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Piazza Plebiscito a Napoli

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di ADRIANO GIANNOLA*

GLI EXIT poll a Napoli segnano una valanga di voti per Gaeano Manfredi: impossibile una smentita di dati così netti che vedono più che doppiato il contendente di centro-destra e fuori gioco Antonio Bassolino. Lo scarto è tale da non lasciare spazio all’incertezza, persiste invece l’endemica debole partecipazione al voto. Napoli, dunque, accantona la tristissima stagione di un Pm al comando: quello in uscita si aggira ora in Calabria in cerca di un altro scranno. Il segnale è chiaro: si chiede una stagione all’insegna della competenza del rigore e della progettualità. Esattamente l’opposto della sconsiderata avventura “a credito” e senza meta vissuta negli ultimi dieci anni connotata dall’assistenza senza un progetto per superarla, anzi votata a perpetuarsi fidando sulla creatività di un “fai da te” presto usurata da anni e anni di crisi.

LA PROVA DELLA COMPATTEZZA

Napoli, oggi più che mai problema nazionale, è lo specchio esemplare dell’eutanasia del Mezzogiorno in atto. La risposta della nuova amministrazione nella misura in cui delineerà una radicale inversione di rotta darà prova della compattezza della coalizione del vincitore, il quale ha tutti i numeri per interpretare al meglio il gravosissimo compito e per imporre il senso di marcia allo stuolo variegato delle liste che lo hanno supportato. Partire senza indugi, con chiarezza e velocità, oltre a rovesciare l’inerzia e la retorica del “fai da te” che ha dominato sovrana, deve dare risposte operative, tempestive e concrete ai drammi sociali che si sono ingigantiti negli anni e che oggi pongono la radicale richiesta di dignità e lavoro, stella polare per guidare anche il governo centrale a utilizzare in modo ottimale a questa scala l’opportunità del Pnrr. Cultura, storia, identità sono l’inestimabile patrimonio della città, da preservare affrontando il groviglio di snodi problematici: rigenerazione urbana, sostenibilità, ristrutturazione, difesa dei diritti e ottemperanza ai doveri e, in primis, valorizzazione e non spreco e consumo del capitale umano.

La condizione per recuperare la vocazione di una grande capitale avviata a una pericolosa rassegnazione dispersiva, pone immediatamente l’urgenza di costruire sulle macerie lasciate dall’amministrazione uscente il ruolo metropolitano e nazionale di Napoli. Aprire con forza questa prospettiva non è fuga dai problemi del comune, bensì condizione prima per affrontarli. Al Comune spetta spiegare e sviluppare la strategia nittiana de «la più grande Napoli», condizione indispensabile per arrestarne l’implosione.

LE SFIDE URGENTI

Questa inversione della prassi deve passare subito dalle parole ai fatti: definire priorità e obiettivi; un approccio strategico che immediatamente si orienti fin dalla “ordinaria” amministrazione ad attivare le enormi potenzialità dormienti per avviare uno sviluppo sostenibile ed esemplare. Una sfida alla portata di Napoli se torna a essere città aperta, guida al cambiamento che oggi si impone a livello nazionale (come evoca il Pnrr) e che non potrà esserci senza il ruolo attivo del Mezzogiorno come secondo motore del Paese.

Punto di forza per eccellenza è il capitale umano, partire dalle Università, scuole di formazione e specializzazione per interpretare “qui” il primario interesse della Ue a una “fase” euromediterranea. A loro volta il Porto, la Zes, la zona doganale interclusa, il district park logistico, con la bonifica del retroporto offrono un’immediata risposta all’impiego produttivo del lavoro, realizzando condizioni essenziali di sviluppo e laboratorio di innovazione. A oggi tutti sono ancora fattori inattivi, potenziali attori essenziali per far decollare quella mobilità multimodale sostenibile via autostrade green del mare che porrebbe l’Italia all’avanguardia del progetto Europa 30 e 50.

Da Napoli a Bari l’inedito asse Tirreno-Adriatico, dando corpo a un corridoio europeo che va dalla penisola Iberica ai Balcani offre a Napoli la direttrice di sviluppo metropolitano e la abbina alla naturale rivitalizzazione delle zone interne. Il consolidamento del sistema Unesco imperniato su Napoli, Pompei, Ercolano, Stabia e la rigenerazione urbana del Miglio d’Oro configurano una Fondazione di partecipazione Metropolitana della Comunità Mondo che attiva e promuove innovativi modelli di vita e residenzialità. Unica in Europa – fin qui demonizzata, letteralmente sprecata, l’opportunità del potenziale geotermia a bassa-media entalpia e del solare rende Napoli l’avanguardia potenziale delle Comunità energetiche, interprete di una transizione energetica con ritorni di reputazione ed economici rilevanti e progressivi.

La prospettiva di una oculata messa a valore di un patrimonio di risorse energetiche unico al mondo supera la prassi autolesionista di eludere i problemi (Bagnoli docet). Alla nuova amministrazione, dunque, il convinto viatico che accompagna l’arduo percorso per iniziare a tradurre in realtà il quasi-miracolo del sogno nittiano di una “Più Grande Napoli”,

* Presidente dello Svimez


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