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Vito Dell'Aquila, dalla Puglia all'oro olimpico di Tokyo

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La prima medaglia delle “più di 30” che sono state il vaticinio di Giovanni Malagò, presidente del Coni, per gli azzurri con quel tricolore esagerato sulla pancia della tuta, a Tokyo 2020, è d’argento.

L’ha conquistata Luigi “Gigi” Samele nella sciabola individuale, la solita scherma detto con tutto il merito che questo antico sport s’è guadagnato. La seconda, qualche minuto, è d’oro.

L’ha vinta, nel taekwondo, arte antica e sport nuovo (ha poche Olimpiadi alle spalle, solo nel Terzo Millennio) Vito Dell’Aquila, nella categoria dei “fringuelli”, i ragazzi che pesano meno di 58 chili. Sono Giochi di Puglia, quelli della ripartenza olimpica.

Samele, infatti, che già aveva provato il brivido del podio olimpico salendo sul gradino di bronzo della sciabola a squadre a Londra 2012, è di Foggia, dove è nato il 25 luglio 1987 e si è fatto da solo il regalo più bello: la medaglia olimpica.

Certo, lì per lì era un po’ arrabbiato perché quando ti manca un soldo a far la lira… ma poi ci ragionava su. Era stato prodigioso in semifinale risalendo da un 6-12 a un 15-12 contro un coreano. Anche la finale cominciava così, ma stavolta in pedana era un fenomeno, l’ungherese Aron Szilady, e la rimonta non è stata possibile. Szilady si prendeva il terzo oro individuale consecutivo, impresa nella storia olimpica mai riuscita a uno schermidore maschio, e, se donna, soltanto a Valentina Vezzali.

Anche Vito, ragazzo dal sorriso gentile, è stato “costretto” alla rimonta nell’ultimo incontro. Lui è di Mesagne, provincia di Brindisi, dove il taekwondo è di casa: un altro oro azzurro, Carlo Molfetta, veniva di lì. Era un bambino timido, Vito, che ora ha vent’anni e il padre lo avviò alla palestra del maestro Baglivo per “svegliarlo”. S’è innamorato di questo sport e il carabiniere Dell’Aquila, è diventato campione olimpico. Tre round contro il tunisino Jendoubi. Partenza a punteggio negativo, incitamenti del suo tecnico nel silenzio delle Olimpiadi sottovuoto. E negli ultimi cinquanta secondi del terzo round i punti del sorpasso e il primo oro: l’Italia dei fratelli (e sorelle) s’è desta subito.


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