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È una ragazza sui trent’anni. La sua bellezza non viene offuscata neanche dall’abbigliamento dismesso e dal sorriso spento sul volto. Spinge una carrozzina, dove un piccolo di pochi mesi cerca di afferrare invano una piccola luna colorata di peluche attaccata sul copri sole. Entra in un tabaccaio, apre un borsellino in plastica marrone e cambia 20 euro in gettoni. Poi, con il piccolo accanto, li inserisce in una slot machine. Un gesto che ha fatto tante volte. Perde, vince e perde per meno di quindici minuti. Poi attraversa la strada ed entra in un alimentari dove vendono prodotti discount, dopo aver recuperato dal borsellino una banconota da 10 euro ed un mazzetto di piccoli talloncini colorati con le offerte della settimana.

In Italia abbiamo una slot machine ogni 151 abitanti, e siamo in cima alla classifica europea: in pochi anni abbiamo doppiato Spagna e Germania. Gli ultimi dati sulla ludopatia sono un vero e proprio bollettino di guerra. I giocatori in cura in Italia sono attualmente poco meno di 15.000 mentre quasi 900.000 sono a rischio di diventarlo nei prossimi tre anni. Di questi, la metà sono  disoccupati, il resto è rappresentato da pensionati e casalinghe. Un fenomeno allarmante, se consideriamo che un milione di giovani tra i 15 ed i 19 anni ha già iniziato a giocare. Una ulteriore preoccupazione è data dai giovanissimi tra i 7 ed i 9 anni che sono già stati iniziati almeno una volta al gioco da genitori, parenti o amici.

«I legislatori hanno tentato recentemente di occuparsi del problema», mi dice Alex, volontario presso uno dei centri di assistenza per Giocatori Compulsivi di Roma, «ma si sono trovati tra l’incudine ed il martello. Da una parte desiderano salvaguardare la salute dei cittadini, dall’altra si vedrebbero costretti a rinunciare ad entrate importanti per l’erario».

Nel 2017 gli italiani hanno giocato per 101,8 miliardi di euro, facendo registrare una crescita di 5 miliardi rispetto al 2016. Con la legge di stabilità 2018 è stato previsto un aumento dell’1,25% del prelievo sulle giocate di slot machine e video lotterie, che dovrebbe permettere allo Stato di incassare 600 milioni di euro. L’obiettivo era quello di aumentare il costo delle giocate per scoraggiare gli italiani in generale a giocare, invece i giocatori non sono affatto diminuiti.

Parallelamente, con il Decreto Dignità, lo Stato ha varato una serie di accorgimenti per arginare il fenomeno del gioco. Ha vietato qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi, scommesse e al gioco d’azzardo. E poi introdotto norme relative alle avvertenze sul rischio dipendenza sui tagliandi delle lotterie istantanee, negli apparecchi da intrattenimento e nei locali dove sono installati. Disposto inoltre che l’accesso a slot machine e video lotterie venga consentito solo ai maggiorenni in possesso di tessera sanitaria, escludendo quindi i minori. E gli apparecchi privi di meccanismi per impedire agli under 18 di giocare devono essere rimossi. L’Istituto Superiore di Sanità ha attivato il Telefono Verde Nazionale per le problematiche legate al Gioco d’Azzardo (800 558822).

I giocatori che stanno acquisendo una maggiore consapevolezza della loro problematicità, ed i loro familiari che avvertono il bisogno di aiuto, possono trovare sostegno.

«Durante il confinamento domestico dovuto al Covid», continua Alex, «i giocatori d’azzardo hanno iniziato a soffrire di stress, manifestando poi aggressività e perdita del sonno. Molti rapporti familiari si sono inaspriti, specialmente in quei casi dove i ludopatici erano abituati a nascondere la dipendenza ai loro cari. Le telefonate al Centro si sono moltiplicate, con una durata media per conversazione che si è addirittura triplicata. Alcune chiamate si sono protratte per oltre un’ora».

«Ma mentre i bar, le sale Bingo le video lotterie erano chiuse», afferma Paolo Jarre, Direttore del Dipartimento Patologia delle Dipendenze della Asl 3 di Torino, «molti ludopatici hanno risolto il problema passando dal gioco fisico a quello online. Sul web il denaro dura più a lungo perchè le vincite sono il 95% della somma spesa contro il 75% di slot & C. Con tanto tempo a disposizione alcuni giocatori se ne sono stati davanti allo schermo del computer anche per 20 ore di fila. Altri invece hanno battuto la strada dell’illegalità e delle sale clandestine in mano alla criminalità organizzata».

«A beneficiare di più dello stop al gioco sono stati i ludopatici lievi», continua, «quelli condizionati dall’offerta, che giocavano perché al bar del caffè c’era una slot accesa. È stato un vantaggio anche per chi era in cura. Molti dei pazienti sono commercianti o lavoratori indebitatissimi, che hanno studiato piani di ammortamento con le banche nell’ambito della terapia. Gente che non incassava più una lira ed era devastata dal timore che una rata non pagata bloccasse il loro percorso di riscatto. Un problema in più che il mondo del credito dovrebbe aiutare a risolvere».

D’altra parte la Federazione Italiana Esercenti Gioco Legale ha evidenziato che alcune misure contenute nel Decreto Rilancio stanno mettendo in ginocchio il loro settore. La mancata immediata riapertura di molte strutture nella seconda fase dell’emergenza Covid, ha messo in forse l’attività di oltre 12.000 esercizi, per una perdita stimata di oltre 60.000 posti di lavoro. Un danno devastante dal punto di vista sociale ed economico per tutto il Paese, oltre che un assist insperato per le organizzazioni criminali, che lucrano sul gioco illegale non autorizzato dallo Stato.

Resta il fatto che chi ha un reddito meno elevato spende oggi più soldi nel gioco d’azzardo che in passato. In quelle regioni italiane del Sud dove il tasso di disoccupazione è al di sopra della media nazionale, molti cittadini tentano quotidianamente la sorte.


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