X
<
>

Il Ministro Giovanni Tria

Condividi:
5 minuti per la lettura

«La posizione del governo è netta e unanime. Non è in discussione alcun proposito di uscire dall’euro. Il governo è determinato a impedire in ogni modo che si materializzino condizioni di mercato che spingano all’uscita. Non è solo che noi non vogliamo uscire: agiremo in modo tale che non si avvicinino condizioni che possano mettere in discussione la nostra presenza nell’euro. Come ministro dell’Economia ho la responsabilità di garantire, su mandato del governo, che queste condizioni non si verifichino». Così parlò Giovanni Tria (col tono di Zarathustra) in un’intervista al Corriere della Sera del 9 giugno 2018, pochi giorni dopo la costituzione del governo giallo-verde, nel quale era stato nominato – a sorpresa dopo la contrastata vicenda Savona – ministro dell’Economia.

LE PROVOCAZIONI

Chi scrive restò colpito dalla nettezza di quelle affermazioni, tanto da chiedersi se l’amico Giovanni non avesse sbagliato governo e non fosse convinto di far parte dell’esecutivo presieduto da Mario Monti. Il passaggio-chiave di quella dichiarazione stava nella consapevolezza che per uscire dalla moneta unica non è indispensabile che un Paese prenda direttamente l’iniziativa (anche perché non saprebbe quale procedura seguire); è sufficiente adottare politiche e assumere comportamenti tali “da mettere in discussione” la presenza nell’euro. In occasione della legge di bilancio 2019 il governo italiano – dopo mesi di bravate e di insulti nei confronti delle istituzioni europee che provocarono inutilmente danni alla stabilità del Paese – si era rassegnato a trovare un modus vivendi con la Ue, approfittando con cinismo di una “rendita di posizione’’: l’Italia è troppo importante per la sopravvivenza stessa dell’Unione e dell’euro.

L’EDITORIALE: CON BALLE E MANINE LA CORDA SI SPEZZA

Quindi, le istituzioni europee sono orientate a chiudere un occhio (ma non tutti e due). Anche le agenzie di rating si sono rese conto della delicatezza della posizione dell’Italia, un Paese che ha un solo grave problema: un governo diretto da persone ciniche e irresponsabili, a cui dovrebbe essere applicato il TSO. Ma l’Italia è pur sempre un’altra cosa. Man mano che si avvicina il momento fatidico di una legge di bilancio 2020 sulla quale incombono antichi e onerosi adempimenti e nuove promesse allo scoperto, è sempre più probabile che si avveri l’ipotesi subordinata di Tria: quella di trovarsi fuori “a riveder le stelle’’.

Nel corso della campagna elettorale, condotta “a strascico’’ il Capitano ha tenuto una linea di condotta provocatoria, protesa ad alimentare, d’anticipo, i conflitti con Bruxelles, attraverso dichiarazioni – estemporanee e gratuite – che hanno procurato l’innalzamento dello spread e riaperto, nelle Cancellerie, negli organismi internazionali e nei mercati, la “questione Italia’’. Salvini ha trattato il problema della sterilizzazione dell’aumento dell’Iva per 23 miliardi (già disposto nella legge di bilancio) come se fosse una scommessa su di una corsa di cavalli ed ha annunciato di non curarsi affatto del 3% di Maastricht, ma che anzi sente il dovere di non rispettare quel tetto, per fare l’interesse degli italiani.

LA CODA DEL DIAVOLO

Ma il diavolo ci ha infilato la coda: il Truce confidava in una vittoria elettorale che lo rendesse protagonista in Europa e in un esito del voto che premiasse le forze populiste, sovraniste, xenofobe e quant’altro potrebbe emergere ancora dall’immondezzaio della storia. Ma ha vinto in casa e perso in trasferta. Il governo italiano è solo, ignorato da tutti i gruppi euroscettici i quali, proprio perché nazionalisti, si guardano bene – lo hanno già dimostrato – di fare sconti all’Italia.

L’opinione pubblica – almeno quella a cui è rimasto un barlume di buon senso – assiste con preoccupazione al nuovo scontro che si profila tra il governo giallo-verde e la Commissione europea, in vista di una manovra di bilancio per l’anno prossimo sicuramente impegnativa a prescindere dai suoi indirizzi e contenuti. Mi auguro pure, ma non ne sono sicuro, che vi siano degli italiani i quali si pongano una domanda: ma se il governo – il presidente Conte è stato chiaro su questo punto senza tacere i rischi di una procedura d’infrazione – ha deciso di trattare con la Ue, per quale motivo i due ‘’vice’’ (in particolare Matteo Salvini) fanno di tutto per guadagnarsi l’ostilità dei propri interlocutori e, di conseguenza, per accumulare – come se lo facessero apposta – maggiore instabilità (da cui sarà sempre più arduo rientrare)? Gli episodi d’irresponsabilità si accumulano uno sull’altro. Grazie anche all’ingiustificata dabbenaggine delle opposizioni (che sapevano bene quel che stavano votando) la Camera ha approvato all’unanimità una mozione contenente le 10 parole sui minibot che hanno fatto il giro del mondo, perché quell’operazione, di per sé insensata e truffaldina, avrebbe una qualche motivazione soltanto se costituisse un passo per l’uscita dall’euro.

FORZE DI LIBERAZIONE

Ma su questa ‘’moneta parallela’’ si sono già pronunciati con chiarezza sia Giovanni Tria che Mario Draghi (e lo stesso Conte). Affido la mia opinione a un articolo a parte su questo stesso quotidiano. Purtroppo, ogni giorno ha la sua pena. Ascoltando le tiritere dell’uomo forte del regime (il sedicente padre di 60 milioni di italiani) la legge di bilancio taglierà le tasse, non aumenterà l’Iva, non ridurrà la spesa. Il povero Tria si era permesso di scrivere, in risposta al (pen)ultimatum della Commissione, che dalle due misure “identitarie’’ (quota 100 e il RdC) sarebbero derivati risparmi significativi (come in effetti sarà perché i provvedimenti che avrebbero dovuto creare nuova occupazione, cancellare la povertà e dare impulso ai consumi e al mercato interno, hanno fornito risultati deludenti). Ma – a seguito di una spiata dall’interno del Mef – la lettera è stata intercettata e corretta.

Nel frattempo, sia pure in forma ipotetica, qualche “uomo nuovo’’ del regime ha accusatoBruxelles di comportamenti mafiosi. E’ avvilente l’atteggiamento neo-patriottico dei talk show televisivi. Per quanto mi riguarda considero gli organismi comunitari alla stregua di forze di liberazione; le loro iniziative fanno il nostro interesse se impediscono agli irresponsabili che ci governano di combinare ulteriori guai e di accumulare danni ancor più irreparabili. Forza Europa!


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE