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La prima denuncia in solitaria lanciata dal Quotidiano del Sud

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Uno, due, tre. Non siamo più soli, anzi siamo tanti. Soprattutto abbiamo la matematica dalla nostra parte. Le pietre della contabilità pubblica nazionale rotolano sulla testa dello “statista” di Varese, il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, e dell’osannatissimo antiCapitano, Luca Zaia, Governatore del Veneto, con il peso di un macigno da 60 e passa miliardi di spesa pubblica lorda sottratti indebitamente alle Regioni del Sud e si avviano a diventare patrimonio condiviso della discussione parlamentare e della pubblica opinione.

L’operazione verità lanciata, in assoluta solitudine, da questo giornale è autorevolmente incardinata in Parlamento e, soprattutto, sta entrando nella testa delle persone con la forza dei numeri che esprime appunto il valore assoluto della verità.

1) Sistemi tributari regionali, spesa storica, storture nella ripartizione territoriale della spesa pubblica allargata. Da qui non si scappa. In questo triangolo si annidano la questione meridionale e la questione settentrionale del Paese.

Dopo sei mesi di audizioni, ai massimi livelli, davanti alla Commissione Finanze della Camera, presieduta da Carla Ruocco, non si potrà più barare sui numeri come ha fatto, proprio in Parlamento, la ministra leghista Erika Stefani. Verrà  fuori il numeretto con cui questo giornale ha voluto segnare il suo giorno di uscita e collocare nelle sue giuste dimensioni l’irrisolto problema del divario: va sanata preliminarmente la ferita inferta nel corpo vivo di donne e uomini del Sud dalle mani rapaci dei Governatori e dei Sindaci del Nord che hanno attinto dal bilancio pubblico nelle sue ramificazioni più nascoste ciò che era dovuto al Sud non in termini di assistenza ma di spesa sociale e di investimenti produttivi.

Siamo orgogliosi di avere seguito la pista contabile di un uomo lungimirante quale è stato per una vita, Carlo Azeglio Ciampi, e di avere potuto documentare, grazie ai Conti Pubblici Territoriali da lui ideati, le cifre abnormi della vergogna italiana. Civile e economica. Non possiamo nascondere la soddisfazione che questa nostra proposta sia stata raccolta dal Parlamento così come non possiamo sottacere che si pone un tema di libera informazione perché non si può continuare a giocare sui numeri della contabilità nazionale. La verità è una, non ce ne possono essere due o magari tre, la certezza dei numeri è interesse del Nord e del Sud e rappresenta la pre-condizione per evitare scelte (sbagliate) che continuano a cumulare danni.

Vogliamo usare, in chiusura, le parole di un politico di lungo corso e economista, che sa insomma di che parla, e si chiama Francesco Boccia. Commentando la risposta della viceministra Castelli all’interpellanza del Pd ha detto testualmente: siamo in un momento di svolta e ci tornano utili le parole di Dante “Per i neutrali, nei grandi momenti, ci sono posti caldi all’inferno”. Ha ragione Boccia: si fermi tutto, prima di qualunque decisione si definiscano i Lep e i fabbisogni, e si cominci a restituire il maltolto in infrastrutture e spesa sociale. Se si ha davvero coraggio, una volta capito anche con i numeri certificati dal Parlamento come sono andate le cose, si proceda a abolire le Regioni.

L’Italia ha bisogno di costruire lo Stato unitario non l’autonomia differenziata. Non ha ancora capito di essere troppo piccola per continuare a dividersi e a sprecare risorse e energie. Prima lo capisce meglio è.


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