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A quelli che vengono venduti per trenta denari.

A quelli che “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”.

A quelli a cui è assicurato che non saranno mai rinnegati, ma al terzo canto del gallo quante promesse infrante.

A quelli la cui giustizia è nelle mani di Pilato.

Agli innocenti mischiati coi colpevoli.

Agli onesti a cui si preferiscono i ladroni.

A quelli che la propria croce se la portano da soli, a differenza di tanti che le loro croci le caricano sulle schiene degli altri.

A quelli che figli non sono mai stati.

A quelli che “Dio, perché mi hai abbandonato?” e continuano ad aspettarlo.

A quelli che il diavolo l’hanno visto nel digiuno e nel deserto e non gli hanno dato ascolto.

Ai nessuno che compiono miracoli ogni giorno, senza riconoscimento.

A quelli che non sono al riparo, ma sono un riparo.

Ai re scherniti, mentre i buffoni troneggiano.

Agli ultimi che non saranno mai primi, perché non gareggiano.

A loro vorrei poter dire che esiste davvero una resurrezione dopo la morte, ma non ho mai saputo dire ciò che non conosco. So soltanto che esiste una resurrezione in vita ed è altrettanto preziosa. È una resurrezione ogni volta che da una fine si crea un inizio, ogni volta che in mezzo alle macerie resiste un battito, ogni volta che non ci si lascia contaminare dal male, ogni volta che si nutre l’amore e non il dolore.

A loro vorrei poter dire che esiste davvero la salvezza eterna e il regno dei cieli.

Ma qui sulla terra il cielo è uno solo e salvare il salvabile resta sempre l’istinto più grande, il più nobile.


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