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Particolare dell’ “Ecce Homo” di Madrid

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4 minuti per la lettura

Non ho avuto dubbi quando, il 25 marzo, un amico pittore di Lavello, Antonello Di Pinto, pendolare tra Italia e Spagna, mi inviò la fotografia di un dipinto, accompagnata da un messaggio che indicava il suo impegno con un mercante nella ipotesi che l’autore potesse essere identificato: “Buongiorno prof, ho intercettato questo dipinto, ho un magnate dell’antiquariato che preme per l’acquisto a cifre significative, sto cercando di capire perché. Io avrei individuato un giovane Mattia Preti o altro pittore romano intorno al 1630, ma io sono io e tu sei la massima autorità in questo campo. Mi dici spassionatamente che ne pensi? Nel caso il magnate lo acquistasse saresti disposto a expertise? Ovviamente sempre ché il nome del pittore valga l’expertise di Sgarbi…. Tuo discepolo Antonello Di Pinto”.

Non gli chiesi dove era il dipinto, viste le circostanze, ma pensai subito, con incontenibile emozione, di essere davanti a un nuovo Caravaggio.

Altro che Preti o Ribera!

Feci una rapida ricerca e trovai che il dipinto era in vendita in un’asta a Madrid per 1500 euro. Da quel momento pensai di accettare la sfida senza parlarne con nessuno, secondo la buona regola di non fare troppo rumore su un’opera che aveva già raccolto l’attenzione di occhi esperti.

La mia convinzione era incrollabile, ma l’ingenuità o l’audacia di chi meditava di acquistarlo fuori asta accesero un incendio di curiosità che si diffuse come la calunnia di Rossini, “come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale” , che si intende nel secondo messaggio di Antonello Di Pinto, il 7 aprile : “Buongiorno Vittorio, ci sono novità sul dipinto, appena puoi chiamami. Grazie” .
A Madrid era accaduto di tutto, e i proprietari del dipinto avevano deciso di ritirare il quadro dall’asta.

Fine delle trasmissioni.

L’ 8 Aprile, a partire da un mio articolo su “il Giornale” , venne giù il mondo, e numerosi esperti rivelarono un concorde pensiero per l’evidenza dell’opera che, nella sua asciutta e potente semplicità, non poteva che essere di Caravaggio. Sì, andava pulita, studiata con pazienza; ma parlava una sola lingua. È raro, nel nostro settore, che tutti gli studiosi siano d’accordo all’unisono. Ma perfino il Prado e lo Stato spagnolo confermarono l’interesse, vincolando il dipinto a non uscire dal paese. Resta italiano e dipinto in Italia, ma le ricerche scatenate dall’euforia lo documentano a Madrid dalla metà del Seicento.
Tutto questo ho voluto illustrarlo nel libro “Ecce Caravaggio. Da Roberto Longhi a oggi” (La nave di Teseo editore), che è la storia di due mesi di approfondimenti, come mai era stato per un dipinto, sui giornali di tutto il mondo e in una formidabile palestra, animata da un amico del più assiduo caravaggista, Maurizio Marini: il sito “aboutartonline.com” di Pietro di Loreto , entusiasta del traffico degli interventi, e benemerito per la velocità dei contatti e lo scambio di idee, con continui colpi di scena, riflessioni critiche e scoperte documentali. Altri, preziosi, sono apparsi su “Finestre sull’arte” del puntuale Federico Giannini.

Un fenomeno senza precedenti, registrato nel libro dagli scrupolosissimi riscontri di Michele Cuppone che, a sua volta, ha chiamato, a dare il loro contributo sui temi più dibattuti, valenti giovani studiosi come Francesca Curti, Sara Magister, Barbara Savina, Giacomo Berra. Sulla “Maddalena in estasi” , l’opera di Caravaggio di cui si è molto discusso in tempi recenti, ho messo a confronto le posizioni di Mina Gregori, decana degli studi caravaggeschi, e di Gianni Papi, il più versatile fra gli ultimi studiosi.
La mia intenzione, dopo la folgorante apparizione del nuovo dipinto, un drammatico “Ecce Homo” , era ripercorrere settant’anni di ricerche e approfondimenti dopo la mostra del 1951 in Palazzo reale a Milano, voluta da Roberto Longhi, che rivelò Caravaggio al mondo. Longhi scolpì il suo Caravaggio; da allora sono state scoperte 15 opere nuove, universalmente accettate, proposte da diversi studiosi: Denis Mahon, Mina Gregori, Benedict Nicholson, Luigi Salerno, Ferdinando Bologna, Pierre Rosenberg.
Uno di loro, Sergio Benedetti, restauratore, divenne famoso soltanto per il ritrovamento a Dublino della versione originale di un potentissimo capolavoro, la “Cattura di Cristo”. Tanto può fare Caravaggio.

Ma mai, nella storia dell’arte, un dipinto, uscito improvvisamente dalla notte dei tempi, aveva fatto tanto clamore, e generato tanto morbosa curiosità, come questo “Ecce Homo” di Madrid, la cui storia ho voluto raccontare.


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