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Chi da bambino non aveva paura dei “morti viventi”? Popolavano i film horror quei cadaveri in movimento, privi di pensiero e battito, in vita senza essere vivi. Crescendo, intuisci che i “morti viventi” esistono anche al di fuori dello schermo.

Non li riconosci dal pallore esangue o dai graffi; a volte ricoprono ruoli di prestigio, a volte appaiono socialmente vincenti; ma nel loro cinismo o buonismo, nel loro calcolare sempre la propria convenienza, percepisci un senso di distruzione e di morte.

Crescendo, scopri anche che l’esatto contrario dei “morti viventi” sono i “vivi sepolti”: quelli che stanno sotto terra, ma con il loro pensiero e il loro battito continuano ad animare le coscienze; continuano a essere vivi nelle vite degli altri, a respirare dando respiro a chi ne ha bisogno. Sono “vivi sepolti” certi scrittori, pittori, filosofi, registi, fisici, matematici, sociologi, … dai quali tuttora impariamo a sognare, ad avere rispetto, a trovare il coraggio, a lottare, a distinguere giusto e sbagliato, al di là della propria convenienza. Nei loro messaggi, eternamente validi, si percepisce un senso di costruzione e di vita.

Questa settimana, a Montecitorio, nel corso della crisi di governo, sono state scomodate decine di “vivi sepolti”: la Madonna, Federico II di Svevia, Manzoni, il Matteo del Vangelo, Virgilio, Buber, Habermas…

Per un intero pomeriggio, i politici hanno sfoderato citazioni di secoli e millenni fa, declamando aforismi recuperabili anche su internet, slegati dal contesto e dal pensiero complessivo che in origine li aveva generati.

Aforismi di autori che, se oggi fossero in carne e ossa, forse non sarebbero nemmeno pubblicati o avrebbero difficoltà a emergere, forse sarebbero al centro di polemiche. Alla fine di quel pomeriggio si è resa ancora più evidente la magia delle parole: possono risultare piene o vuote, suonare vere o false, a seconda dell’animo e del comportamento di chi le pronuncia. Quando sono sostenute da un sentire e da un agire corrispondenti hanno valore, altrimenti non ne hanno.

L’augurio per il nuovo governo, qualunque esso sia, è che s’impegni affinché “i nostri figli” un giorno possano portare a esempio la rettitudine di un politico attuale, citando «Come sosteneva Salvini…», «Di Maio direbbe…», «Secondo Renzi…» e che all’ascolto quella frase suoni piena e giusta; che, oltre al pensiero di Buber e Habermas, si scopra il nostro pensiero; che, insieme al cuore immacolato di Maria, torni a battere quello degli uomini.


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