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Nel giorno della festa dei morti, dalla Spagna arriva la notizia di una sentenza: il tribunale di Barcellona ha assolto cinque imputati dall’accusa di aver stuprato una minorenne di quattordici anni, oltretutto consapevoli della minore età della ragazzina. Motivazione della sentenza?

La ragazzina era “incosciente”: stordita dalla droga che le era stata somministrata, non ha opposto resistenza ai suoi aguzzini e, secondo il giudice, non c’è stupro se la vittima non è cosciente. Gli imputati, che hanno pure intimato il silenzio ai testimoni della violenza, sono stati assolti anche dall’accusa di ostruzione alla giustizia.

Mi stupisce, leggendo i giornali, che per indicare gli stupratori venga usato il termine “uomini”. Non c’è vocabolo più inappropriato. È la ragione che distingue l’uomo dalla bestia, si dice. Di fronte allo stato d’incoscienza della ragazzina, quei cinque avrebbero dovuto essere la somma di cinque coscienze e invece in cinque non sono riusciti a fare un uomo. Non uno di loro ha saputo dire: «Che stiamo facendo? Basta!».

È un lupo travestito da uomo chi ha adescato la minorenne portandola in una zona appartata. Il branco, al suo seguito, non ha condannato il lupo, ma ne ha raccolto l’invito, lo ha emulato.

Quello che più sconcerta è che, oltre a quel branco, c’è il branco di chi ha legittimato l’abominio. L’incoscienza della vittima non dovrebbe sollevare da un capo d’accusa. L’incoscienza della vittima dovrebbe essere un aggravante del reato. Che mondo è un mondo in cui, per legge, chi è in uno stato di debolezza può essere schiacciato anziché dover essere protetto?

Nel giorno della festa dei morti, questa notizia mi fa capire che non esistono soltanto vivi e morti, esistono anche portatori di morte. È la morte a vincere ogni volta che un lupo vince, ogni volta che qualcuno viene offeso, umiliato, violentato, non difeso, ogni volta che c’è la sopraffazione di chi vuole gestire anche i tuoi pensieri e la tua dignità, e gli altri stanno a guardare inerti perché non è affar loro.

Chi autorizza i predatori, chi li solleva dal sentirsi mostri, è branco e appartiene alla stessa specie.

Nella nostra società è sempre più netta la distinzione tra furbi e deboli, tra chi espropria e chi perde, chi arraffa e chi soccombe.

Chi vuole imporre la propria supremazia con la menzogna, credendo di vincere, non si accorge di perdere beni assai più importanti, invisibili e irrecuperabili.

Si può anche vincere in un tribunale, ma ci si dovrebbe scontrare con la riprovazione delle persone, a partire dai giornalisti che dovrebbero togliere a costoro il diritto di essere definiti “uomini”.


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