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Il comune di Salerno

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Report di Openpolis sulla digitalizzazione: Italia 24ª su 27 Paesi Ue ma il Sud si difende e Salerno è l’unico Comune capoluogo in grado di offrire 35 servizi pubblici completamente via internet

La città più digitalizzata? No, non è Milano e nemmeno Torino o Genova. È Salerno, unico Comune capoluogo in Italia a offrire ai suoi cittadini 35 servizi pubblici completamente online: dal rinnovo della carta d’identità al pagamento delle imposte sino alla prenotazione di biglietti per teatri e musei.

È quanto emerge da uno studio della fondazione senza scopo di lucro Openpolis che ha analizzato, in vista anche degli investimenti del Pnrr per la digitalizzazione, la situazione nei centri capoluogo di provincia.

L’Italia è molto indietro, ma il Sud, in una situazione poco idilliaca, questa volta “si difende”. Il report evidenzia subito che i Comuni capoluogo italiani offrono in media solamente sei servizi completamente online, per i quali è possibile svolgere tutte le fasi dell’iter amministrativo digitalmente.

CIFRE SCONFORTANTI

E su 109 Comuni capoluogo, ben 23 non hanno predisposto neppure un servizio completamente online: tra questi Alessandria, Imperia, Belluno, Rovigo, Pistoia, Firenze, Ascoli Piceno e L’Aquila. Insomma, in Italia si va avanti ancora con carta, fotocopiatrici e file davanti agli sportelli fisici. Nonostante il Covid abbia imposto uno scatto di reni nel settore della digitalizzazione, c’è molto terreno ancora da recuperare.

Che l’Italia sia ancora in ritardo in termini di adozione digitale e innovazione tecnologica, lo ha evidenziato anche l’ultimo aggiornamento dell’indice Desi, che vede il nostro Paese al 24° posto fra i 27 Stati membri dell’Ue. Tra i Comuni più virtuosi, però, spicca una città del Sud, Salerno, con 35 servizi con iter completamente online), seguita da Cremona (20) e Padova (20). Il resto del Mezzogiorno, dicevamo, si difende: a Bari i servizi interamente online sono 13, a Matera 11, a Napoli 12.

Numeri certamente non brillanti che evidenziano come la regione più in difficoltà sia la Calabria: a Reggio Calabria risultano attivi solo due servizi online, 5 a Catanzaro e 6 a Crotone.

Nel complesso, il 63% dei Comuni capoluogo italiani conta un numero di operazioni eseguibili completamente online inferiore alla media italiana, pari a 6 servizi. Solo il 37%, quindi, ha un valore superiore alla media.

«Non è omogenea – si legge nel report firmato da Openpolis – la presenza di servizi che possono essere eseguiti dall’inizio alla fine interamente online. Oltre ai Comuni senza servizi completamente online, ve ne sono altri 35 al di sotto della media, tra i quali sono presenti Asti (1 servizio con iter tutto digitale), Bergamo (1), Ancona (2), Fermo (2), Lodi (3), Grosseto (3), Forlì (4), Viterbo (4), Avellino (5)».

OFFERTA NON OMOGENEA

Oltre a queste differenze, vi è anche una disomogeneità nell’offerta dei servizi online di cui un’amministrazione può dotarsi.

Eppure, «di anno in anno – si legge ancora – internet è uno strumento sempre più utilizzato dai cittadini nella loro quotidianità. Da una ricerca Istat, nel 2019 quasi 39 milioni di persone dai 6 anni in su hanno navigato almeno una volta in rete nell’arco di tre mesi, 812mila in più rispetto all’anno precedente. Chi utilizza internet lo può fare per diversi motivi: per lavorare, per motivi di svago o per accedere a determinati servizi, anche pubblici. Tra questi, quelli offerti dalle amministrazioni locali, che forniscono sia informazioni utili ai cittadini, sia prestazioni vere e proprie, come per esempio la possibilità di prenotare un appuntamento per il rinnovo della carta d’identità».

Offrire la possibilità di svolgere operazioni amministrative online è un vantaggio sia per il Comune e gli uffici interessati, sia per i cittadini. Perché permette, da un lato, di ridurre il tempo per effettuare una richiesta che altrimenti avverrebbe di persona, dall’altro di evitare che si vengano a formare le code e assembramenti agli sportelli. «Un vantaggio non da poco, visto anche quanto richiesto dalle norme anti- Covid» evidenzia Openpolis.

LA TRANSIZIONE

Nel processo di transizione digitale, invece, l’Italia è indietro rispetto al resto d’Europa. Le proposte digitali che i Comuni possono offrire sono variegate e coinvolgono diversi settori: dalla cultura, con i servizi che permettono di prenotare guide ed eventi, ai rifiuti, con l’accesso a informazioni relative alla raccolta differenziata o il servizio di pagamento online della tassa sui rifiuti.

In Italia, solamente 54 Comuni capoluogo hanno attivato una app o un portale per i servizi che riguardano cultura, turismo e sport. Tra questi ci sono, per esempio, Avellino, Brescia, Como, Napoli e Torino.

Gli strumenti digitali meno diffusi sono invece quelli relativi al settore dedicato ai giovani: solo 19 Comuni hanno questa disponibilità, tra cui Cremona, Enna, Lecce, Novara e Torino. Per quanto concerne la transizione digitale, i Piani dei Paesi devono dedicarle almeno il 20% della spesa complessiva del Pnrr: il piano italiano stanzia complessivamente 49,2 miliardi, di cui 40,7 dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza e 8,5 dal Fondo.


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