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Ho avuto la fortuna di partecipare con i miei “Racconti di quarantena” al Festival della Cultura Mediterranea di Imperia, che quest’anno è giunto alla sua XX edizione. Nella magia del centro storico della città, Porto Maurizio, ho incontrato altri autori che mi hanno raccontato le loro trame.

Ad Imperia il mio sguardo spaziava all’infinito, osservando il colore del mare che si confondeva con quello del cielo, senza apparenti limiti divisori. Imperia, così vicina alla Francia mi ha fatto pensare ai molti i confini che abitano la nostra esistenza: spaziali, temporali, culturali, scientifici e quelli dell’anima…tracciare un CONFINE non vuol dire solo separare due elementi; significa segnare, donare esistenza a ciò che è altro da noi, per oltrepassarlo o per limitarlo: la scelta è nostra.

Il confine non è solo una linea di demarcazione, o una porta serrata, ma un varco da attraversare con una buona guida.

Mentre mi gustavo la vista la mia mente divagava sulle idee di limite, nelle frontiere e nelle differenze, nell’alterità e nel passaggio tra dentro e fuori, tra noto e ignoto.

Ho avvertito labili tutti i limiti: quelli del silenzio e del canto del vento, quelli dei raggi del sole, quelli della vegetazione che svettava come una sentinella, quelli delle acque cristalline del golfo, quelli delle coste antistanti.

Il Festival mi ha fatto comprendere quante infinite possibilità e bellezza ci sono nella vita, nello scambio e nel confronto con altre persone. Quando la cultura non è solamente una lezione teorica da apprendere, ma diviene qualcosa che oltrepassa ogni confine, creando un ponte di collegamento con altre persone e altri mondi.

La pandemia ci ha fatto attraversare una tempesta nella quale, a giorni alterni, ci siamo sentiti marinai sfiduciati o al contrario con lo sguardo lungo, rivolto verso nuove terre che aspettavano di essere scoperte.

Ed è questa seconda sensazione che è prevalsa mentre ascoltavo le varie presentazioni di libri: il Festival della Cultura Mediterranea è stata un’occasione in cui ci siamo ritrovati per ritornare a parlarci, per riscrivere assieme un modo condiviso di navigare, anche se in presenza di onde altissime.

Un germoglio di idee che ci insegna il valore dell’incontro tra esseri umani, una linea che viene tracciata per formulare un nuovo percorso assieme a scrittori, giornalisti e artisti vari. Uno strumento per conoscere il segno della cultura, delle sue declinazioni del presente e dei futuri possibili.

Un modo per andare oltre il confine.


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