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Potremo comprare i regali, fare i pacchetti con le carte pieni di stelline, alberelli e casette da favola innevate. Potremo comprarli andando di persona  a sceglierli nei negozi nelle strade con le luminarie. Ma non sappiamo se poi potremo consegnarli questi regali, non sappiamo se i pacchi resteranno sotto l’albero in casa oppure riusciremo anche quest’anno a rivivere la tradizione dello scambio di doni la sera del 24 dicembre.

Che strano Natale sarà questo del 2020. Per evitare il collasso di molti commercianti abbattuti nel portafoglio e nella mente dai lockdown ripetuti, il governo sta pensando di consentire a tutti di riaprire le saracinesche nelle due settimane prima di Natale. Zona gialla, arancione o rossa.

Potremo comprare i regali, fare i pacchetti con le carte pieni di stelline, alberelli e casette da favola innevate. Potremo comprarli andando di persona  a sceglierli nei negozi nelle strade con le luminarie. Ma non sappiamo se poi potremo consegnarli questi regali, non sappiamo se i pacchi resteranno sotto l’albero in casa oppure riusciremo anche quest’anno a rivivere la tradizione dello scambio di doni la sera del 24 dicembre.

Che strano Natale sarà questo del 2020. Per evitare il collasso di molti commercianti abbattuti nel portafoglio e nella mente dai lockdown ripetuti, il governo sta pensando di consentire a tutti di riaprire le saracinesche nelle due settimane prima di Natale. Zona gialla, arancione o rossa. A tutti. E forse può avere anche un senso. Il periodo prenatalizio è in genere il periodo migliore per le vendite invernali e sono vendite che non si recuperano più. Dare un po’ di ossigeno a una categoria cosi colpita economicamente è giusto.

Con le opportune cautele ovviamente. Anche perché gli esperti – quelli che in genere si azzuffano con teorie che affermano tutto e il contrario di tutto contemporaneamente – sono concordi: il 70/80% dei contagi avviene in famiglia, non nei negozi. E quindi, sì ai regali che fanno bene all’economia in profonda crisi e anche alla mente facendoci illudere che l’incubo Covid sta per svanire, ma no alle riunioni  tra parenti. Niente cena della Vigilia con fratelli, sorelle, nipoti e, meno che mai, nonni. Niente tavolate vestite di rosso e oro, con i piatti del servizio buono e i bicchieri – “ai bambini, no, per carità” – di cristallo. Niente capitone (in alcune zone è quasi un obbligo) e leccornie varie che la padrona di casa ha iniziato a cucinare da giorni. Non ci sarà concesso spostarci dal comune di residenza e non ci sarà permesso cenare con persone non conviventi. I regali magari li spediremo, almeno quelli dei bambini, sperando che riusciranno ad arrivare in tempo. E al centro delle tavole metteremo un monitor cosi da collegarci in video-cena con le altre tavole della famiglia sparse nella penisola. Sperando che le linee reggano.

Per fingere di essere più vicini potremmo metterci d’accordo e preparare lo stesso menu e, poi, sempre in video- cena, portarlo a tavola nello stesso momento. Non sapremo mai se era più buono quello preparato da zia Patrizia o da zia Rosi, ma andrà bene cosi. E i nonni che vivono da soli riusciremo a infilarli di nascosto in qualche tavola, perché a Natale no, proprio non possono stare ancora da soli. Li metteremo in un angolino, quello più lontano da tutti, cosi da proteggerli. E pregheremo che non sia l’ultimo Natale per loro. E per noi. La messa di Natale la seguiremo in tivvù. E qualche giorno dopo festeggeremo, sempre con i familiari stretti e conviventi, l’arrivo del 2021. Non sono un indovina ma sono certa che il brindisi  sarà uno, corale, dovunque: che il nuovo anno sia completamente diverso da questo maledetto 2020.


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