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Diciassettemila eventi previsti fra marzo e aprile già cancellati causa epidemia, cui se ne aggiungeranno – secondo le stime di Istat, Sole 24 Ore, Assoeventi e Matrimonio.com – altri 50mila programmati per maggio e giugno. Perdita prevista: 26 miliardi sui 40 normalmente fatturati ogni anno. Uno shock storico che il business dei matrimoni si appresta a subire in tutta Italia. «Su una media di circa 200mila eventi l’anno, il 90% si svolge al Sud, l’80% al Nord e il 30% al Centro. La stessa percentuale vale per i guadagni o, in questo caso, le perdite» spiega al Quotidiano del Sud, Cira Lombardo. Wedding planner e event creator fra le più quotate nel panorama campano e nazionale è anche volto televisivo – conduce “Wedding Luxury” su DonnaTv – e formatrice.

Ruolo ed esperienza le consentono di valutare a 360 gradi la crisi di un settore che coinvolge tantissime professionalità di cui, dice, «spesso non si ha percezione». E, in effetti, l’organizzazione che porta a celebrare degnamente il giorno più bello passa attraverso il coordinamento di più operatori: dal catering, ai fotografi, ai fioristi, agli animatori, ai musicisti e così via. Centinaia di persone che il Covid19 ha messo in stand by da un giorno all’altro: vietati gli assembramenti, vietate le feste, lavoro a rischio.

«Ci troviamo in un limbo – spiega – e la situazione può avere risvolti pericolosi in termini di disoccupazione. Se, ad esempio, il titolare di una location si trova a fatturare zero sarà costretto a licenziare i dipendenti per limitare i danni. Mi chiedo: quante famiglie resteranno in mezzo a una strada?».

Di tutto questo, aggiunge Lombardo, il governo non sembra essersi reso conto. «Si sono dimenticati del nostro comparto – afferma – noi abbiamo bisogno di certezze perché lavoriamo con la programmazione. Non siamo un negozio, se ci dicono di ripartire oggi non siamo in grado di poter recuperare già domani. A voler essere super veloci servono almeno 3 mesi per preparare un evento. In casi più complessi può essere necessario anche un anno. È una situazione assurda».

Aggravata da una dinamica, quella della pandemia, che non consente alle stesse istituzioni di avere le idee chiare. «All’inizio sembrava che l’emergenza durasse sino al 31 luglio – racconta – così alcune ragazze (così chiama le sue spose ndr) hanno spostato le nozze a settembre e ottobre. Poi il quadro è peggiorato, è iniziata la strage, e abbiamo dovuto cominciare a ragionare su un piano B: posticipare tutto al 2021».

Ciò significa che ogni wedding planner si troverà ad aver lavorato «lo stesso evento 3 volte, la prima in condizioni normalità, la seconda quando sembrava che l’emergenza fosse temporanea e la terza in funzione del prossimo anno». Sullo sfondo la burocrazia che, come sempre, non aiuta. «Abbiamo fatto delle call con sacerdoti e sindaci – sottolinea – per capire se gli atti già posti in essere, ad esempio le pubblicazioni, conservassero la loro validità, ma ci hanno confermato che non è prevista alcuna deroga. Pertanto, una volta decorso il termine dovranno essere rifatte da capo».

A risentirne anche la tenuta psicologica delle spose, che l’azienda di Cira segue quasi h24. «Le nostre ragazze sono fortunate, le stiamo assistendo anche a livello emotivo, cercando di tenere vivo il sogno». Per le altre, invece, è nata l’iniziativa solidale Help Spose – organizzata insieme all’Accademia del Wedding – che offre un servizio di consulenza gratuito per la riorganizzazione delle nozze. Ammesso che il desiderio di una vita insieme superi la prova della quarantena, fra lunghe separazioni e convivenze forzate. «Ci sono delle coppie di fidanzati che non si sono visti per due mesi e sono ancora felicissimi, dicono che l’amore è più forte di tutto – svela – all’opposto c’è chi si è trovato all’improvviso a dover condividere lo stesso tetto. Alcuni mi hanno detto che è stata dura e stanno facendo le loro considerazioni. Chissà come andrà a finire…»


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