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Fresco di riconferma come governatore, Vincenzo De Luca torna a imbracciare il lanciafiamme per contrastare l’epidemia di coronavirus. Troppi i 248 casi registrati mercoledì scorso in Campania (ieri il dato è, però, sceso a 195). Torna così l’obbligo di mascherine all’aperto. Un provvedimento che supera quello varato dal governo a fine agosto: la protezione va indossata sempre, indipendentemente dalla fascia oraria.

«È disposto l’obbligo, su tutto il territorio regionale – si legge nell’ordinanza – di indossarle anche nei luoghi all’aperto, durante l’intero arco della giornata, a prescindere dalla distanza interpersonale, fatte salve le previsioni degli specifici protocolli di settore vigenti (ad esempio per le attività di ristorazione, bar, sport all’aperto)». Esenti i bambini di età inferiore ai 6 anni e «i portatori di patologie incompatibili con l’uso della mascherina e durante l’esercizio in forma individuale di attività motoria e/o sportiva». Resta, poi, «l’obbligo di rilevare la temperatura corporea dei dipendenti ed utenti degli uffici pubblici ed aperti al pubblico e di impedire l’ingresso, contattando il Dipartimento di prevenzione della ASL competente, laddove venga rilevata una temperatura superiore a 37,5 gradi C°». 

Il provvedimento vale sino al 4 ottobre «fatta salva l’adozione di ulteriori provvedimenti in conseguenza della rilevazione quotidiana dei dati epidemiologici della Regione». De Luca, da sempre schierato fra i falchi delle misure anti Covid, ha sottolineato la necessità di ripristinare comportamenti responsabili «a maggior ragione con l’apertura delle scuole. Se vogliamo evitare chiusure generalizzate è necessario il massimo rigore».

Spaventano alcuni focolai locali, come quello di Somma Vesuviana (Napoli) dove l’obbligo di mascherina all’aperto era entrato in vigore già prima del giro di vite inferto da De Luca. «Abbiamo 59 positivi, di cui 49 attivi, e 80 persone in isolamento – ha spiegato il sindaco Salvatore Di Sarno rivolgendosi ai suoi concittadini – dobbiamo evitare assembramenti e di frequentare luoghi affollati. Questo virus non guarda in faccia nessuno e noi ancora non lo conosciamo». C’è poi stata la vicenda di Sperone (Avellino), paese nel quale si è resa necessaria l’adozione di un lockdown soft: uscite consentite solo per motivi di stretta necessità, aperture degli esercizi limitate a quanti vendono beni di primaria importanza.

I DATI

Quello campano è solo uno dei casi di un Centro-Sud che ha smesso di essere isola felice dell’epidemia. Le riaperture ai viaggi interregionali, prima, e le vacanze estive, poi, hanno portato il virus lì dove sembrava trovare terreno meno fertile, smontando a quanto pare i teoremi su presunte condizioni climatiche e meteorologiche ostili al Covid19. Lo dimostra, fra l’altro, l’ultimo report pubblicato da Iss e ministero della Salute sull’andamento del contagio – relativo alla settimana 7-13 settembre – che inserisce ben 3 regioni meridionali nella lista dei cinque distretti territoriali dove l’indice Rt è superiore al valore di uno: Puglia (1,13), Sicilia (1,08) e Calabria (1,07).

Altro dato da tenere in considerazione è quello che viene dall’istant report sull’andamento della pandemia in Italia pubblicato periodicamente dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica di Milano. Lo studio certifica un generale aumento dei positivi al tampone ricoverati, sia pur con importanti differenze fra le tre macro regioni.

RICOVERATI

Nel Mezzogiorno la crescita degli ospedalizzati, rispetto ai pazienti positivi, dall’8 al 15 settembre è passata dal 7,74% all’8,52%. Incremento che è quasi doppio rispetto a quello del Nord (dal 4,19% a 4,38%). Fa peggio, in termini assoluti, il Centro, che passa dal 7,96% al 8,55%. Ma confrontando i due dati si nota che, nell’ambito della stessa settimana, nel Mezzogiorno il dato dei ricoverati è salito a una velocità maggiore: 0,78% contro lo 0,59% del Centro.

In quest’ultima macroregione i territori più interessati sono Abruzzo e Lazio, divenuto nel frattempo il secondo per numero di malati attuali dopo la Lombardia, sia pur con un indice Rt inferiore a uno grazie alla intensa attività di contact tracing. Al Sud preoccupa la Puglia, dove il rapporto ricoverati/positivi il 15 settembre era del 12,22%, anche se in calo rispetto alla settimana precedente. Seguono Calabria (8,82%), Sicilia (8,23%), Campania (7,67%), Sardegna (7,14%) e Basilicata (4,35%).


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