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Il treno diretto al Sud pieno di passeggeri

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Il Sud, preso dal panico per il divieto di uscire dalle zone rosse stabilito nell’ultimo decreto governativo, è fuggito dal Nord per tornare a casa. Finendo in quarantena obbligatoria. Passando dalla condizione di impauriti a isolati. È questa l’amara fotografia delle ultime ore di emergenza Coronavirus in Italia.
Nella notte tra sabato e domenica, da Milano centinaia di meridionali sono partiti alla volta delle loro regioni di appartenenza, in treno – anche senza biglietto – aereo o bus privato. Viaggi da incubo, trascorsi tra i controlli della Polizia e tensioni a bordo, terminati con le ordinanze delle Regioni meridionali che obbliga chi è sceso ieri all’isolamento domiciliare.

È arrivato con oltre  4 ore di ritardo  l’Intercity partito da  Milano sabato sera alle 21.34 e il cui arrivo era previsto a  Napoli  alle 9.36.  Il convoglio è stato bloccato dalla Polfer due volte nel Casertano, perché la polizia ferroviaria doveva identificare tutti i viaggiatori prima dell’arrivo alla stazione di Napoli Centrale: il primo stop c’è così stato a Sessa Aurunca, il secondo a  Cancello Scalo. «Ci siamo sentiti come profughi che scappano», hanno commentato alcuni di loro. Scappati prima che il decreto di Conte fosse operativo, hanno trovato a casa dei rispettivi genitori o nonni le ordinanze regionali che li considerano potenziali “appestati”.

«O sviluppiamo un’attività di prevenzione di massa oggi per controllare il fenomeno Coronavirus o, se le operazioni non riescono, avremo una ospedalizzazione dei pazienti», ha premesso il governatore della Campania Vincenzo De Luca in un video sulla sua pagina Facebook. «Dobbiamo essere rigorosi e controllare che tutto funzioni, altrimenti dovremo rassegnarci ad avere una ospedalizzazione, con una situazione pesante per gli ospedali: si dovrà decidere se ricoverare chi ha un trauma e chi un Coronavirus in condizioni gravi», ha aggiunto prima di annunciare la sospensione del concorso per i centri per l’impiego in Campania per “ragioni prudenziali”.

Da segnalare, poi, come in altre parti d’Italia, la forte protesta dei detenuti all’interno del carcere di Poggioreale a Napoli: sono saliti su tetto dell’edificio per l’annunciata sospensione dei colloqui per contrastare il contagio da coronavirus.

«Abbiamo il dovere di tutelare la salute dei cittadini, e per questa ragione ho dato disposizione agli uffici di predisporre un’ordinanza, che a causa del mio momentaneo impedimento reca la firma del vicepesidente della Giunta Emanuele Imprudente, che impone la quarantena a tutti quanti rientrano in Abruzzo», ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

Analogo annuncio da parte del governatore pugliese, Michele Emiliano. «Chi torna in Puglia da Lombardia e province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia – ha spiegato – deve restare a casa o domicilio in isolamento per 14 giorni, chiamare subito il tuo medico curante o compilare il modulo on line per dichiarare di essere rientrato in Puglia».
Molise, Sicilia e Calabria si sono allineate all’orientamento comune: meglio non correre rischi, anche perché la sanità meridionale non ha gli stessi strumenti degli ospedali del Nord. «Cari calabresi, è una follia: ritornare dal Nord in modo incontrollato mette in pericolo la nostra terra e gli affetti di tutti», è stato l’appello del governatore calabrese Jole Santelli. «Non è nei miei poteri bloccare gli arrivi dalla zona arancione», ha aggiunto prima di emettere un’ordinanza urgente che dispone la quarantena obbligatoria per chi arriva dalle 14 province. Tali ordinanze regionali sono destinate a creare conflitti istituzionali, tanto è vero che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sta lavorando a una direttiva ai prefetti “per dare attuazione uniforme e coordinata delle disposizioni del Dpcm che investono profili di ordine e sicurezza pubblica».

Motivo giuridico? Le decisioni dei governatori «non risultano coerenti con il quadro normativo le ordinanze delle Regioni contenenti direttive ai prefetti che, in quanto autorità provinciale di pubblica sicurezza, rispondono unicamente all’autorità nazionale».


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