X
<
>

Il commissario Ue per gli Affari economici, Pierre Moscovici

Condividi:
2 minuti per la lettura

Troppo grossa per fallire, troppo grossa da salvare. Questa semplice verità sta dietro all’improvvisa accelerata severità dell’Unione europea. Quanti pensavano, e io ero fra quelli, che il risultato delle elezioni europee – tenuta dei partiti pro-Europa ma forte avanzamento delle forze sovraniste – avrebbero consigliato maggior morbidezza nell’applicazione delle famose “regole”, si sono sbagliati. E la ragione di questo sbaglio sta nel fatto che il problema non è più fra l’Italia e la Ue, o fra la Ue e l’Italia. Il problema sta nel fatto che l’Italia – troppo grossa per fallire, troppo grossa da salvare – è un pericolo per l’Europa tutta.

LA VERA BATTAGLIA

Le parole della lettera della Commissione sono tutte concentrate sulle regole disattese dai Governi di oggi e di ieri. Fino ad oggi si era trovata la quadra per giustificare “di tutto e di più”. Una volta c’erano gli “eventi eccezionali”, un’altra volta c’era lo “output gap”, un’altra volta ancora c’era una interpretazione generosa dei “margini di flessibilità”, o una rassegnata accettazione delle promesse di “ravvedimento operoso” da parte del Governo o delle ottimistiche previsioni governative sull’andamento del Pil.

Ma questa volta la Commissione ha dovuto tirare la linea, quando si è resa conto che la battaglia non era più fra le regole e un’Italia inadempiente; la battaglia da combattere aveva come posta in gioco la sopravvivenza del grande progetto di integrazione europea. La Commissione questo non lo dice chiaramente, data la delicatezza del tema. E preferisce insistere su questioni, diciamo, domestiche, cioè legate agli andamenti dell’economia e della finanza pubblica italiana. e qui ha buon gioco a dimostrare che gli andamenti devianti non sono dovuti al destino cinico e baro, al rallentamento dell’economia internazionale, ai conati protezionistici di Trump o quant’altro. No, questa volta l’Italia si è data la zappa sui piedi.

Un Paese che ha un rapporto fra occupati e popolazione in età di lavoro fra i più bassi del mondo non deve dare sussidi, deve aumentare l’occupazione, e se ci sono soldi da spendere è meglio abbassare le tasse sul lavoro piuttosto che elargire oblazioni.

IL BIVIO

E che dire della quota 100? Non è servita ad aumentare l’occupazione, ma solo a scassare la finanza pubblica – di oggi e di domani – e a smontare un sistema pensionistico che era fra i più saldi del mondo, in termini di equivalenza attuariale. A questo punto, delle due l’una. O questo governo riconosce che le sue misure portanti si sono rivelate inadeguate. Oppure è meglio staccare la spina e andare alla crisi e alle elezioni.

Paradossalmente, i mercati sarebbero contenti della crisi di governo, perché vuol dire che tutto resterebbe congelato per alcuni mesi e un eventuale nuovo governo sarebbe più consapevole del rischio. Un rischio, quello che stiamo vivendo, che sta per mettere sul ciglio del precipizio non solo l’Italia ma l’Europa intera.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE