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Dettagli di una sovrapposizione fotografica di Sgarbi portato via di peso dalla Camera con la Deposizione di Raffaello

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IL VENTO dell’antipolitica agita le piazze. Io partecipo, le vedo, non mi sottraggo. È politica o sono performances? Un artista potrebbe immaginare di trasformare in creazione artistica la rabbia, talvolta la disperazione, più spesso, sentimento molto forte oggi, la frustrazione. Non era un artista Daniel Marc Cohn Bendit? E non era un politico-profeta Giorgio Gaber? E Marco Pannella, grande attore nell’aula di Montecitorio? O un attore in attività, come Beppe Grillo, capo del primo partito in Parlamento, senza essere in parlamento? Non erano la fantasia al potere?

Purtroppo non sono stati tanti, divertenti e appassionanti, nel gran teatro della politica, dove spesso il politico è didascalico e noioso. Andreotti, in fondo, è stato come Sordi (e con Sordi l’abbiamo visto in un film). Non è stato un grande artista, negli ultimi due anni dadaisti di presidenza, Francesco Cossiga? E poi un grande comico negli ultimi diciotto anni. Non è teatro lo scontro irresistibile con Palamara? Una profezia visionaria.

In Parlamento Gabriele d’Annunzio, cambiando parte politica, dichiarò: “Vado verso la vita!”. E oggi, con impulso spontaneo, non è un artista il ribelle ristoratore, poeta della vita, Umberto Carriera di Pesaro? Volete confrontarlo con il politico ufficiale Matteo Ricci, renziano del Pd? Chi ci parla di più, nonostante le continue prediche televisive del secondo?

E non è un artista il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, indimenticato autore del “Diario di una vecchia checca”? Uomini nuovi .

Vi ricordate i burosauri Emilio Colombo, Fiorentino Sullo, Giovanni Leone, Ciriaco de Mita. Oggi l’arte aspira al potere. Ma si manifesta da tempo come attacco alla politica, non con argomenti, ma con demagogia, da Berlusconi a Grillo. Fare politica criticando il fare politica. L’attacco alla politica è l’attacco a se stessi. L’hanno già fatto i 5 stelle, e li vedete.

Nel mio caso, così ribellistico dentro il Palazzo, fino ad esserne espulso come nella “Deposizione” di Raffaello, non mi piace, dopo essere stato l’unico in Parlamento, l’unico, per un anno, a contrastare le misure di questi governi, essere trattato come uno che ha a che fare con i vigliacchi e gli opportunisti della politica. Io ho sempre pagato in prima persona per quello che ho detto. Il popolo in piazza è politica. Tutti invocano il popolo e, a parole, si dicono interpreti dei problemi del popolo. Poi quando il popolo (ristoratori, ambulanti, tassisti, baristi, parrucchieri…) scende in piazza e, disperato, grida e protesta, arrivano i nemici del popolo, e cioè quelli che “non bisogna agitare la piazza”, “non bisogna cavalcare la protesta”, “no ai toni esasperati”, “bisogna interloquire con il Governo”.

Ecco, i nemici del popolo sono questi: i “pompieri” di professione, i normalizzatori, i silenziatori, i difensori dello status quo, quelli che il popolo lo vogliono tenere buono. E stanno tutti a pontificare da dentro un palazzo, con uno stipendio fisso (pagato dallo Stato), guardandosi bene dallo scendere in piazza e metterci la faccia. Sono le Carfagne di regime, che chiamano i pochi politici liberi “professionisti del caos”. Loro, professioniste del proprio vantaggio, favorite del potere. Io continuerò a metterci la faccia. Senza farmi intimidire da nessuno, comunicando pensieri e idee. Senza idee e senza rispetto delle idee, quando ci sono (posizione tipica e disfattistica di che non le ha , e si arrocca nel palazzo), non si va da nessuna parte. I partiti sono fatti di idee. Non vanno confusi con le partite. Gli slogan, perbenistici, da una parte e dall’altra, sono dei depensanti. E chi sta fuori deve entrare; non demonizzare il palazzo e la politica. Deve portare dentro la sua sofferenza e la sua insofferenza. Deve cambiare l’arredo del palazzo.

Tra gli artisti, vero artista e intelligente, l’ha fatto Edi Rama, il premier albanese. Con il pensiero anche le stanze sono cambiate. Le ha letteralmente dipinte lui. Noi oggi abbiamo un banchiere dai gesti eleganti e sobri. Se avessimo un artista, con i soldi delle commissioni per le mascherine avremmo comprato l’ “Ecce homo” di Caravaggio, in asta a Madrid.

La politica sono scelte nuove. Io non sono gradito alle persone con le idee confuse sulla politica e sulla vita, che sono sia dentro sia fuori del palazzo. Anche l’Università è corrotta, ma non per questo si smette di studiare. La politica è come la vita. Negarla è morire. Non si rinuncia a studiare perché un professore è ignorante. Ce ne sarà uno che ci ripaga per quello che gli altri non sanno.


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