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Hugo Pratt (foto da https://poesia.blog.rainews.it/)

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Quando Corto Maltese dice alla misteriosa ed enigmatica Bocca Dorata che sarebbe bello vivere in una fiaba, lei risponde: “Ah, sì, sì… tu vivi continuamente nelle favole, solamente non te ne accorgi più. Quando un adulto entra nel mondo delle fiabe non riesce più a uscirne. Non lo sapevi?”

Molti hanno chiesto a Pratt se intendesse far morire Corto Maltese, lui rispose che no, Corto Maltese non sarebbe mai morto. E, a pensarci bene, è giusto che sia così perché la natura di Corto Maltese è quella di errare sulla terra e tra gli uomini, continuare ad andare. Come Peter Pan, come Ulisse, rappresenta tutto ciò che dell’uomo non finisce ma si tramanda: la voglia di conoscenza, la curiosità, la capacità di raccontare storie, la seduzione dell’ignoto.

Ed è per questo che Corto Maltese è privo dei comuni vincoli umani, “me ne andrò così tanto per andare”, non tollera alcuna ideologia, non ammette forzatura, lontano dai mistici come dai benpensanti, dai fanatici come dagli avidi. Ha invece un legame profondo con i più deboli, gli emarginati, ma pure i criminali, gli illegali, gli ultimi, i clandestini, coloro che sono spinti ai margini della storia, dell’economia, della geografia, “Non sono nessuno per giudicare, so soltanto che ho un’antipatia innata verso i censori, i probiviri… Ma soprattutto sono i redentori coloro che mi disturbano di più.” Si trova spesso coinvolto nelle loro storie, nei loro drammi, nelle aspirazioni e negli ideali, spinto dall’unico vincolo che riconosce, che arresta per qualche tempo il suo eterno vagare: quello della lealtà e della solidarietà umana.

Ma gli esseri umani con i loro dolori, desideri e amori, non sono la leva del suo movimento, come non lo sono la gloria, le ricchezze, i tesori: “è l’arcano, – dice lui stesso – il mistero, l’ambiguità, la Sfinge, l’allegoria, la sciarada quello che conta… è il simbolo, il gioco l’avventura…”

Uno degli ultimi della stirpe dei gentiluomini di fortuna, Hugo Pratt osserva lo stile di vita e il mondo che ha amato ormai al tramonto e vota la sua esistenza a renderne memoria. Racconta di mondi intrisi di misteri e luoghi ancora ignoti, di cabale, riti arcani, connessioni tra culture antiche e posti lontani che per Corto Maltese sono pulsante e vivo presente, sotterranei ed elusivi, non ancora bruciati dalla loro pedante rivelazione. Si mescolano alla storia, con i suoi eventi collettivi e macroscopici, e alle singole storie umane, che rendono tollerabile la prima: “mi piace far raccontare gli aneddoti storici da coloro che non vengono ascoltati. – Dice Pratt in un’intervista – La Storia l’ha sempre scritta chi aveva il potere di scriverla come voleva, ma se noi guardiamo dalla parte dei vinti vediamo cose bellissime che meritano di essere raccontate.”

Pratt crede nella continuità degli uomini e delle culture, e nella mescolanza. Del resto il suo sangue è inglese, veneziano, turco, ebreo marrano. In quel crocevia di popoli che era Venezia, cresce tra storie di tutte le genti, ancora bambino va a vivere in Africa e poi in Argentina, Brasile, Patagonia, Cile, Caraibi, Guatemala, Francia, Svizzera. Pratt è un romantico, anche se odierebbe questa definizione, così come Corto Maltese. Lo è nel senso di essere votato alle storie, all’ignoto, alla nostalgia di mondi scomparsi: “quando un adulto entra nel mondo delle fiabe non riesce più ad uscirne”, né intende farlo. Entrambi poi sono viaggiatori di ventura, percorrono il mondo in lungo e in largo. L’avventura per loro, però, non è evasione, fuga da qualcosa, ma è ricerca: “cercare qualche cosa, che può essere bella o pericolosa, ma che vale la pena di vivere […] L’avventura, poi, non è mai stata ben vista, né dalla cultura cattolica, né da quella socialista. È un elemento perturbatore della famiglia e del lavoro, porta scompiglio e disordine. L’uomo di avventure, come Corto, è apolide e individualista, non ha il senso del collettivo, dell’impegno per l’impegno”. Entrambi, nelle loro rispettive esistenze, sono stati apolidi e individualisti, hanno portato scompiglio nei luoghi dove hanno vissuto da stranieri, nel senso che non sono appartenuti a nessuna terra, figli di tutti e quindi di nessuno. Entrambi sono lettori insaziabili e grati di molti scrittori, saggi e poeti, tra cui Melville, Conrad, Stevenson, Borges, Shakespeare, Lugones, Arlt e Dos Passos. Ma, a differenza di Corto, Pratt è anche narratore, uno dei più grandi del suo tempo, e in più disegnatore e, attraverso il disegno, poeta: “[…] la poesia è sintetica e procede per immagini. Quando leggo, vedo le immagini, le percepisco a livello epidermico. […] e, come nella poesia, il fumetto è un mondo d’immagini, si è obbligati a coniugare due codici e, conseguentemente, due mondi. Un universo immediato attraverso l’immagine e un mondo mediato attraverso la parola.”

È per la ricerca di questa sintesi estrema e luminosa che il suo segno, con il passare degli anni e degli albi, si fa sempre più essenziale, fino a voler arrivare a poter “dire tutto con una linea”. La sua narrazione è senza alcun dubbio letteratura, letteratura disegnata come sarà definita poi, ma il suo tratto è sempre più poesia.

Corto Maltese abita la realtà senza tempo, sotterranea e condivisa, degli uomini che si sono fatti archetipo, sentimento e ideale, “[…] è in questa bruma – scriverà Umberto Eco – che affetta spazio e tempo che nascono i miti, e i personaggi sciamano per altri testi, si installano come nativi nella nostra memoria come se fossero esistiti da sempre nella memoria dei nostri padri, giovani come Matusalemme e millenari come Peter Pan, talché ci capita spesso di incontrarli anche dove non sono raccontati, e addirittura – almeno tanto è dato ai bambini – nella vita.” Corto vivrà in eterno. Pratt, invece, è morto un giorno dell’estate del 1995, ma “Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: Uno in calle dell’amor degli amici; un secondo vicino al ponte delle Meraveige; un terzo in calle dei marrani a San Geremia in Ghetto. Quando i veneziani (e qualche volta anche i maltesi..) sono stanchi delle autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie”, ed è possibile che, stanco di questa vita costituita, Pratt sia ora dietro una di quelle porte, perso per sempre in altre storie.



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