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Riserbo sui morti nelle Rsa lombarde. La linea di Regione Lombardia è di non specificare quanti anziani siano morti in ciascuna residenza dedicata alla terza età.

Vengono forniti i numeri dei decessi, ma non il dettaglio delle singole strutture: il motivo è che i consulenti legali del Pirellone non vogliono mettere a rischio la reputazione delle singole aziende mentre ci sono indagini in corso nonostante le pressioni delle opposizioni. Ma la questione della gestione dei mesi dell’emergenza tornerà presto all’ordine del giorno: lunedì infatti si insedierà la commissione d’inchiesta regionale a cui è affidato il compito di esaminare l’operato dell’Amministrazione regionale durante il lockdown.

Durante la seduta – che come previsto dal regolamento si svolgerà a porte chiuse e sarà presieduta dal Presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi – la commissione sarà chiamata ad eleggere il proprio presidente, che dovrà essere espressione dei gruppi di minoranza e dovrà essere votato a maggioranza dei componenti della commissione, secondo il principio del voto ponderato sulla base della consistenza numerica di ciascun gruppo consiliare.

Si tratterebbe di un passo avanti politicamente rilevante perché l’insediamento della commissione era bloccato per i veti incrociati dei gruppi consiliari. Come prima presidente era stata votata Patrizia Baffi, consigliera regionale di Italia Viva, ma con i soli voti della maggioranza. Ora invece pare che si sia trovato un accordo: alla presidenza si insedierà Gian Antonio Girelli, bresciano, 58 anni, eletto col Pd e già componente della terza commissione permanente Sanità del Pirellone. Mauro Piazza di Forza Italia invece dovrebbe diventare vicepresidente. Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone, assicura che andrà tutto come previsto.

Intanto però i consiglieri Elisabetta Strada (Lombardi Civici Europeisti) e Niccolò Carretta (Azione) insistono per avere i dati effettivi sulle Rsa: “Vogliamo sapere che cosa è successo in ogni singola Rsa lombarda, ma Regione Lombardia fornisce solo i dati ‘aggregati’, ufficialmente per tutelare la reputazione professionale di ciascuna Rsa, ma il dubbio è che qualcuna di queste strutture abbia avuto più casi di altre”. Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, stava per renderli disponibili il 9 settembre, hanno precisato i due esponenti dell’opposizione, ma è stato fermato dai consulenti legali dell’assessorato.

Alcuni numeri però ci sono e rendono l’idea dello sforzo a cui è stato sottoposto il sistema sanitario lombardo: al 7 settembre 2020, sono risultati positivi al COVID 2755 medici, 4952 infermieri, 102 ostetriche, 1917 OSS, 550 tecnici sanitari, 837 altri operatori sanitari, 1074 operatori con profilo non sanitario e 436 medici di medicina generale. Di questi risultano deceduti 35 medici, 6 infermieri, 1 ostetrica, 9 OSS, 1 tecnico sanitario, 2 altri operatori sanitari, 4 operatori con profilo non sanitario e 18 medici di medicina generale.

E le Rsa hanno subito più di altri questo uragano: “Alla data del 31/5 sono risultati positivi al Covid 14.357 ospiti di Rsa” spiegano da Regione in una risposta scritta a Carretta e Strada di cui 3.139 deceduti. Mentre alla “data del 31/7 sono risultati positivi al Covid 14.703 ospiti di Rsa” di cui 3.378 scomparsi. “In entrambi i casi, il decesso è avvenuto prima della data di guarigione da Covid – precisano nel documento – Dalla lettura dei dati incrociati dell’Anagrafe Regionale e del flusso delle Dimissioni Ospedaliere (SDO) risultano 1.776 ospiti di Rsa che hanno avuto un ricovero con diagnosi Covid e dimessi entro il 31/5. Tale dato ammonta a 2.352 alla data del 31/7”. Una strage su cui stanno indagando i magistrati, quindi ci vorrà tempo per capire se ci sono state errori e colpe nella gestione delle settimane della quarantena. Nel frattempo infatti la Lombardia sta cercando di affrontare la ripartenza più difficile della sua storia.


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