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Millequattrocento volte “No”. Una porta sbattuta in faccia a famiglie in difficoltà, partite Iva allo stremo, imprese allo sbando, in crisi di liquidità. Nel giro di pochi giorni la casella postale – com.banche@camera.it – della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario è stata presa d’assalto. Ha ricevuto 1.400 segnalazioni, di cui più del 50% dal Sud. Ognuna racconta una storia realmente vissuta, la reazione dinanzi al diniego di un istituto di credito, la mancata concessione del prestito di 25 mila euro o la sospensione del pagamento di una rata del mutuo. Tutte insieme, le segnalazioni spedite in Parlamento, diventano la prova della falsa partenza del decreto Cura Italia, una misura incapace finora di dare ossigeno al Paese fiaccato dal prolungato lockdown.

Dal piccolo imprenditore, al commerciante, passando per l’istruttore di fitness e la guida turistica. Un Quarto Stato che avanza, un esercito di braccia larghe, avvilimento, frustrazione. Bisognava rifare presto, come titola da sei giorni questo giornale. Ma la partenza è stata al rallentatore. Ecco le parole di un cittadino che si firma “il padre di due bambini, ormai sull’orlo della disperazione”. «Ho inviato tramite pec la richiesta di sospensione mutuo e finanziamento. Ad oggi non mi hanno dato esito in più ho ricevuto la richiesta immediata – hanno già incaricato una società riscossione credito che mi chiama tutti i giorni – di far fronte al pagamento dell’unica rata non pagata riferente al mese di marzo ricattandomi che se non la pago la pratica verrà rigettata. Che cosa posso fare? È consentita una cosa del genere?».

Altro esempio: «Vorrei comunicare che la banca dove ho il conto corrente, mi ha risposto che non aderiscono ai prestiti disposti dal decreto Cura Italia. Ho chiamato la filiale per chiedere ulteriori informazioni e mi hanno risposto in data odierna 20/4/20 che non sono ancora pronti per accogliere le richieste e quindi devo aspettare non si sa quanto tempo. Mi hanno suggerito di controllare ogni tanto sul sito per vedere se pubblicano le specifiche sulla procedura. Ma non dovrebbe essere già tutto pronto e le banche già informate sulle procedure? Ringrazio anticipatamente, cordiali saluti».

LA RUOCCO ALL’ABI: RESTITUITE LE RATE DEI MUTUI

Le mail arrivano a getto continuo. Talmente tante che ora confluiranno in una piattaforma e ognuna sarà oggetto di verifica. Ieri sono state al centro dell’audizione della Commissione presieduta dalla deputata Carla Ruocco. «Cosa pensate di fare riguardo l’organizzazione interna, la formazione del personale di frontline e rispetto ai sistemi informativi che non funzionano?» – ha chiesto l’esponente 5Stelle ai rappresentanti dell’Abi – «Ci siamo molto meravigliati -ha continuato la Ruocco – nel rilevare che alcune banche, oltre ad aver prelevato le rate del mese di marzo, hanno proseguito a prelevare anche le rate del mesi di aprile creando carenza di liquidità, sconforto e preoccupazione soprattutto tra le persone più fragili. Come pensate di riparare?».

L’ABI: IL PRESTITO DI 25 MILA EURO È NUOVA FINANZA

La risposta del direttore generale Abi Giovanni Sabatini ha chiarito quello che molti temevano: «Il finanziamento fino a 25 mila euro è nuova finanza, questo è chiaro lo ribadiremo nelle comunicazioni ai nostri associati. Se ci saranno o ci sono stati comportamenti scorretti saranno sanzionati alle autorità competenti. Cosa diversa è il caso in cui l’impresa richieda il finanziamento per evitare default su un’altra linea di credito». E i finanziamenti oltre i 25 mila euro, altro punto avvolto nella nebbia delle varie interpretazioni? «L’esenzione delle attività di analisi del merito di credito non è prevista, quindi la banca la svolge secondo le procedure previste dalla normativa nazionale e comunitaria». Che cosa fare allora per oliare il meccanismo che si è inceppato? «Per ridurre i tempi di erogazione dei presti alle imprese – sostiene Sabatini – serve potenziare le autocertificazioni ed estendere la manleva prevista dalla nuova legge fallimentare», Le banche non si sentono sufficientemente tutelate. Ed ecco allora che, in un periodo in cui l’incertezza delle prospettive future regna sovrana, le valutazioni sulla sostenibilità di un’impresa rischiano di essere quantomeno aleatorie. Per molti imprenditori le banche avranno potere di vita o di morte.

