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Luigi Di Maio corre a rinfocolare la guerra civile e suona la fanfara per il 24+1 di aprile. Doveroso. Purché non gli finisca come il Silvio Berlusconi all’apice del successo quando a Onna – col fazzoletto dei partigiani – il giorno dopo va poi a incappare nel principiare della sua fine: da Noemi alle Olgettine nel rovinio del Bunga-bunga.

Se non fu coincidenza, fu nemesi. Si tuteli, Di Maio, Abbia a premunirsi: spicchio d’aglio, cornino di corallo, ferro di cavallo. Oppure segua il consiglio di Lino Banfi: occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio.


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