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Il ministro Giuseppe Provenzano

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Inaccettabile. Il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano bolla così le proposte contenute nel documento riservato del Dipe (Dipartimento di programmazione delle politiche economiche), pubblicate da questo giornale domenica scorsa. Sul banco degli imputati due misure in particolare: la sospensione della riserva del 34% degli investimenti alle regioni meridionali e la revisione delle quote dei fondi di sviluppo e coesione (attualmente l’80% è destinato al Mezzogiorno).

«Senza il Mezzogiorno non c’è ripresa che tenga. Il 34% degli investimenti pubblici devono servire al Sud che deve diventare il laboratorio del nuovo modello di sviluppo” scrive il senatore e giornalista Sandro Ruotolo su twitter, scatenando subito la reazione di Provenzano: “Sandro, è la mia battaglia. Se ti riferisci a quel documento che circola, è un documento del Dipe, non del mio ministero, mai discusso in sede politica, e nella parte in cui paventa meno risorse al Sud per parte mia è del tutto inaccettabile».

In effetti il Dipe fa capo direttamente a Palazzo Chigi e il documento è ancora soltanto una bozza.

LA VERSIONE DI TURCO

Una bozza scomoda contro la quale ora si scaglia anche Mario Turco, sottosegretario M5s alla Presidenza del Consiglio. Gli uffici nei quali il documento ha preso forma sono sotto la sua responsabilità, ma il tarantino Turco si smarca: “Si tratta di una bozza di lavoro non ancora sottoposta, proprio perché incompleta, al vaglio dell’autorità politica”. Il giudizio nel merito delle proposte è severo: “Impensabile sospendere la clausola del 34%, così come il criterio di riparto dei Fondi sviluppo e coesione”.

Il campanello d’allarme però ormai ha suonato. Sono sul piede di guerra i deputati meridionali del Pd che, dopo un comunicato diffuso nella giornata di sabato, scrivono una lettera diretta ai ministri democratici, Provenzano compreso. La richiesta è di non dare seguito al contenuto del documento Dipe e “salvaguardare la ripresa del Mezzogiorno, un territorio che dovrà
recuperare non solo gli effetti negativi dovuti all’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi, ma
anche un divario economico, sociale e infrastrutturale ereditato dal passato”.

Battono un colpo anche gli europarlamentari democratici Pina Picierno e Andrea Cozzolino: “Riteniamo imprescindibile che il Governo preservi lo sviluppo economico e sociale delle regioni meridionali – scrivono – Il mantenimento del vincolo di destinazione territoriale delle risorse del FSC e degli altri Fondi strutturali, la salvaguardia del criterio dell’addizionalità e il rispetto della cosiddetta ‘clausola del 34%, rappresentano per noi le componenti fondamentali e non derogabili“

Non solo Pd. Sul tema sono intervenuti quasi tutti i partiti, con l’unica eccezione della Lega. L’inciampo del Governo, paradossalmente, compatta gli onorevoli meridionali dei diversi schieramenti. “Siamo lieti, dunque – dichiara la deputata Giusi Bartolozzi di Forza Italia – che il Ministro Provenzano abbia puntato i piedi e contrastato, bollandola come inaccettabile, la bozza che parrebbe essere stata predisposta dagli uffici della Presidenza del Consiglio. E’ impensabile sospendere la clausola che destina il 34% delle risorse dei fondi ordinari per la spesa in conto capitale al Sud , così come lo è riprogrammare i fondi europei scippandoli al Sud”.

LA FISCALITÀ

Fratelli d’Italia rilancia, proponendo di adottare nel Mezzogiorno una fiscalità più vantaggiosa, proprio per proteggere la parte più debole del Paese dalle ripercussioni economiche del Covid-19: “Si tratta di un’ipotesi totalmente sbagliata in una fase in cui è più che mai necessario investire su infrastrutture, rete sanitaria e trasporti per spingere la ripresa economica e sociale nel Sud e rimettere in moto l’economia e il lavoro in tutto il Paese” – sottolinea la dirigente con delega allo sviluppo del Sud, Gabriella Peluso -Almeno nella difficile fase 2 per l’uscita dalla pandemia, il Governo metta in campo misure che non alimentino ulteriormente il divario tra nord e sud e adotti la fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno per ridurre la pressione fiscale, far nascere nuove imprese e nuovo lavoro”.


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