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Lucia Votano

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 Lucia Votano, fisico e prima donna a dirigere i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, si racconta. 

A 17 anni Lucia Votano ha lasciato la Calabria per studiare Fisica. Era il 1965 e la ricerca e la scienza erano un sogno per molte donne. Lo sono ancora oggi in un Paese che non investe in ricerca e, anzi, ha fatto dei passi indietro rispetto a quando la scienziata iniziò la sua carriera.

È uno dei 600 ricercatori che sta prendendo parte a JUNO “un esperimento gigante che si sta costruendo nel Sud della Cina per migliorare la conoscenza dei neutrini, le particelle fondamentali che danno luogo alle forme della natura che viviamo in tutto l’universo”. Un esperimento costato 300 milioni di dollari e pagati al 95% dalla Cina, al quale prendono parte anche una serie di ricercatori europei. 

JUNO, che entrerà in vigore nel 2021, è stato realizzato dalla seconda potenza mondiale a livello scientifico, ancora per poco come ha sottolineato: «I cinesi hanno superato gli Usa in numero di ricercatori e pubblicazioni scientifiche». Numeri dei quali sono profondamente consapevole:

«Sono cordiali, consci del loro lavoro e riservati. È una questione di mentalità, in qualche maniera la storia e la religione che si sono depositate in millenni, l’hanno resa in Cina. Con un europeo ci si capisce al volo, con giapponesi e cinesi serve più calma. Le differenze culturali si sentono, ma la scienza è un omogenizzatore».

La prima volta in Cina per il fisico risale al 1990, quando la Cina iniziava ad aprirsi al mondo:

«Dopo 20 anni, le città e i grattacieli sono cambiati. Si è evoluta la posizione economica e politica della Cina e nella ricerca tallona strettamente gli USA. È successo perché hanno investito nella scuola e nella ricerca in collaborazione con l’industria. A Shangai, a gennaio, mi sono sentita da terzo mondo».

Al contrario, la situazione della ricerca nel nostro Paese è peggiorata perché sono «diminuiti gli investimenti e il capitale umano” e perché “manca una chiara strategia dei finanziamenti”. Inoltre, “l’Italia investe solo l’1-2% del PIL in ricerca, contro il 4% della Corea del Sud». 

Dati che riflettono, secondo Votano, una nuova divisione del mondo, un nuovo mappamondo diviso fra Cina e USA: «La Cina è diventata la seconda potenza mondiale a livello politico ed economico e il mondo è diventato di nuovo bipolare, oggi la lotta è fra gli USA e la Cina». 

La caduta del Muro non ha cambiato nulla o quasi nello scacchiere geopolitico, l’asse si è solo spostato da Mosca a Pechino e l’Europa resta indietro. L’Italia, invece, non è pervenuta. Per Votano esiste un’equazione che lega gli scarsi investimenti in ricerca, scuola, formazione e cultura che ha portato a essere l’Italia il fanalino di coda in termini di ricerca a livello europeo e fra i Paesi dell’OCSE. Quella della ricerca è una realtà che conosce bene la scienziata calabrese visto che se ne occupa da più di 40 anni pur avendo riscontrato difficoltà essendo donna e meridionale:

«Ogni esperimento e ricerca ha le sue, adesso la situazione personale è differente, ma conciliare ricerca scientifica e famiglia è stato complicato, anche perché t’impegna mentalmente e in termini di tempo. La mia generazione è stata però la prima a dimostrare che si può fare nonostante tutto, anche perché in Italia non esistono gli aiuti sociali». 

Nata in Calabria, Votano ha dovuto lasciare Reggio per studiare Fisica a Roma:

«Mi sono mancati gli affetti, restando giù non avrei però potuto fare quello che ho fatto qui, ma essere calabrese mi ha aiutato a sviluppare la mia tenacia e il sapere che le cose te le devi conquistare e mi ha insegnato la volontà di arrivare».

Tenacia che l’ha portata a essere la prima donna a dirigere i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, dove in collaborazione con il CERN ha studiato l’oscillazione dei neutrini col progetto OPERA. La sua nomina a direttore fece notizia nel 2009 e per lei rappresenta uno dei momenti più alti della sua carriera scientifica. Un passo “naturale” per il fisico, ma che causò l’attenzione dei media perché sono pochissime le donne che ricoprono posizioni di rilievo in ambito scientifico. 

Il nostro, un Paese, dove solo il 30% delle donne fa ricerca e dove per Votano, matematicamente,  “una su tre dovrebbe fare il direttore”. Un divario che ancora esiste per via del pregiudizio nei confronti delle donne di scienza, preconcetti che vanno eliminati a partire dalle aule scolastiche per il fisico. A una ragazza che sogna di calcare i suoi passi, Lucia Votano consiglia di dedicarsi alla ricerca ed essere pronta a partire. Lo richiede il mestiere e anche la situazione dell’Italia:

«L’Italia non è interessata alla ricerca scientifica, parlare ai giovani è più facile perché ti sanno ascoltare e hanno la mente libera. La ricerca è il motore di base di un paese: un concetto chiaro a pochissimi, ancora meno adesso».


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