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Solamente gli stipendi dei consiglieri, assessori e presidenti delle Regioni costano alle casse pubbliche circa 800 milioni di euro e rappresenta una delle voci più onerose per i bilanci, terza dopo il costo del personale (2,8 miliardi, come evidenziato ieri dall’approfondimento del Quotidiano del Sud-L’altra voce dell’Italia) e le generali “spese per servizi” (1,3 miliardi), ed esclusi i trasferimenti.

1,4 MILIARDI DI POLITICA

Sommando i consigli regionali, provinciali e comunali, poi, la politica costa 1,4 miliardi , cioè 35 euro l’anno per ogni italiano, di cui 19 solo per le Regioni. E’ quanto emerge dal Siope, il sistema che rileva incassi e pagamenti delle pubbliche amministrazioni, ma andando a spulciare i bilanci delle singole Regioni arriva la conferma di un costo eccessivo della politica locale. Ed è il Nord a spendere di più per il funzionamento della macchina burocratica: alla voce “Servizi istituzionali, generali e di gestione” nel bilancio della Lombardia è iscritta la cifra monstre di 742 milioni, conto i 256 della Puglia e i 207 della Campania. Ma anche il Veneto, che ha una popolazione pari a quella della Puglia, non scherza: 482 milioni nel 2019. Entrando più nel dettaglio, per i “servizi generali”, ad esempio, la Lombardia spende 73 milioni, il Veneto 21 milioni, contro i 20 milioni della Puglia e i 6,7 della Campania. Anche per il funzionamento degli “organi istituzionali” c’è un buon divario: 75 milioni il costo messo in bilancio dalla Lombardia, 52 milioni, invece, dalla Puglia, 60,8 dal Veneto e 66 dalla Campania. Per le “risorse umane” la Lombardia investe 71 milioni, la Campania appena 23 milioni. Insomma, i dati dei bilanci parlano da soli. Le Regioni del Nord faticano a trovare l’equilibrio finanziario, producono debito sanitario e investono molto nell’autopromozione. I numeri del Veneto, per esempio, dicono che le spese superano le entrate: oltre 16 milioni nel 2019, mentre ne incassa uno in meno (di cui 10 soltanto dalle tasse).

Nella distribuzione del totale delle spese per titoli, sono questi i principali aggregati economici: le spese correnti previste sono 11.057,53 milioni di euro, in conto capitale 820,56 milioni di euro, per incremento attività finanziarie 211,78 milioni di euro, per rimborso prestiti 1.524,13 milioni di euro e uscite per conto terzi e partite di giro 2.693,58 milioni di euro.

I DATI DEL VENETO

Solo per garantire i servizi istituzionali, il Veneto spende oltre 60 milioni di euro a cui vanno aggiunti ben 40 per la contabilizzazione delle risorse umane interne ai vari uffici. L’intera ‘Missione 1’ che mette insieme le voci principali legate al funzionamento della macchina amministrativa arriva addirittura alla soglia dei 500 milioni di euro. Una cifra monstre che rende l’idea di una Regione che ha puntato sull’autonomia ma si è dovuta arrendere all’operazione verità nata tra Roma e il Sud.
Non a caso, sul sito istituzionale, compare tale scritta: “La Regione intende proseguire nell’attività diretta a rafforzare le proprie competenze e il proprio ruolo di “Ente esponenziale della comunità regionale” sia a livello statale che sovranazionale. Nell’ambito di tale missione prioritario per la Regione Veneto è rivendicare ulteriori forme di autonomia, devolvendo il massimo delle competenze amministrative agli Enti Locali”.

Vediamo invece gli altri numeri nel dettaglio, la Missione 1 passerà l’anno prossimo a 508 milioni e nel 2021 la previsione è 514. Quindi il Veneto immagina già di dover spendere nel prossimo biennio una quarantina di milioni in più per gestire il motore regionale. Tra le principali voci del prossimo triennio, l’Amministrazione regionale è pronta a pianificare finanziariamente la realizzazione dei giochi olimpici invernali 2026. Dal 2020 e fino al 2026, infatti, sono previsti 112,5 milioni di euro di investimenti e accantonamenti per le garanzie da fornire al Cio per dimostrare subito la serietà del Veneto nel portare a buon fine l’evento olimpico. “Si tratta di risorse che resteranno sul territorio e che al termine dei giochi olimpici ritorneranno nella disponibilità della Regione per nuovi investimenti. 35,9 milioni per il 2020 l’impegno della regione per i primi interventi finalizzati alla realizzazione dei giochi olimpici e paralimpici del 2026 (diventano 60,4 nel 2021 e ulteriori 61,2 nel 2022)”, la convinzione messa nero su bianco dal responsabile del bilancio.

Le altri voci che “mangiano” fette consistenti sono la sanità (10 miliardi), i trasporti (854 milioni) mentre all’ordine e la sicurezza Zaia e company hanno appostato appena un milioncino forse perché puntavano tutto sull’aiuto del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Alle scuole paritarie sono andati 31 milioni annui per il prossimo triennio 2020-2022; confermati i 21.350.000 euro annui per il triennio 2020-2022 per lo svolgimento delle attività dei lavoratori forestali; 65 milioni destinati al cofinanziamento dei programmi comunitari (FSE, FESR, FEARS e FEAMP) per raggiungere la performance massima nell’attuazione dei programmi comunitari; 24 milioni di euro stanziati nel 2020 per il sistema della formazione professionale ed infine 20 milioni di euro nel 2020 per la prevenzione e la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico.

