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FATE presto. Ora lo dice anche la Banca d’Italia. Perché il nemico invisibile va combattuto anche con armi non convenzionali: autocertificazioni, ad esempio, al posto di decine di documenti per un prestito, garantito tra l’altro dallo Stato. Riduzione al minimo dei criteri di merito nella valutazione delle domande. L’istituto di via Nazionale sembra aver raccolto insomma il grido di dolore che in vario modo gli è stato recapito in questi ultimi giorni (anche da questo giornale). Aprirà un centro d’ascolto per raccogliere le segnalazioni dei cittadini. Sulla falsariga di quanto aveva già fatto la Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche, Bankitalia metterà a disposizione dei cittadini un numero verde per fornire informazioni, rispondere alle richieste, segnalare problemi «attinenti alle relazioni» con gli istituti di credito: l’800196969 (opzione zero).

Nella scorsa settimana il vertice di Bankitalia era stato convocato in audizione dalla Bicamerale. E si era partiti proprio dalle segnalazioni raccolte dalla Commissione per avviare uno stretto rapporto di collaborazione con Via Nazionale. Così che ieri è stato Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica, a presentarsi dinanzi alla Commissione finanze della Camera. «Sui prestiti da 25 mila euro la norma non esclude una valutazione di merito da parte dei finanziatori – ha premesso Balassone – ma le banche hanno adottato fin qui prassi eterogenee, alcune erogando il finanziamento dopo un riscontro formale della completezza della documentazione, altre definendo un processo più o meno semplificato».

L’invito a correggere il dl liquidità è la conferma della schizofrenia di un sistema bancario che apre o chiude i rubinetti a sua esclusiva discrezione. Ma far affluire con rapidità le risorse alle imprese non vuol dire non tutelare lo Stato. Il sentiero è stretto: bisogna trovare, ha detto Balassone «un equilibrio tra le due opposte esigenze».

ALLA BICAMERALE 5.500 SEGNALAZIONI

Tutto è partito dalle 5.500 denunce raccolte dalla Commissione bicamerale. «Sono felice che a seguito del nostro lavoro di segnalazione dei cittadini – ha commentato la presidente Carla Ruocco, deputata M5S – Bankitalia abbia deciso di attivare un help desk per permettere di segnalare problemi attinenti alle relazioni con le banche nell’utilizzo delle misure di sostegno a famiglie e imprese». Migliorare il testo del Dl liquidità è anche l’invito del presidente della Commissione Finanze, Raffaele Trano, ex M5S, iscritto al gruppo Misto. «Si potrebbero – è la sua proposta – introdurre vincoli di destinazione ai finanziamenti e l’obbligo di far confluire le somme erogate e le relative movimentazioni su conti dedicati per consentire così la tracciabilità. E prevedere autocertificazioni anche in deroga alle disposizioni del codice Antimafia». Quest’ultimo punto verrà affrontato con la prossima audizione del procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho in calendario domani.

IL SALTO DI SPECIE DELLE BANCHE

Alle banche viene richiesto, per restare nella metafora corrente, di fare quello che ha fatto il coronavirus: un salto di specie, in gergo tecnico spillover. Tramutarsi. Da disumane, insensibili ai bisogni dei cittadini, a umane, disposte a svolgere una funzione sociale, erogare credito cash, tirarci fuori dalla seconda possibile pandemia, il classico colpo del ko. Chi per pregiudizio di insolvenza, chi perché in sofferenza, chi perché ha credito scaduto, chi perché ha già aperte altre linee di credito e chi – la maggior parte – per essere finito nel buco nero del Crif, la Centrale rischi della Banca d’Italia. Ci si sprofonda per dolo o per una serie sventurata di circostanze. Basta pochissimo. Roma, per dirne una, è la capitale del mancato pagamento delle tasse sui rifiuti. Ha il peggiore Crif rating: ma non per questo dovrà finire sommersa dall’immondizia.

SINDACATO BANCARI: «I NOSTRI AD VOGLIONO LO SCUDO PENALE»

Molte delle segnalazioni giunte in Parlamento e pubblicate nei giorni scorsi da questo giornale lasciavano pensare all’esistenza di un tappo. Domande rigettate ancora prima di essere presentate. La conferma che in molti casi si è trattato di arbitrio viene anche dalla denuncia, pesantissima, di Lando Maria Sileoni, segretario del Fabi, il sindacato dei bancari italiani: «È assurdo e inconcepibile che qualche gruppo bancario stia frenando sull’erogazione del credito proprio per ottenere uno scudo penale o legale utilizzando, in questo modo, l’arma ingiustificata del ricatto». Lo scudo penale è stato chiesto dall’Abi per gli ad delle banche ed è relativo all’ipotesi di bancarotta o abusiva concessione di credito. Il sindacato dei bancari denuncia ritardi e caos. «La macchina – conclude Sileoni – è partita a rilento, ci sono stati intoppi burocratici organizzativi e informatici nella gestione delle domande di prestito».

Nel frattempo, le domande continuano ad affluire. «Cinquemila e duecento in una settimana – aggiorna le cifre Gianfranco Tornero, vicedirettore generale Abi – presumo che avremo un multiplo di questa cifra perché molte banche hanno utilizzato il fine settimana per l’invio massimo del fondo di garanza che deve dare l’ok all’erogazione finale. Nei giorni scorsi le richieste giunte alla banche della Pmi sono state diverse centinaia di migliaia e si attendeva solo l’ultimo passaggio». Il più difficile da superare.


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