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Il progetto del Tecnopolo di Bologna

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Tanto tuonò che piovve. Il decreto Rilancio, dopo tutte le bozze circolate, finalmente è stato firmato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Con qualche ritardo giustificato dalla scelta di farne un decreto omnibus. Forse per non far capire bene come si è svolto l’assalto alla diligenza.

Mi chiedo se sia più corretto che il decreto distribuisca le risorse a chi le ha perse, a prima vista posizione logica e legittima, oppure che si distribuiscano in funzione della popolazione, in maniera che ciascuna area riceva risorse proporzionate agli abitanti. Ma un tale riparto vorrebbe dire penalizzare la parte più ricca del Paese. E certamente, oltre che ingiusto, poiché non riuscirebbe a restituire le perdite subite dalle imprese e dai cittadini delle aree ricche, risulterebbe estremamente complicato, per qualunque presidente del Consiglio, farsi approvare una tale linea.

LO SQUILIBRIO

In realtà il decreto non può essere che sbilanciato e penalizzare il Sud. Perché il riferimento e il ristoro delle perdite non potrà essere fatto sulla base della popolazione, ma ovviamente sulla base del reddito prodotto. Se parliamo di cassa integrazione in deroga, di partite Iva, financo di personale di servizio impegnato nelle nostre famiglie, non possiamo che fare riferimento agli occupati.

Bene sui 23 milioni e cinquecentomila occupati in Italia, compresi i sommersi, prima della crisi, un po’ più di un quarto erano nel Mezzogiorno e tre quarti nel Centro Nord. E poiché le risorse saranno distribuite in funzione delle perdite subite, è naturale che i 55 miliardi andranno prevalentemente nell’area ricca. Se poi mettiamo una serie di misure che sono correlate alla spesa storica, si vede come il massimo della giustizia porta alla somma ingiustizia.

Per cui le risorse che finiranno al Sud saranno molto meno rispetto alla popolazione che vi risiede. Perché regole uguali, se applicate a situazioni differenti, non possono che portare a penalizzazioni. In una media tra percentuale di occupati sul totale e quota di Pil, il Mezzogiorno avrà una media del 23% del totale delle risorse. Quindi su 55 miliardi dovrebbero arrivare al Sud, sulla base della popolazione, 19 miliardi, ma sulla base degli altri due parametri arriveranno non più di 13 miliardi, con una perdita di 6 miliardi. Chi nasce a Trento avrà più risorse di chi è nato a Reggio Calabria.

In realtà è un canovaccio che si ripete. Tale approccio sta alla base di tutto il provvedimento: per esempio all’articolo 24, quando si parla di versamento Irap e si dice che non è dovuto il saldo dell’imposta regionale sulle attività produttive, è evidente che si permetteranno risparmi di gran lunga maggiori in alcune parti del Paese, come pure quando si dice al comma quattro dello stesso articolo che «si istituisce un fondo di dotazione di 448 milioni di euro finalizzato a ristorare alle Regioni e alle Province autonome per le somme non incassate» saranno maggiori in una parte.

RISTORI E PROTESTE

Al successivo articolo 25, che parla del contribuito a fondo perduto la logica è la stessa: dove c’era reddito, c’è maggiore ristoro dovuto; d’altra parte si poteva avere una logica diversa? Ogni tanto c’è qualche regalino, come all’articolo 49 dove spunta la creazione di un polo di eccellenza per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel settore automotive, nell’area di crisi industriale complessa di Torino, con una spesa di 20 milioni. D’altra parte un centro così se non a Torino dove?

E se a Bologna va il Tecnopolo è giusto che Torino sia compensata. E il fondo di 20 milioni da destinare alla ripresa dei flussi turistici considerato che il Mezzogiorno intero ha nei periodi normali presenze simili al solo Veneto serviranno a promuovere chi? Intanto i sindaci protestano. Luca Orlando afferma: «Col dovuto rispetto per il ruolo e per i lavoratori di Alitalia, non è ammissibile che lo Stato stanzi per la compagnia più soldi che per tutti i Comuni messi insieme: è il segno di una disattenzione, se non di una strategia, che rischia di portare al collasso generalizzato e al dissesto tutti i Comuni e i loro servizi. Tutti i Comuni, da Milano a Palermo, falliranno, nessuno si illuda».

Se poi si considera che per esempio la tassa di soggiorno ai comuni sarà ristorata, ovviamente, in base alle presenze registrate, è evidente che Napoli avrà meno del Comune Cavallino-Treporti. Il tema di fondo è che in un Paese duale o si utilizza una occasione come quella del decreto dei 55 miliardi, peraltro una occasione che sarà difficile che si ripresenti, per avere una visione complessiva e ridurre i divari, o si segue una logica ormai vecchia e certamente superata.

Ma per una tale idea ci vorrebbero statisti. Qui al massimo abbiamo onesti travet. Che lavorano sulla base di quello che si è sempre fatto. Se hai perso qualcosa cerco di restituirtela, magari nemmeno tempestivamente. Troppo complesso pensare a potenziare con l’occasione le Zes, oppure completare l’infrastrutturazione del Sud, o pensare a favorire insediamenti nella parte più debole del Paese. Troppo complesso e pericoloso, perché un simile approccio avrebbe fatto probabilmente cadere il governo. Meglio vivacchiare.

RIAVVIARE LA LOCOMOTIVA

Resta da capire il significato dell’ex articolo 231, ora articolo 241, del capitolo XI che viene individuato come “coesione territoriale“ e che recita: «A decorrere dal 1° febbraio 2020 e per gli anni 2020 e 2021, le risorse Fondo Sviluppo e coesione rinvenienti dai cicli programmatori 2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020 possono essere in via eccezionale destinate ad ogni tipologia di intervento a carattere nazionale, regionale o locale connessa a fronteggiare l’emergenza sanitaria, economica e sociale conseguente alla pandemia» in coerenza con la riprogrammazione che per le stesse finalità , le amministrazioni nazionali, regionali o locali operano nell’ambito dei programmo operativo dei Fondi SIE. Bisogna capire se consentirà l’utilizzo di alcuni fondi comunitari senza il vincolo di destinazione.

In generale mi chiedo se si poteva fare una destinazione in base alla popolazione delle Regioni. Trovando dei sistemi per sostenere tutte le attività che hanno avuto perdite. Certamente molto più complesso: meglio avere le mani libere senza una visione d’insieme. Intanto facciamo ripartire la locomotiva il resto verrà da se, come è successo negli ultimo 160 anni. Il fatto è che in questo modo facciamo danno a tutto il Paese ripetendo errori che, anche con l’epidemia, stiamo pagando pesantemente. Ma chi non conosce la storia è destinato a ripetere gli errori già fatti.


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