UNA BANCA: NIENTE PRESTITI; NON COPRIAMO I COSTI

Ma torniamo alle segnalazioni. C’è persino il cliente che da un istituto di credito napoletano, dinanzi alla richiesta di un prestito, si è sentito rispondere che «tali operazioni creditizie si rileverebbero troppo lontane dai criteri di economicità in cui siamo tenuti a operare». Perché, si spiega, «finanziamenti della specie non ci consentirebbero nemmeno di coprire i costi operativi». Un caso raro, ma c’è chi dalla Banca popolare di Bari si è sentito rispondere un secco No, «non abbiamo sufficiente liquidità»

LA SVENTURA DI CHI E’ ISCRITTO SULLA CENTRALE RISCHI

È l’istantanea impietosa di come in questi primi giorni sia stato accolto agli sportelli bancari il Decreto Cura Italia. C’è chi dopo 25 giorni di rinvii non è riuscito a ottenere la sospensione governativa del mutuo. E chi segnala la difficoltà di accedere all’anticipo della cassa integrazione da parte delle banche. «Ci viene richiesto il modello della domanda Sr41, che l’Inps fatica a rilasciare. Grazie ed intervenite per non rendere vano l’accordo con Abi». Che il Parlamento italiano si stia trasformando in una sorta di “Mi manda Rai3” è forse l’unica nota lieta di questo lungo registro del dolore nazionale. «Sono un agente di commercio nel settore pubblicitario da circa 3 anni – scrive un cittadino – con una dichiarazione dei redditi di circa 30.000 euro lordi all’anno. Purtroppo, in seguito alle crisi, prima del settore bancario nel 2008, poi del debito pubblico nel 2011, nel 2013 ho dovuto chiudere le mie attività commerciali e cambiare lavoro nel 2016. Di quella esperienza in Centrale Rischi Banca di Italia c’è ancora il segno con una sofferenza bancaria che non sono ancora riuscito a stralciare per circa 8.000 euro degli originari 8.000 euro. Ad oggi lavoro solo con un conto. Ho chiamato la banca della mia provincia, strettamente legata al Fondo di Garanzia come si evince dal sito di quest’ultimo. Senza parlare della mia situazione in Centrale Rischi perché temevo mi fosse posto il veto, mi è stato riferito che sotto i 10.000 euro la banca non fa prestiti con la Garanzia nonostante la quota del 25% del fatturato definita nel decreto. Sono stato dirottato verso altre soluzioni: tipo prestiti personali, soluzioni che già conoscevo».

“IO SONO RIMASTO INDIETRO”

Inutile dire che di questo passo, senza una inversione di tendenza, si andranno ad ingrossare in modo abnorme gli affari degli strozzini. «Ho una sofferenza bancaria legata a dieci anni fa che comunque non ho ancora esposto a nessun operatore – scrive uno dei tanti cittadini che si sono rivolti alla Commissione bicamerale – perché comunque mi fanno muro perché sarei un cliente nuovo e che non conoscono. Non ho un c/c bancario, ma postale. A chi devo rivolgermi? Non ho proprietà né altro, ma solo il mio reddito che ora rischia di venir meno. Il Governo sostiene che “nessuno sarà lasciato indietro….”. Per ora io sono rimasto indietro e non ce la farò certamente con 600 euro dell’Inps come libero professionista iscritto all’Enasarco».

Un dramma nel dramma è quello di chi ha perso il posto di lavoro. Eccone un esempio: «Per la seconda volta, la mia richiesta di sospensione del mutuo è stata respinta, si afferma in entrambi i casi che non ne ho diritto perché ho superato i tre anni dal mio licenziamento. A me sembra inverosimile, dato che fino ad ora non ho mai mancato un pagamento rateale. Sino ad ora…con l’aiuto dei miei genitori…in questa grave situazione e non avendo appunto in prospettiva di trovarmi un lavoro…». Le segnalazioni alla commissione vanno inviate a: https://podio.com/webforms/


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