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Tempi dettagliati, esplicitazione chiara dei principi di “sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza” oltre che del principio solidaristico, nelle materie oggetto di trasferimento alle Regioni, priorità alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e dei relativi fabbisogni standard nelle materie oggetto di autonomia differenziata. Tutto questo è presente nella nuova bozza della “legge cornice” sull’autonomia elaborata dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e presentata alle Regioni.

LA PEREQUAZIONE

La bozza è stata affinata rispetto alla precedente e, secondo le intenzioni del ministro, supportato dall’ok dei governatori della Conferenza Stato-Regioni di due giorni fa, sarà portata al Consiglio dei ministri in tempi brevi. Lunedì Boccia dovrebbe svolgere una prima informativa in Cdm. Manca però, scritto nero su bianco, un elemento: le risorse da destinare alla perequazione infrastrutturale, a cui è dedicato l’articolo 3 della bozza che al momento recita:
«Le risorse dedicate alle infrastrutture devono tenere conto dell’obiettivo di assicurare su tutto il territorio nazionale i livelli delle prestazioni o gli obiettivi di servizio relativi alla perequazione infrastrutturale».

È un passaggio importante ma manca ancora la cifra. L’ipotesi è di prevedere 3,4 miliardi in un arco di 10 anni. Anche di questo Boccia parlerà al Cdm di lunedì. Il rischio, altrimenti, è che la perequazione infrastrutturale, fondamentale proprio per attuare la riforma secondo il principio di sussidiarietà, resti tra i buoni propositi senza possibilità di essere tradotta in pratica.

IL FINANZIAMENTO

Qualche chiarimento in più giunge anche sul finanziamento delle materie oggetto delle attribuzioni alle Regioni. Si fa riferimento all’articolo 2 della legge sul federalismo fiscale (la n. 42 del 2009) laddove si parla di superamento graduale, per tutti i livelli istituzionali, del criterio della spesa storica a favore del fabbisogno standard per il finanziamento dei livelli essenziali delle funzioni fondamentali previste dalla Costituzione, e della perequazione della capacità fiscale per le altre funzioni. Un principio che finora non era mai stato chiarito in questi termini e che fa giustizia rispetto a un meccanismo di distribuzione delle risorse che finora non ha tenuto conto delle esigenze delle zone più deboli.

Resta però un elemento che potrebbe riservare brutte sorprese. Nell’articolo 2 della nuova bozza si legge infatti che «la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni o degli obiettivi di servizio, e dei fabbisogni standard, nonché i successivi riparti, avvengono nei limiti delle risorse a carattere permanente iscritte nel bilancio dello Stato a legislazione vigente».

Lo Stato non mette un euro più anche se le risorse saranno redistribuite secondo criteri più equi e corrispondenti alle reali esigenze dei territori. Difficile, così, immaginare di alzare l’asticella dei servizi rispetto alla situazione generale.

LA SCOMMESSA SUI LEP

I Lep dovranno essere definiti entro dodici mesi dalla data d’entrata in vigore della legge di approvazione dell’intesa che, per la prima volta, attribuisce la funzione. Se questo non avvenisse, le funzioni previste nell’intesa sono attribuite con decorrenza dal primo gennaio dell’esercizio successivo.

Le relative risorse saranno assegnate temporaneamente in base alla spesa storica. La “scommessa” del governo è quella di riuscire a definire i Lep in tempi adeguati, e la previsione di affidare il compito a un commissario di governo, al quale le amministrazioni sono obbligate a fornire i dati, rende questa previsione più plausibile.

Intanto ieri sull’autonomia differenziata si è espresso il presidente della Camera, Roberto Fico che, in un punto stampa a Matera, ha detto: «L’autonomia è una riforma che non deve spaccare il Paese. Si deve procedere calcolando prima i Lep e quindi le risorse da distribuire. Non si può più fare riferimento alla spesa storica. Il Mezzogiorno ha poche infrastrutture e deve averne di più perchéil Sud è il luogo dove si può e si deve continuare a investire».


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