CAMPANIA

Se raffrontiamo il Veneto alla Campania, vediamo come quest’ultima – tra una sanità commissariata forse fino al prossimo novembre e società partecipate da razionalizzare – abbia provveduto negli ultimi anni a ridurre i costi istituzionali. Se il mantenimento dei servizi è ancora alto, intorno ai 66 ma con previsione di -22 per il prossimo anno, le risorse umane costano la metà della Regione Veneto. “Con l’approvazione di della Legge di Stabilità e del previsionale 2019-21, la Regione Campania non fa un solo euro di deficit e mette a disposizione per i prossimi tre anni circa 4 miliardi di euro di investimenti. Praticamente il triplo di quanto stanzia il governo nazionale per l’Italia”, l’annuncio del governatore Vincenzo De Luca.

RECORD DELLA LOMBARDIA

La Lombardia spende più del triplo di Campania e Puglia, il doppio persino del Veneto. Cifre davvero record che, evidentemente, vengono ritenute eccessive persino dai lombardi, tanto che nel bilancio di previsione del 2020 si ipotizza di ridurre i costi relativi ai “Servizi istituzionali, generali e di gestione” da 742 milioni a 574 milioni, mentre nel 2021 il calo dovrebbe portare la spesa a 431 milioni. Un risparmio, quindi, ipotizzato di 300 milioni nei prossimi due anni, ma la somma investita resterebbe sempre più elevata (quasi il doppio) rispetto a quella di Campania e Puglia.

QUI PUGLIA

La Puglia ha un problema principale, la sanità continua ad assorbire la stragrande maggioranza delle risorse, poco meno dell’80%. Alta anche la spesa per le risorse umane, ma in generale ci sono forti risparmi sui servizi generali. Come evidenziato dalla Corte dei Conti nel giudizio di parifica del bilancio 2018, la spesa corrente è aumentata (+1,63%) e assorbe circa il 74% della spesa complessivamente impegnata; quella in conto capitale mostra un’Inversione di tendenza, essendosi ridotta del 30,44% rispetto al 2017. La spesa sanitaria e sociale è pari a circa il 76% delle spese totali. Di contro, è proseguito il calo dell’indebitamento complessivo. La percentuale di spesa da indebitamento è pari al 5,17% delle entrate tributarie (al netto delle spese sanitarie), dato al disotto del limite di legge (20%) e migliore di quello del 2017 (11,15%).

I DIPENDENTI

Nel 2017, la spesa media per dipendente regionale ammonta a 34mila euro, a fronte di 27mila relativi al dipendente comunale e di 28mila per il dipendente provinciale. La spesa media per il personale dirigente è di 94mila euro nelle Regioni, 84mila nei Comuni. Le Regioni a statuto ordinario del Nord hanno un costo solo per i dipendenti pari a 533 milioni di euro, con un incremento nel 2017 dell’8,99% (Emilia Romagna fa segnare un record, +20,09%, seguita da Piemonte, +11,02%). Il Centro spende meno (399 milioni) ma i costi sono in aumento: +11,6% nel 2017. Il Sud spende meno del Nord (520 milioni) ma, soprattutto, fa segnare una contrazione dei costi: -2,41%. Le Regioni del Nord superano il Mezzogiorno anche per quanto riguarda il numero di personale: 14.418 contro 13.861. Non solo: mentre al Nord dal 2015 al 2017 cresce il numero di dipendenti (+14,6%), al Sud diminuisce (- 2,56%). Piemonte, Emilia Romagna e Piemonte hanno, ciascuna, oltre tremila persone alle loro dipendenze; la Puglia (2.751), la Calabria (2.6159 e l’Abruzzo (1.527) muoiono di invidia (unica eccezione al Sud è rappresentata dalla Campania, con 5mila assunti).

IL PIEMONTE

La Regione Piemonte ha tentato negli ultimi anni di riequilibrare i conti, ma tiene banco il caso del grattacielo, la prossima sede destinata al Consiglio regionale. “Il grattacielo delle grane”, è stato più volte definito. Il costo complessivo della struttura dopo diverse varianti sarebbe lievitata a circa 250 milioni di euro e attualmente non è ancora in uso: la fine dei lavori è prevista per novembre 2020. C’è anche un’inchiesta giudiziaria in corso. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino hanno notificato dieci avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di due funzionari e due ex funzionari della Regione Piemonte e di sei amministratori di società ritenuti, a vario titolo, responsabili di abuso d’ufficio in concorso, inadempienza contrattuale in concorso, peculato in concorso e falso ideologico. L’assessore al Patrimonio ha spiegato che il problema sono i vetri delle finestre difettosi dell’edificio. Al momento, dei 2873 totali, 1270 presentano delle delaminazioni e altri difetti estetici che però non influiscono sulla tenuta strutturale del vetro: bisognerà sostituire le vetrate. Per farlo, però, servono ben 14 milioni di euro. Parte dei fondi necessari, circa 5 milioni, dovrebbero arrivare da una cauzione prevista da una polizza specifica. Lo scorso mese di febbraio furono le piastrelle difettose a far discutere. Infatti, i carabinieri avevano posto sotto sequestro 40 piani dell’edificio dopo aver riscontrato alcune irregolarità nelle piastrelle che erano realizzate con materiali di scarsa qualità: i controlli portarono a due arresti per abuso d’ufficio.


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