è scattato anche perché oltre ai lutti la quarantena ha lasciato uno strascico di inchieste: Regione Lombardia è in particolare stata coinvolta nelle inchieste che riguardano le strutture del Pio Albergo Trivulzio e la Fondazione Don Gnocchi: la delibera dell’8 marzo ha consentito l’invio di persone positive al virus nelle strutture per alleggerire la pressione sugli ospedali.

Spetterà ai magistrati stabilire eventuali responsabilità per i numerosi morti, con le famiglie che chiedono alla Comunità europea di vigilare sulle indagini. Perché, dicono, potrebbero esserci gli estremi per il reato di crimini contro l’umanità. Le indagini saranno lunghe perché i testi sono stati sentiti entro la fine di giugno, ma poi è iniziato l’immane lavoro di analisi di centinaia di cartelle cliniche da parte degli esperti reclutati dalla Procura.

Il presidente del Pio Albergo Trivulzio Maurizio Carrara, 66 anni, ostenta sicurezza: in un’intervista a il Giornale ha affermato che nel suo istituto sono state salvate più vite che in altre residenze per anziani. E in effetti il problema delle strutture per la terza età è ampio il Lombardia: sebbene sia quella di cui si è parlato di più,

’inchiesta sul Trivulzio è solo uno dei 20 fascicoli aperti. Ma come per la più nota, anche per le altre i pm del pool guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano sono in attesa delle relazioni degli esperti. Un lavoro quello dei consulenti che durerà ancora settimane.

Intanto in molti si chiedono come sia possibile che proprio in Lombardia, proprio nelle Rsa, si ripresentino focolai di Covid. I mesi passati forse non sono serviti per organizzare meglio il sistema di accoglienza e tutela degli anziani in Lombardia. Per ora l’ipotesi più probabile resta quella di qualche parente o membro del personale che ha contratto il virus durante le ferie e lo ha poi trasmesso agli ospiti della Quarenghi. Se così fosse il sistema di monitoraggio avrebbe mostrato una falla impensabile per un territorio che ha subito più duramente i colpi della pandemia. Ma in ogni caso l’ennesimo focolaio in una Rsa è un’ulteriore mazzata psicologica per la giunta del presidente leghista della Lombardia Attilio Fontana.


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