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Illustrazione di Roberto Melis

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A NAPOLI sono di casa pestilenze, colera, terremoti ed eruzioni. La peste nel 1656, il colera nel 1837, nel 1884 e nel 1973, l’eruzione nel 1944, l’epidemia del 1974. Ogni disgrazia è puntualmente preceduta da un mancato miracolo di San Gennaro, è accompagnato da sommosse di piazza ed è seguito da un rifiorire della città dove i morti hanno fatto spazio ai vivi. L’intellighenzia napoletana è stata un’avanguardia radiosa dell’Illuminismo ma i napoletani restano pre-illuministi. Secondo Kant “l’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso”. E chi non ne è ancora uscito continua a coltivare superstizioni, a imputare le disgrazie a cause magiche, a prendersela con improbabili capri espiatori, a imprecare contro bersagli astratti, sia esso lo Stato o il padreterno, a mettersi anima e corpo nelle mani di ipotetici taumaturghi per poi subito rinnegarli se non fanno i pretesi miracoli. Il Covid-19 non fa eccezione.

Secondo i sondaggi (altra entità magica, assai corteggiata dai napoletani), a gennaio solo il 30% dell’elettorato campano avrebbe rinnovato il voto in favore di De Luca. A settembre De Luca ha ottenuto il 68,6% dei suffragi. Che ha fatto il presidente in nove mesi per partorire un consenso così entusiasta e per convincere il 38,6% dei cittadini a cambiare idea e votarlo? Quali opere urbanistiche, sanitarie, finanziarie, normative, economiche, sociali è riuscito a realizzare in un arco così breve di tempo? Niente. Non ha fatto niente. Gli è bastato imitare le imitazioni di Crozza e il 38,6% dei campani è corso dietro di lui.

Qui non sono in discussione De Luca e la sua innegabile abilità di sincronizzarsi con i difetti dei napoletani. Qui sono in discussione quelle centinaia di migliaia di napoletani che non si sono ancora arresi all’Illuminismo e continuano a vivere come i giapponesi nella foresta, nutrendosi di favole e cambiando idea in base alla morale di queste favole. Non è escluso che alcuni di loro, costretti dalla camorra a votare De Luca, ora sono incitati dalla stessa camorra a sbraitare sotto le finestre dello stesso De Luca a Santa Lucia. Si era arrivati addirittura a ipotizzare che il Governo abbia ritenuto prudente ritardare di una settimana la definizione della Campania come “zona rossa” per evitare che nuovi tumulti napoletani eccitassero pericolose conflittualità nel resto d’Italia.

E così l’infantilismo dei facinorosi si è tradotto in ulteriore ritardo delle misure in difesa della salute in una città e in una regione dove già di per sé la sanità fa acqua da tutte le parti. Prosegue Kant: “Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Questa minorità è imputabile a se stessi se la sua causa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro”. Dunque, due sono le cose: o i facinorosi napoletani sono cretini, oppure sono dolosi.

E, in fine, Kant ammonisce: “La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini rimangono volentieri minorenni per l’intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. È tanto comodo essere minorenni! A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e con essi tutto il bel sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, provvedono già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo instupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fuori del girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole”.

Ma non è detto che i “tutori” escano indenni dalle loro pratiche manipolative. Con la stessa facilità con cui la folla può essere manipolata, la stessa folla può rivoltarsi in modo feroce contro chi la manipola.


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