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Uno sportello bancario

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Si fa presto a dire ripartiamo dal Mezzogiorno. Alla prova dei fatti è vero il contrario. Un dato su tutti: le garanzie sulle richieste di prestito emesse da Sace concentrate come segue: 77% al Nord; 16% al Centro e solo per il 7% al Sud. Un programma che ha riguardato per lo più una sola area geografica del Paese ma si chiama “Garanzia Italia” ma che andrebbe ridefinito “Garanzia Nord”.

Stiamo parlando di finanziamenti destinati alle grandi imprese e con importi anche a dodici zeri. Alla data del 3 giugno scorso, sono stati erogati 418 milioni di euro e sono in corso di negoziazione presso il sistema bancario altri 18,5 miliardi. Cifra irrisoria se si pensa ai 200 miliardi sbandierati dal governo per far fronte all’emergenza Covid.

UN PAESE DIVISO CHE NON RIPARTE

Gli allegati forniti dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri alla Commissione bicamerale d’inchiesta nel corso dell’ultima audizione descrivono due Paesi. Il primo in convalescenza senza essere mai guarito cerca di ripartire. Il secondo non è mai partito. Numeri, certificati dalla Banca d’Italia, che gridano vendetta. Al 3 giugno scorso, ultimo aggiornamento disponibile, hanno bussato agli sportelli delle banche chiedendo un prestito fino a 25 mila euro, interamente garantito dallo Stato, in 654.600.

METÀ RICHIESTE RESPINTE O BOCCIATE

Ebbene, le richieste approvate – che non vuol dire fondi erogati – sono state 313.800, ovvero meno della metà. E le altre? Bocciate o in corso di lavorazione, finanziamenti che potrebbero arrivare troppo tardi nelle tasche degli italiani perché un mese prima o un mese dopo fa la differenza. Per tutti. Ma non per il ministro Gualtieri, per il quale l’importante e che l’ossigeno a partite Iva, imprese, artigiani, arrivi entro la fine del 2020. Alla data del 22 maggio scorso, su un totale di richieste per prestiti over 25 mila, pari a 13,2 miliardi di euro, ne sono stati accordati 6,6, esattamente il 50%.

La presidente della Commissione, la deputata 5stelle Carla Ruocco, aveva girato al ministro Gualtieri in via preliminare alcune domande. Il rapporto tra richieste approvate e bocciate, ad esempio. Dati di cui il ministro, al momento, ha detto di non essere in possesso. Le domande pervenute alla Sace, una emanazione del gruppo Cdp, sono state 300. Di queste solo 44 sono andate a buon fine.

I DEBITI DI FCA ITALY

In compenso, gli organici della sezione speciale del credito per l’esportazione (Sace), ridotti all’osso per stessa ammissione del presidente Rolfo Errore, stanno valutando 3 richieste che da sole valgono 6 miliardi e 720 milioni di euro. Tra queste quella di 6,3 miliardi di Fca Italy. È venuto fuori cosi che la società presieduta da John Elkann ha accumulato nell’ultimo trimestre un indebitamento pari a 14 miliardi di euro, di cui 358 milioni verso società del suo gruppo. La filiera dell’automobile langue. Nel mese di aprile Fca ha venduto solo 1,620 vetture, il 96,3% in meno dello steso mese del 2019. In ballo non c’è solo il futuro dei dipendenti, ma diecimila fornitori potenzialmente coinvolti. In crisi anche i concessionari sebbene beneficiari della moratoria dei pagamento concessa da Fca Bank. L’ombrello statale si aprirà ancora una volta sulla testa della Fiat ma con precisi obblighi di rendicontazione periodica per accertare che gli impegni assunti dalla azienda vengano rispettati.

Una clausola prevede, oltre ai meccanismi sanzionatori, la possibilità di restituzione anticipata del prestito.

GLI ALTRI SETTORI

Il settore del commercio è quello che ha ricevuto più finanziamenti garantiti. Il 41,9% del totale. Una quota superiore del 14,4% del Pil prodotto (27,5%). Il comparto che ha ricevuto meno è l’immobiliare, appena l’1,8% della torta distribuita finora, in rapporto al 17,4% di Pil prodotto, con uno scarto del 16,6%. Risultato invece ben supportato il manifatturiero che ha ricevuto il 31,8% dei finanziamenti e produce una quota di Pil pari al 21, 1%.

Contrariamente a quanto accade per le richieste legate alla garanzia Sace, risultano invece equamente distribuiti i prestiti fino a 25 mila euro tra Nord, Centro e Sud, la forbice non si discosta da un 2,2% di differenza e coincide grossomodo con le rispettive quote di Pil.

Il quadro di insieme conferma come il disastro si sia consumato soprattutto nel primo mese. Rallentamenti che rischiamo di pagare a caro prezzo. Da marzo ad aprile, la fase cruciale, le 140 banche coinvolte avevano concluso circa 40mila operazioni, il 10% delle domande totali (442.602). Il sistema dei flussi si è messo in moto solo a maggio. La media delle cifre concesse per i piccoli prestiti è stata di 20,550 euro per un totale di circa 9 miliardi. Una cifra molta inferiore alle aspettative, basta da sola a dimostrare come i rubinetti della liquidita siano rimasti troppo a lungo sigillati.

PRESTITI E MUTUI

Diverso il bilancio provvisorio delle moratorie: 2,4 milioni di domande per prestiti e mutui, per l’85% accolti, Poco meno di 260 miliardi. Operazione condotta ex lege che ha spianato la strada eliminando ostacoli e lungaggini varie. Perché con i prestiti non si è seguita la stessa strada semplificando le procedure e incalzando le banche? E la domanda alla quale Gualtieri, il ministro alla Burocrazia, non ha ancora risposto.


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