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C’è un pericolo in agguato per i piccoli cittadini delle famiglie in quarantena nel Nord Italia, che non è tanto la potenziale risposta immunitaria al Covid-19, quanto l’impatto psicologico dell’isolamento, dell’ansia respirata in famiglia, dopo il cambio di vita repentino accaduto da sabato scorso, che va assolutamente supportato.

Per questo aspetto, è fondamentale il ruolo delle famiglie.

A pensarlo è Gianfranco Tarsitani, esperto di fama internazionale di Igiene generale e Applicata, Sanità Pubblica, Epidemiologia, Malattie infettive e Pedagogia medica, una brillante carriera all’Università La Sapienza di Roma e consulente medico per la Cooperazione Italiana e l’Unicef in missioni internazionali nel mondo, in paesi come la Corea del Sud, l’Africa del Sud o la Bosnia-Erzegovina. Pur apprezzando che “la profilassi di mettere in isolamento undici paesi, consentendo di mitigare la curva endemica, permetterà a un paese come l’Italia di assistere al meglio i pazienti e limitare i danni al rango di quella che può essere un’epidemia influenzale”, l’esperto invita a valutare gli effetti psicologici sui più piccoli.

Quale potrebbe essere l’eventuale risposta immunitaria dei più piccoli al Covid-19?

I bambini nascono con un’immunità deficitaria, hanno una difesa passiva che proviene dagli anticorpi della madre e anche con l’allattamento si dotano di ulteriori protezioni. Tuttavia, giunto all’anno di vita un piccolo ha un’immunità emergente, forte, che risponde a tutti gli stimoli in modo fantastico. La comparsa frequente della febbre ogni volta è una risposta del sistema immunitario che continua a produrre anticorpi e a vincere le sue battaglie. Pertanto, il bambino non è fragile, al contrario è assolutamente in grado di fronteggiare il virus, essendo più abituato dell’adulto a rispondere allo stimolo immunitario, perché sollecitato continuamente da antigeni estranei, nuovi, a cui dà risposte, in modo addirittura più efficace di quanto faccia un adulto.

Perché la preoccupa invece l’effetto dell’isolamento sociale sui bambini?

La chiusura delle scuole è una procedura di sanità pubblica importante, ma il bambino, rispetto all’adulto, è molto più fragile, può soffrire un’angoscia che può entrargli dentro, perché gli turbinano tutte le paure dell’adulto e non ha difesa. All’inizio i bambini saranno contenti della chiusura della scuola, poi il clima di ansia comincerà a pesare e molti di loro andranno in sofferenza, con inevitabili conseguenze. Come attenuare questi effetti psicologici? Penso che la risposta debba provenire dalla comunità e questo è un insegnamento dell’esperienza nei paesi più poveri del mondo. In quelle comunità, dove c’era fame, disperazione, guerre, i bambini erano comunque sorridenti, non angosciati, nonostante la situazione, perché la comunità li trattava da bambini. Nell’isolamento, agli occhi dei piccoli, occorre dare normalità all’emergenza escogitando con la fantasia dei modi per renderli partecipi di un progetto che riporti al centro la famiglia, gli amici, la rete sociale. Non si può giocare o uscire con gli amici del cuore? Grazie alle tecnologie si può inventare un modo per divertirsi, nonostante tutto.

Nell’isolamento, la famiglia deve porsi nella logica del bambino?

Esattamente, spiegando la situazione e cercando con lui un modo per “uscire” dall’isolamento, prospettando che a un periodo di attesa seguirà la normalità, senza alimentare l’ansia.

Lei è esperto anche di Malattie infettive. È possibile la ricaduta dopo il contagio con il Covid 19?

Non lo sappiamo, e questo giustifica i diversi punti di vista fra i vari scienziati. Mano a mano che conosceremo meglio come si comporta il virus, queste differenze si attenueranno, perché si capirà come si sviluppa l’epidemia.

Condivide la scienziata Ilaria Capua che ha invitato le donne a guidare le famiglie nella prevenzione?

Non posso che essere d’accordo. La Capua ha messo la responsabilità in capo alle referenti dei nostri nuclei sociali, le donne, mamme e mogli, che hanno questo ruolo, e che ora, in presenza della chiusura delle scuole, sarà ancor più forte nella sfera educativa.


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